La Meloni furiosa per la pochezza di alcuni dei suoi.
“Il Fatto Quotidiano” riferisce il testo di un messaggio che la Premier avrebbe indirizzato ai parlamentari per manifestare il suo disappunto nei confronti della “talpa” alla ricerca di pubblicità diffondendo la comunicazione di Foti e Malan.
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Leggo su “Il Fatto Quotidiano” che Giorgia Meloni, in veste di Presidente di Fratelli d’Italia, sarebbe “furiosa con i suoi” dopo la fuga di notizie sul “suo messaggio” che li precettava in aula in vista della riunione del Parlamento “in seduta comune”, convocato per l’ottava votazione con all’o.d.g. l’elezione di un giudice costituzionale. In realtà il messaggio non era suo ma dei Capigruppo di Camera e Senato, Tommaso Foti e Lucio Malan, come è logico che fosse, diramate attraverso la chat dei parlamentari di FdI. La Presidente si è ugualmente risentita perché quelle poche righe sono state rese note sui social al di fuori dei destinatari, con il rischio di incrinare la compattezza della maggioranza unita in vista di una scelta importante. Anche perché, insieme alla sollecitazione ai parlamentari sono stati diffusi i nomi di quelli che sarebbero i candidati, Francesco Saverio Marini, Professore di diritto pubblico e Consigliere della Premier, e Carlo Deodato, Consigliere di Stato, Segretario generale della Presidenza del Consiglio, con il rischio di bruciarli. La maggioranza è fragile numericamente, disponendo di 355 voti, che potrebbero diventare 360, tre meno di quanti occorrono, i 363 che costituiscono i tre quinti del Collegio elettorale (Deputati e Senatori).
“Il Fatto Quotidiano” riferisce il testo di un messaggio che la Premier avrebbe indirizzato ai parlamentari per manifestare il suo disappunto nei confronti della “talpa” alla ricerca di pubblicità diffondendo la comunicazione di Foti e Malan. Assolutamente condivisibile il risentimento della Premier. Tuttavia, a molti sarà parso eccessivo. Il fatto è che è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso perché Giorgia Meloni nei quasi due anni di governo ha sempre difeso i suoi al Governo e in Parlamento ma ha dovuto progressivamente prendere atto che molti di loro sono assolutamente inadeguati rispetto alle responsabilità politiche e amministrative rivestite. Persone modeste che, come sempre accade, si circondano di collaboratori ancora più modesti, alcuni anche inaffidabili perché nati e cresciuti, dal punto di vista dell’esercizio delle funzioni svolte, a fianco di politici dei precedenti governi. Non che costoro, negli uffici di diretta collaborazione, Gabinetti ed Uffici legislativi, manchino ai loro doveri. Il fatto è che hanno una cultura politica diversa e non percepiscono nel loro animo il senso della missione storica che il centrodestra si è imposto di perseguire. Lo dice spesso Giorgia Meloni “facciamo la storia”. Per farla occorrono volontà coerenti, come aveva segnalato il Ministro della difesa Guido Crosetto all’indomani della formazione del Governo sostenendo la necessità di non confermare i dirigenti nominati dai precedenti governi. La sua si è rivelata una vox clamantis in deserto. Quei dirigenti, nominati dai precedenti ministri, non solo non sono stati sostituiti alla scadenza dei contratto ma sono stati confermati e in molti casi stabilizzati.
Di più, è intenzione, di cui molto si parla, di estendere la possibilità delle nomine fiduciarie consentite dall’art. 19 comma 6 del decreto n. 165 del 2001, con l’effetto di una nuova infornata di dirigenti vicini ai partiti dei precedenti ministri. Loro non ci sono più ma rimangono i loro collaboratori, quelli che nei governi Conte e Draghi dirigevano gli uffici di diretta collaborazione. Sono ancora lì e sono loro che scelgono i fortunati da nominare.
Impegnata frequentemente in sede internazionale Giorgia Meloni non segue queste vicende “minime” e delega a chi a sua volta “si avvale” di chi ha trovato nei ministeri, nei gabinetti e nelle segreterie. Questi conoscono “uomini e cose”, come si usa dire, e ad essi si affidano i neofiti del governo che poco o nulla conoscono della storia che si è sviluppata nel corso del tempo nei corridoi dei palazzoni del potere romano. Situazioni già segnalate ma trascurate. È bastato un messaggino uscito anzitempo ad iniziativa di qualcuno in cerca di pubblicità perché Giorgia Meloni si “adirasse” e, presa carta e penna, facesse sentire che la misura è colma, che con questi “compagni” (absit iniuria verbis!) di viaggio non si va molto lontano. Ed è il momento di aprirsi a nuove collaborazioni guardando anche al di là dei “compagni” (ancora!) della prima ora, ad altre culture sicuramente “di destra”. Come avevano già fatto Giorgio Almirante e Gianfranco Fini.
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