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EQUO COMPENSO RISCHIO TSUNAMI SULLE PROFESSIONI

Preoccupa il sistema sanzionatorio

EQUO COMPENSO RISCHIO TSUNAMI SULLE PROFESSIONI

“La legge sull’equo compenso in discussione in Commissione Giustizia al Senato, così come impostata, rischia di produrre seri danni alle Casse previdenziali”.

Lo afferma Tommaso Nannicini, presidente della Commissione bicamerale per il controllo sull’attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza.

“A destare preoccupazione – precisa Nannicini – è il sistema sanzionatorio previsto dalla legge a carico dei soli iscritti agli ordini che accettano compensi sotto la soglia dei parametri. È noto, infatti, come sul mercato dei servizi professionali” come commercialisti o consulenti del lavoro “agiscano in concorrenza tra loro sia professionisti iscritti agli ordini sia non iscritti, oltre che società di servizi e di consulenza, anche a proprietà straniera. Se si stabilisce che in relazione alle medesime attività alcuni operatori godono di piena libertà negoziale mentre altri ne vengono limitati, è chiaro che questi ultimi rischiano di essere penalizzati o addirittura espulsi dal mercato. Un processo – conclude Nannicini – che avrebbe conseguenze nefaste sul sistema delle Casse previdenziali perché favorirebbe la traslazione di molte attività dai professionisti iscritti agli ordini verso altri soggetti. Spero che il Senato valuti il rischio e vi ponga rimedio”. “siamo in linea con quanto sostenuto dal senatore Nannicini “ ribatte – Matteo De Lise, presidente dell’Unione Nazionale Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili.  “ La legge sull’equo compenso, così com’è strutturata, potrebbe provocare un ‘effetto tsunami’ sul mondo delle professioni. Come associazione sindacale dei dottori commercialisti. Secondo Stefano Distilli (numero uno della Cassa di previdenza dei dottori commercialisti): con le attuali regole, soprattutto quelle legate all’aspetto sanzionatorio e all’assenza di ogni tutela o esclusiva rispetto alle nostre attività, l’equo compenso rischia di provocare nei prossimi anni una fuga di iscritti dagli ordini professionali e il conseguente crollo della sostenibilità della previdenza ordinistica. Chiediamo che la legge venga opportunamente modificata, magari ascoltando anche il parere del mondo delle professioni, a tutela stessa degli ordini e della previdenza di decine di migliaia di professionisti”, ha aggiunto il leader dell’Ungdcec. È assai duro Gaetano Stella, presidente di Confprofessioni, che ribadisce il no dei professionisti all’ipotesi di far passare una norma “non perfetta”, come dichiarato anche dal sottosegretario alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto. «Nessuno mette in discussione il principio dell’equo compenso – ha spiegato il numero 1 dell’Associazione dei professionisti -, ma l’attuale formulazione del disegno di legge attualmente all’esame del Senato non può essere accettata, senza le “legittime modifiche” a suo tempo promesse dal Governo e dagli stessi promotori della legge. Così come congeniato, infatti, il testo non riconosce l’equo compenso al professionista ma sanziona il professionista che chiede l’equo compenso». «Lo scorso novembre, dopo l’approvazione alla Camera, ci avevano assicurato che ci sarebbe stato tutto il tempo necessario per correggere la norma in Senato», ha proseguito Stella. «Ma adesso, registriamo fortissime pressioni per avallare una norma che punisce i professionisti, anziché tutelarli. Vogliamo, per esempio, ricordare che il disegno di legge all’esame della Commissione Giustizia del Senato contiene incomprensibili previsioni di sanzioni disciplinari a carico del professionista che sia parte di un rapporto contrattuale lesivo dell’equo compenso. La previsione di una responsabilità deontologica sanzionabile in via disciplinare dagli ordini non solo condanna chi ha subito un compenso iniquo, ma paradossalmente impedirà ai professionisti di intentare un’azione civile. La nostra battaglia, la battaglia di tutti i liberi professionisti, è contro chi vuole calpestare un diritto costituzionalmente garantito, per mantenere posizioni di rendita e regolamentare in modo inappropriato l’attività economica dei professionisti -, ha concluso Stella aggiungendo che – non siamo disponibili a fare sconti e tantomeno fare un passo indietro, a costo di mobilitare tutta la base professionale e del lavoro

Forti critiche al testo licenziato dalla Camera, vengono dalle Associazioni Sindacali dell’Area Tecnica di Confprofessioni, quali Inarsind, Ala, Antec, Asso Ingegneri, Fidaf, Singeo che appaiono in totale sintonia con quanto ancora recentemente affermato dal Presidente di Confprofessioni Gaetano Stella. Per questo le associazioni in una nota firmata dai presidenti nazionali delle stese,  chiedono importanti modifiche al testo di legge. 

Gli scriventi dapprincipio riconoscono ironicamente “il merito di avere acceso la luce sulla paradossale condizione per la quale i liberi professionisti faticano a vedersi riconoscere una remunerazione proporzionata alla qualità e quantità della prestazione resa: ogni qual volta vi sia un rilevante squilibrio dei rapporti di forza contrattuale a favore dei committenti; in occasioni – non rare – del suo totale disconoscimento da parte della Pubblica Amministrazione, quando quest’ultima ricerca prestazioni anche altamente qualificate a titolo gratuito o “da compensare” con l’arricchimento del curriculum professionale”. 

Ma secondo l’area tecnica di Confprofessioni poi “non è accettabile l’attribuzione ai Consigli Nazionali degli Ordini del potere di agire in via giudiziaria, in caso di violazione degli obblighi sull’equo compenso e tantomeno che gli Ordini possano sanzionare il professionista che accetta un compenso diverso da quello stabilito dai parametri, lasciando indenne i committenti inadempienti ed aumentando ulteriormente la disparità di potere contrattuale”. 

 

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