Praticanti avvocati, mortificante attesa dei risultati per il futuro dell’Avvocatura italiana
Lo scorso dicembre si sono svolte le prove scritte dell’Esame di stato per l’abilitazione all’esercizio della professione di Avvocato
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E a oggi sono circa 20mila i praticanti che da quella tre giorni attendono i risultati della suddetta prova. Le commissioni nominate per la correzione dei temi hanno dovuto interrompere i lavori in forza delle restrizioni imposte dai rischi connessi alla pandemia di Covid-19, ancora oggi in atto, che de facto impedivano le usuali modalità di correzione collegiale degli elaborati redatti dai candidati in sede della prova scritta.
L’avvocato Gianni Scarpato, titolare dello Studio Legale Interdisciplinare Scarpato, con sedi a Napoli e Milano, si pone dalla parte dei praticanti avvocati sostenendo: “È vero è che lo stato emergenziale ha costretto tutte le categorie a lavorare in modalità cosiddetta ‘smart working’ ma è altrettanto innegabile che per gli aspiranti avvocati v’è stato un arresto totale, tant’è che solo verso la fine dello scorso maggio veniva consentita la correzione degli elaborati scritti con modalità di collegamento a distanza. Va sottolineato, inoltre, – continua Scarpato – che gli anni precedenti gli aspiranti avvocati potevano presentarsi, una volta superata la prova scritta, al preappello onde sostenere la prova orale già a fine giugno e/o luglio. Per questo anno, allo stato, nella migliore delle ipotesi i risultati si avranno soltanto in settembre. È di palmare evidenza che tale ritardo si sovrappone alla successiva procedura concorsuale per il successivo esame di Stato del 2020 e che notevoli saranno i disagi anche dal punto di vista logistico. Credo sia mortificante per questi ragazzi attendere così a lungo in attesa dei risultati oltre ad essere fortemente demoralizzante per l’avvio di questa bella professione. Io ho accolto, nel mio studio, con grande favore ed entusiasmo, molti praticanti, cercando di impartire loro i valori della nostra professione, accompagnandoli nella loro formazione dando massima autonomia ma con grande senso di responsabilità. Non li ho mai considerati dei collaboratori o, peggio ancora dei dipendenti, ma come dei liberi professionisti di eguale dignità. Oggi – conclude Scarpato –, più che mai, sento il dovere, di schierarmi dalla loro parte perché sono il futuro dell’Avvocatura e dell’Italia”.
Fonte. Il Riformista
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