'offensiva giustizialista porta consenso. Col decreto sicurezza il governo arriva a 62 nuovi reati .
Le opposizioni parlano di “emergenza democratica”, di “codice fascista”, di “compressione dei diritti e delle libertà”.
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Il sondaggista Antonio Noto a Huffpost: “La stretta penale rende elettoralmente, specie l’intervento su chi blocca strade o binari. In generale fa sentire la gente più protetta e sicura, anche se spesso nella sostanza non è così”
Il governo di Giorgia Meloni è sbriciolato sul fronte internazionale, non ha ricette per rilanciare l’economia, balbetta su gran parte dei dossier, ma sulla giustizia penale è un caterpillar. Macina record su record. In poco più di due anni e mezzo, l’esecutivo di centrodestra ha battezzato in Parlamento ben 62 nuovi reati e numerosi aumenti di pena, per un totale di 417 anni in più di carcere nel nostro ordinamento. Le ultime 14 fattispecie penali e 9 aggravanti sono state partorite con il decreto sicurezza, votato alla Camera tra le proteste delle opposizioni. E dalla settimana prossima all’esame del Senato.
Una “insensata e pasticciata offensiva giustizialista”, hanno denunciato avvocati, magistrati e ben 250 giuristi, che incarna alla perfezione il fenomeno del populismo penale. Vale a dire: la riforma del diritto e della procedura penali in senso illiberale, con lo scopo di rastrellare voti, senza alcun riguardo all’efficacia delle misure adottate. E per di più, senza aumentare i posti nelle carceri, drammaticamente sovraffollate, e senza un piano adeguato di potenziamento delle forze dell’ordine e dei magistrati chiamati a perseguire chi vìola i nuovi reati.
Elly Schlein, Giuseppe Conte e gli altri leader delle opposizioni hanno parlato di “emergenza democrazia”, di “codice fascista”, di “compressione dei diritti e delle libertà”. A far infuriare sinistra e grillini sono soprattutto le nuove norme che possono spalancare le porte del carcere a chi effettua un blocco stradale, a chi adotta la resistenza passiva, a chi cerca di fermare la costruzione di un’opera pubblica. Ma, come spiega Antonio Noto ad Huffpost, la battaglia delle opposizioni non rastrella consensi in gran parte dell’opinione pubblica. Anzi, è un boomerang.
“La stretta penale rende elettoralmente”, afferma il sondaggista, “fa sentire la gente più protetta e sicura, anche se spesso nella sostanza non è così. E pure gli elettori di sinistra, almeno quelli non particolarmente sensibili al tema degli spazi di agibilità democratica, perdono la pazienza quando non possono andare a lavorare a causa di un blocco stradale o devono stare ore e ore in treno per una protesta che paralizza i binari. Così dicono: ben vengano i nuovi reati, brava Meloni”.
Secondo Noto, “il diritto di protestare, si contrappone al diritto dei cittadini di muoversi in città in auto o di viaggiare. E siccome sono decisamente molto più numerosi quelli che vanno a lavoro o viaggiano, di coloro che fanno i blocchi, la bilancia nell’opinione pubblica pende trasversalmente e senza colorazione politica a favore del governo…”. Ancora più chiaro: “Ogni cittadino ragiona in base alle proprie esigenze e non vede un legame tra impedire l’occupazione di una strada, con la percezione che la democrazia stia diminuendo. Tanto più che quelle forme di protesta erano già vietate e sanzionate, anche se solo a livello amministrativo”. Come dire: la gente non è particolarmente colpita se adesso fare un sit-in o un blocco stradale può portare in carcere, mentre prima comportava solo il rischio di una sanzione. Anzi. “A prevalere nella formazione del giudizio”, aggiunge Noto, “è il potenziale miglioramento della qualità della vita…”.
