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Riforma del processo, arriva il piano straordinario delle Camere civili

Il documento presentato dall’Uncc al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede

Riforma del processo, arriva il piano straordinario delle Camere civili

L’Unione nazionale delle Camere civili presenta al Guardasigilli il suo piano straordinario per la Giustizia. Un piano in tre punti, che prevede interventi sugli aspetti organizzativi ed ordinamentali, sul processo e di incentivo/ disincentivo sui compensi, con un filo conduttore: rendere la Giustizia accessibile a tutti. Ma anche ridurre il numero, drammatico, delle cause pendenti: al 2019 erano 3.312.263 in totale, delle quali 2.018.193 in Tribunale, 251.732 in appello, 113.862 in Cassazione e 834.988 davanti ai Giudici di pace. Numeri che necessitano, appunto, di «un piano straordinario», come ha sottolineato il presidente dell’Uncc Antonio de Notaristefani, che non sia a costo zero e che vada a migliorare il testo della legge delega sul processo civile, attualmente ferma in Commissione Giustizia, sul quale l’avvocatura ha già espresso le proprie perplessità, condividendo soltanto alcuni dei punti messi nero su bianco dal Governo.

Gli aspetti organizzativi e ordinamentali

Non bastano gli impegni presi dal ministro Alfonso Bonafede sul reclutamento di magistrati e personale amministrativo, così come per gli interventi sull’edilizia giudiziaria e la digitalizzazione. L’Unione delle Camere civili vuole rispolverare un’idea dell’ex Guardasigilli Andrea Orlando, naufragata, soprattutto, a causa della carenza di personale, mezzi e tirocinanti: l’Ufficio del processo, una struttura di staff qualificato in grado di affiancare il giudice nella sua attività. Un modo per ripristinarlo potrebbe essere quello di prevedere un reclutamento straordinario di tirocinanti, ovviamente retribuiti, magari anche sfruttando le risorse europee, premiando i giudici che riusciranno a incrementare il numero di sentenze depositate, «eventualmente anche in termini di progressione di carriera o di valutazioni quadriennali». Ma è necessario, per de Notaristefani, anche un intervento sulle valutazioni di professionalità, consentendo agli avvocati, «che di fatto rappresentano gli utenti», di ricoprire un ruolo effettivo nei Consigli giudiziari, «anche per porre un freno alle degenerazioni che stanno emergendo dalla cronaca». La valutazione – che dovrà essere effettiva e non pura formalità – dovrà tenere in considerazione la percentuale di cause transatte, i tempi della definizione, il rispetto del calendario del processo e la percentuale di sentenze confermate nei successivi gradi di giudizio. Nella valutazione dovrà contare anche la capacità organizzativa dei magistrati, suggerendo, per i Capi degli uffici, la vicinanza di un «manager» o comunque un percorso di formazione e aggiornamento in materia di gestione ed organizzazione del lavoro. Per recuperare le cause arretrate l’Uncc propone l’introduzione di Sezioni stralcio in composizione collegiale, criticando invecem per quanto riguarda i Giudici di Pace, l’aumento previsto delle competenze. Meglio, anzi, ridurre quelle attuali. Così come l’impiego dei magistrati fuori ruolo, 200 in tutto, senza contare quelli prestati alla politica. Risorse «sottratte alla giurisdizione, e prestate ( troppo spesso) all’Esecutivo», ponendosi, così, in conflitto di interessi, dal momento che incidono sulla giurisdizione.

Gli interventi sul processo

I suggerimenti “integrativi” avanzati dalle Camere civili sono diversi: dall’incentivazione del procedimento sommario, alla previsione della decisione immediata delle cause mature per la decisione, passando per l’introduzione di meccanismi idonei a consentire la concentrazione del contenzioso “seriale”, l’utilizzo, come davanti alla Cedu, della cosiddetta “sentenza pilota” e della decisione in forma semplificata di tutti gli altri processi ( salva la possibilità per le parti di dedurre questioni nuove e diverse). Ma anche l’effettività dei meccanismi di riunione, la possibilità per il giudice di imporre sanzioni di carattere pecuniario per il ritardato adempimento degli obblighi pronunciati in sentenza, la possibile introduzione dei cosiddetti danni punitivi, l’obbligatorietà, in alcune materie, al ricorso all’arbitrato, la previsione di incentivi di carattere fiscale per la scelta di mediazione e negoziazione assistita, da rendere fungibili tra di loro, con l’estensione di quest’ultima alla materia del lavoro, l’armonizzazione della disciplina processuale con quella del processo telematico e l’accesso per via telematica ai registri dell’anagrafe del Viminale, per semplificare i procedimenti di notificazione.

I compensi

Per l’Unione delle Camere civili, «la leva dei compensi può essere estremamente efficace per incentivare comportamenti virtuosi o, al contrario, disincentivare quelli opportunistici, sia per le parti che per gli avvocati». Ma soprattutto la Giustizia deve essere accessibile a tutti: il primo intervento deve dunque essere «la soppressione del raddoppio del contributo unificato per la ipotesi di rigetto della impugnazione: impugnare le sentenze non deve essere un privilegio per ricchi, che possono permettersi il lusso di correre un rischio del genere». Tra le proposte quella di vincolare il giudice sia ai parametri medi nella liquidazione delle spese legali sia all’applicazione degli aumenti di carattere premiale previsti per l’utilizzo di strumenti acceleratori o di efficienza del processo, salva la facoltà di aumentare la liquidazione in presenza delle condizioni di legge, ma anche di aggiungere un meccanismo premiale se si sceglie il procedimento sommario. L’ultimo punto riguarda, infine, il patrocinio a spese dello Stato, per garantire davvero l’accesso alla giustizia anche ai non abbienti: è necessario non solo prevederlo, ma anche che lo stesso sia «effettivamente remunerato, al fine di evitare che venga rifiutato da molti; per questo, il relativo credito deve essere reso compensabile con quanto dovuto per imposte e tasse».

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