Anno: XXVI - Numero 198    
Mercoledì 15 Ottobre 2025 ore 13:30
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Dopo la festa, l'analisi. E i numeri di Schlein in Toscana non tornano

Giani festeggia, Elly pure. Ma conti alla mano la segretaria non ha ottenuto il radicamento (e gli eletti che sperava). Solo uno su tre è riferibile alla sua area, e grazie ai listini bloccati: i tre posti blindati erano suoi. E a Firenze ha subito la lista renziana.

Dopo la festa, l'analisi. E i numeri di Schlein in Toscana non tornano

Il governatore Eugenio Giani sfoglia i giornali e osserva in bella vista la foto in cui lui, appena riconfermato con il 54 per cento dei voti, esulta nella sede del Pd attorniato dalla segretaria Elly Schlein, dal segretario regionale Emiliano Fossi e dal plenipotenziario nazareno in Toscana Marco Furfaro. Osserva e ripensa al pomeriggio del 14 agosto, due mesi fa esatti, quando Schlein, Fossi e Furfaro lo convocarono al Nazareno per cercare di convincerlo a gettare la spugna e non ricandidarsi. Quattro ore di confronto serrato, in cui Giani, una volta tanto in versione poco accomodante, ricordò allo stato maggiore dem il proprio radicamento territoriale e avvertì dell’intenzione di scendere in campo con una lista propria nel caso non fosse stato confermato.

Ha quindi ragione adesso il governatore a dire che il successo toscano è essenzialmente suo e non del partito, rivendicando un modello di governo che evidentemente è stato apprezzato dagli elettori. Che lo si chiami “riformista” come fa lui, o “relazionale” come gli imputano gli avversari, poco importa.

Il successo di Giani si specchia nella speculare difficoltà alle urne della segretaria dem, che si evince in modo chiaro anche a osservare i profili degli eletti con le preferenze in Consiglio regionale. Listino a parte, di cui parleremo tra poco, i candidati riconducibili alla segretaria sono solo appena il trenta per cento. Nonostante le liste fossero state composte dal segretario regionale Emiliano Fossi, area Schlein, in modo da sistemare in pole position i propri uomini (o donne) e creare problemi agli altri, mettendoli in competizione tra loro o disseminandone il percorso di difficoltà. Esemplare il caso di Pisa, dove la lista Pd anche dopo forti polemiche interne è stata ridotta di una unità per togliere all’ultimo momento una candidata riformista, Sonia Luca, assessore al comune di Pontedera, che avrebbe in quanto donna e molto conosciuta tolto terreno all’assessore regionale uscente Alessandra Nardini, area Schlein, invece da “proteggere”. Alessandra Nardini è finita poi prima nella sua circoscrizione e con ogni probabilità sarebbe passata lo stesso, ma forse con minori squilli di tromba che le torneranno utili adesso in occasione della formazione della giunta.

Su dodici eletti Pd con le preferenze, gli eletti riferibili all’area della segretaria sono solo quattro, di cui tre assessori uscenti, e a parte la citata Nardini e l’ex assessore alla Sanità, Simone Bezzini, nessuno con risultati di eccessivo rilievo in termini di preferenze. Dove invece campeggiano i consiglieri del campo riformista, con ben sei che tagliano il traguardo delle 10mila preferenze, segno di grande radicamento nel territorio e di capacità attrattiva. Tra tutti l’ex sindaco di Prato Matteo Biffoni, riformista doc, con 22mila voti. La presenza dell’area Schlein in consiglio sarà tutelata dal listino regionale, usato per la prima volta con grandi polemiche dal segretario Fossi, in cui erano stati piazzati tre schleilaniani su tre.

Notizie non buone per la segretaria anche da Firenze e da quella che viene chiamata l’area della “piana fiorentina”, i grandi comuni polmone della sinistra di un tempo, città che non fanno capoluogo di provincia ma che in termini di abitanti superano i capoluoghi stessi. Scandicci, Campi Bisenzio, Sesto Fiorentino hanno ognuno gli stessi abitanti di Siena (intorno ai 50mila). Qui il Pd è andato male, e addirittura non è riuscito a esprimere un consigliere. Frutto della corrispettiva affermazione del candidato di Avs Lorenzo Falchi, ex sindaco di Sesto Fiorentino, che da anni si spende su tematiche care alla sinistra-sinistra, tra tutti il no-aeroporto, si all’acqua pubblica, no-inceneritore, più o meno la piattaforma grillina e del futuro Campo Largo versione Schlein. Come dire, a forza di cavalcare temi radicali la gente sceglie chi è più radicale di te. Tra l’originale e la copia si punta sempre sull’originale.

Per lo stesso motivo, speculare, il Pd è andato male a Firenze città, dove ha ottenuto una buona affermazione “Casa riformista”, il progetto dell’ex rottamato, arrivato addirittura ad avere più della metà dei voti dei dem. Frutto anche qui, oltre che di candidati renziani forti, di un difetto di identità dei dem. La morale è che a occhieggiare troppo al movimentismo si favorisce chi movimentista lo è sul serio e allo stesso tempo si impauriscono i moderati.

di Pierfrancesco De Robertis su Huffpost

 

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