Ciò detto, 62 nuovi reati sono un’abbuffata giustizialista, una stretta securitaria senza precedenti. E pensare che il ministro della Giustizia Carlo Nordio dopo il suo giuramento, il 22 ottobre del 2022, disse solennemente: “La velocizzazione della giustizia transita attraverso una forte depenalizzazione, quindi attraverso una riduzione dei reati”. Parole al vento.
Per rastrellare voti, Meloni & Co. a ogni clamoroso fatto di cronaca che fa gorgogliare la pancia dell’opinione pubblica e infiamma i social, rispondono con un nuovo reato. E, fin dall’inizio, come ha documentato l’Huffpost nei mesi scorsi, l’hanno fatto dimostrando prontezza, immediatezza e (presunta) efficienza di risposta. Tant’è che il primo provvedimento del governo di centrodestra è stato, il 31 ottobre del 2022, quello contro i rave party con l’introduzione del reato di “invasione di terreni o edifici con pericolo per la salute pubblica o l’incolumità pubblica”, punito con la reclusione da tre a sei anni. E di certo i rave non erano la prima emergenza nazionale. Ma Giorgia volle partire con il piede giusto: “Basta lassismo”, tuonò, “l’Italia non è un Paese dove si può delinquere”.
Dopo, è stato un autentico rosario. Il 26 febbraio 2023, a poca distanza dalle coste di Cutro affonda un barcone. Muoiono 94 migranti. Guardia costiera e Capitaneria di porto si rimpallano le responsabilità per i ritardi nei soccorsi, Meloni però ribalta la narrazione: “La colpa è dei trafficanti, lanceremo la caccia agli scafisti in tutto il globo terracqueo”. E il 9 marzo proprio a Cutro, il governo in trasferta battezza un altro decreto con un nuovo reato: 30 anni di reclusione per chi vìola le norme sull’immigrazione clandestina e provoca la morte di più persone.
Trenta marzo 2023. Dopo una serie di aggressioni a medici e infermiere in ospedali e pronto soccorso, il governo approva un altro decreto e un nuovo reato: reclusione da due a cinque anni per chi “provoca lesioni nei confronti di medici e operatori sanitari”.
A Caivano, tra luglio e agosto 2023, un branco di ragazzi e ragazzini stuprano due cuginette di dieci e dodici anni. L’indignazione scuote il Paese. Ed ecco il 15 settembre 2023 un altro decreto con “misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile”: reclusione fino a due anni per i genitori che non mandano i figli a scuola e norme che estendono la possibilità per la magistratura di tenere in galera i minori anche per fatti di lieve entità legati allo spaccio di sostanze stupefacenti. Il risultato questa volta si vede ed è devastante: i minori in prigione aumentano del 54%.
Trentuno agosto 2023, a San Benedetto dei Marsi viene uccisa l’orsa Amarena. Gli animalisti insorgono, i social per una volta sono con loro. Così il governo, a sorpresa, decide di punire il cacciatore cattivo: “Arresto da sei mesi a due anni per chi abbatte, cattura o detiene esemplari di orso bruno marsicano”.
Le cronache dell’autunno e della primavera successivi raccontano di diverse aggressioni di professori da parte di genitori. Anche qui i social ribollono. E anche questa volta Meloni & C. accorrono: la legge 25 del 4 marzo 2024 aumenta le pene per “aggressione a personale scolastico” fino a sette anni e mezzo, mentre l’oltraggio passa a quattro anni e mezzo. Poi, dopo uno schianto all’Argentario tra uno yacht e una barca a vela, arriva l”omicidio nautico”. E arriva pure la legge che rende la maternità surrogata un reato universale: una norma per molti giuristi inapplicabile. Ma al populismo penale questo non interessa.
Un reato, però, il centrodestra l’ha cancellato. È l’abuso d’ufficio. Una norma che colpiva politici e impiegati pubblici, paralizzando l’amministrazione. Impopolare? Forse. Ma a volte perfino Meloni e Matteo Salvini devono fare i conti con la realtà.
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