Anno: XXV - Numero 71    
Mercoledì 24 Aprile 2024 ore 16:45
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Il sigillo di Mattarella sulla centralità degli avvocati

La presenza del Capo dello Stato all’inaugurazione dell’anno giudiziario del Cnf è un riconoscimento al ruolo degli avvocati come custodi dei diritti. Nella pari dignità con la magistraturaLa presenza del Capo dello Stato all’inaugurazione dell’anno giudiziario del Cnf è un riconoscimento al ruolo degli avvocati come custodi dei diritti. Nella pari dignità con la magistratura

Il sigillo di Mattarella sulla centralità degli avvocati

Rigore nella tutela dei diritti, equo accesso alla giurisdizione. E poi: necessità di adeguare risorse e strutture, ancor più evidente con l’entrata in vigore delle riforme; rischio di una graduale marginalizzazione del diritto di difesa. E ancora, citando testualmente, un nuovo processo segnato da «riti disseminati di decadenze, oneri, spettri di inammissibilità che rendono l’ambito di operatività inquinato da troppe variabili».

Sono i temi, solo una parte a dire la verità, lanciati dalla presidente del Consiglio nazionale forense, Maria Masi, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario del Cnf.

Un programma che da solo impegnerebbe un’intera legislatura e che rischia, come spesso capita, di essere ignorato, sopraffatto dalle “emergenze” – reali o immaginarie – sistematicamente anteposte dal governo di turno. Come se la giustizia non fosse un’emergenza.

Per questo motivo la presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella è stata di straordinaria importanza. Garante dei valori e dei principi costituzionali – oltre che finissimo giurista – il Capo dello Stato ha rappresentato un sigillo al più alto livello istituzionale non solo sull’anno giudiziario del Cnf, ma sulla stessa centralità dell’avvocatura nella giurisdizione e nella vita democratica del Paese.

Dunque una presenza tutt’altro che formale ma ricca di significati: il Capo dello Stato non si muove mai per mera “cortesia” istituzionale. Quando l’apparato del Quirinale si mobilita per una visita ufficiale lo fa perché riconosce implicitamente il valore sostanziale e formale di chi lo ospita.

Quella poltrona in prima fila ha rappresentato l’ennesimo riconoscimento – di certo il più alto – del ruolo dell’avvocatura come attore centrale della giurisdizione, e come istituzione responsabile del Paese.

Una responsabilità sottolineata dalla stessa presidente Masi quando ha ricordato la postura istituzionale tenuta dell’avvocatura anche di fronte a riforme che spesso non ha condiviso. Una responsabilità, però, che mai è diventata accettazione acritica di riforme che rischiano di indebolire i diritti dei cittadini. «L’avvocato vigila sulla conformità delle leggi», ha infatti ricordato la presidente Masi rinfrescando le idee a quanti credono che il ruolo dell’avvocatura debba essere quello di mero spettatore della battaglia politica sui temi della giustizia. Chi rappresenta i cittadini nelle aule dei tribunali ha il diritto e il dovere di criticare riforme che rischiano di indebolire i loro diritti, le loro garanzie.

Allo stesso modo l’appello a una unità di intenti con la magistratura lanciato sempre da Masi ha sì il significato di stringere un patto di rispetto e riconoscimento reciproco, ma senza per questo dimenticare o “passare sopra” le sgrammaticature di chi in questi anni si sia lasciato sedurre dalla battaglia contro la presenza degli avvocati nei Consigli giudiziari, quasi a riaffermare un anacronistico monopolio sul “governo” della giurisdizione: «L’avvocatura che esprime un parere in seno ai Consigli giudiziari ha allarmato più del rischio di fallimento delle riforme e di non conseguimento degli obiettivi a cui siamo vincolati e attinti», ha infatti ricordato la presidente Masi. Insomma, una mano tesa alla ricerca di un dialogo ma anche una richiesta di riconoscimento e rispetto.

Insomma, alleanza responsabile sì ma senza alcuna forma di subordinazione o soggezione nei confronti della nostra magistratura.

Ma quel che più conta oggi, e vale la pena ripeterlo, è la presenza del Capo dello Stato che ha assistito all’evento istituzionale più significativo della nostra avvocatura. Si tratta di una nuova importante vittoria in una partita difficile ma entusiasmante.

Tratto da Il  Dubbio

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