Codice deontologico forense
Le nuove regole per gli avvocati su verità, riservatezza e Adr che rafforzano l’etica professionale.

Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale delle modifiche al Codice deontologico forense, l’avvocatura italiana si trova di fronte a un aggiornamento di portata storica, volto a ridefinire con maggiore chiarezza i confini dell’etica professionale e i principi guida della professione legale. Le nuove disposizioni, approvate dal Consiglio Nazionale Forense con la delibera n. 636 del 21 marzo 2025 e pubblicate nella Serie Generale n. 202 del 1° settembre 2025, entreranno in vigore sessanta giorni dopo la pubblicazione, segnando un momento di profonda riflessione e rinnovamento per tutti gli operatori del diritto. Non si tratta di modifiche marginali o puramente formali, ma di interventi mirati a rafforzare la responsabilità, la trasparenza e la correttezza nella condotta dell’avvocato, con effetti significativi sul modo in cui la professione interagisce con i clienti, con i colleghi e con l’ordinamento giudiziario.
Uno degli aspetti più rilevanti riguarda il rafforzamento della riservatezza nella corrispondenza tra colleghi. Secondo le nuove regole, l’avvocato non può più consegnare al cliente o alla parte assistita le comunicazioni ricevute dal collega avversario se queste contengono informazioni riservate o proposte conciliative. Nel caso di cessazione del mandato, il materiale può essere trasmesso al collega subentrante, che rimane vincolato agli stessi obblighi di riservatezza. Questa disposizione ha l’obiettivo di proteggere la fiducia reciproca tra professionisti e di salvaguardare l’integrità delle comunicazioni tra avvocati, evitando che possano essere utilizzate in modo strumentale in contenziosi giudiziari. La regola sottolinea l’importanza di preservare la lealtà professionale, elemento essenziale per garantire il corretto esercizio del diritto di difesa e la tutela dei diritti delle parti coinvolte.
Il dovere di verità, già previsto dall’articolo 50 del Codice, è stato ulteriormente rafforzato per garantire la massima trasparenza e correttezza nella gestione delle pratiche e dei procedimenti. L’avvocato che presenti istanze o richieste relative a uno stesso fatto deve ora indicare anche i provvedimenti già ottenuti, compresi quelli sfavorevoli, evitando omissioni o duplicazioni strumentali che possano alterare la percezione dei fatti o incidere sulla valutazione del giudice. Questo rafforzamento del principio di verità rappresenta un passo fondamentale per consolidare la credibilità della professione, garantendo che l’azione legale sia sempre guidata da onestà, trasparenza e rispetto delle regole.
L’articolo 51 introduce ulteriori garanzie in materia di testimonianza e riservatezza. L’avvocato chiamato a deporre deve astenersi dal rivelare contenuti acquisiti in colloqui riservati con altri colleghi, comprese le proposte transattive e le relative risposte. La riservatezza professionale viene così elevata a principio costante, esteso a tutti gli ambiti della vita professionale, a tutela della fiducia reciproca tra operatori del diritto e della correttezza dei procedimenti giudiziari. La disciplina evidenzia l’importanza di mantenere un comportamento coerente e rispettoso, anche quando l’avvocato si trovi al di fuori del mandato, a conferma della centralità della riservatezza nella deontologia forense.
Le nuove regole pongono inoltre un’attenzione particolare alla tutela dei soggetti vulnerabili, in particolare dei minorenni. L’articolo 56 stabilisce che l’avvocato non può procedere all’ascolto del minore senza il consenso di chi esercita la responsabilità genitoriale, salvo che rivesta il ruolo di curatore speciale e non vi siano conflitti di interesse. L’ascolto deve avvenire in maniera rispettosa, adeguata e non invasiva, consolidando il principio del superiore interesse del minore come parametro concreto e vincolante per la condotta del professionista. Questo rafforzamento delle garanzie mira a tutelare la dignità, l’autonomia e i diritti fondamentali dei soggetti più fragili, confermando la centralità della responsabilità etica nella pratica legale quotidiana.
Un capitolo di particolare rilevanza riguarda le procedure di risoluzione alternativa delle controversie. Nell’ambito dell’arbitrato, l’avvocato non può accettare la nomina ad arbitro se una delle parti è stata assistita da un suo socio, collaboratore stabile o collega operante negli stessi locali negli ultimi due anni. Viene imposto l’obbligo di rendere dichiarazioni chiare e leali su eventuali conflitti d’interesse, con estensione dei vincoli anche ai rapporti professionali dei collaboratori dell’arbitro nei due anni successivi alla chiusura del procedimento, salvo che l’attività abbia oggetto radicalmente diverso. Per la mediazione, il Codice ribadisce la necessità di garantire la piena neutralità del mediatore, vietando l’assunzione di incarichi se una delle parti è stata seguita da colleghi con legami professionali stabili, principio che si applica anche agli avvocati dello stesso studio o contesto professionale. La negoziazione assistita, regolata dall’articolo 62-bis, richiede agli avvocati lealtà, rispetto della riservatezza e divieto di utilizzo in giudizio delle dichiarazioni rese durante la procedura, oltre al divieto di approcci manipolativi verso terzi e all’impugnazione degli accordi a cui hanno partecipato, salvo l’emergere di fatti sopravvenuti o ignoti al momento della firma. Le violazioni, in particolare quelle relative alla riservatezza, possono comportare sanzioni che vanno dalla censura fino alla sospensione da due a sei mesi, a dimostrazione dell’importanza attribuita al rispetto delle regole etiche.
Queste modifiche al Titolo IV del Codice, che disciplina i doveri dell’avvocato nel processo e nei procedimenti di risoluzione alternativa e complementare delle controversie, delineano una visione complessiva della professione sempre più attenta alla responsabilità etica, alla trasparenza e alla tutela dei soggetti più vulnerabili. Le nuove norme non perseguono una logica meramente sanzionatoria, ma mirano a rafforzare il ruolo sociale dell’avvocato, a preservarne l’indipendenza e a garantire la fiducia dei cittadini nel sistema giudiziario. In un contesto in cui il diritto diventa sempre più tecnico e le controversie civili cercano spazi al di fuori dell’aula, il rinnovamento del Codice conferma l’importanza di una professione coerente, libera e indipendente, nella quale riservatezza, verità e lealtà rappresentano valori fondamentali, strumenti imprescindibili per il corretto esercizio della funzione legale e per la tutela della giustizia.
Il nuovo Codice deontologico forense, con la sua struttura aggiornata e dettagliata, offre un quadro chiaro e completo dei doveri e delle responsabilità degli avvocati, rispondendo alle esigenze di una professione in evoluzione e contribuendo a consolidare la reputazione dell’avvocatura come garante della legalità, dell’integrità e della correttezza dei procedimenti. Le modifiche rappresentano una sintesi equilibrata tra tradizione e innovazione, sottolineando come la coerenza etica e la responsabilità professionale siano strumenti fondamentali per affrontare le sfide contemporanee della giustizia e per rafforzare il ruolo dell’avvocato come figura di riferimento nella società.
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