Concessioni balneari: quante bufale!
In questi giorni abbiamo sentito una serie di bufale sul rinnovo delle concessioni balneari.
Basterebbe leggere il testo del decreto del Governo per rendersi conto che tutte le catastrofi annunciate non hanno motivo di esistere ma, si sa, prendere un documento in mano e leggere quanto c’è scritto fa fatica a molti, mentre altri sono interessati a cavalcare la protesta in vista delle prossime elezioni.
Vediamo i punti salienti che ha deliberato il Governo per la scelta del concessionario:
- Avere esperienza tecnica e professionale già acquisita; 2. Soggetti che, nei cinque anni antecedenti l’avvio della procedura, hanno utilizzato la concessione come prevalente fonte di reddito per sé e per il proprio nucleo familiare; 3. Introduzione di clausole sociali per promuovere la stabilità occupazionale del personale impiegato dal concessionario uscente; 4. La durata della concessione non deve essere superiore a quanto strettamente necessario per garantire l’ammortamento e l’equa remunerazione degli investimenti autorizzati.
Ricordiamo, agli smemorati di turno, che l’adeguamento alla direttiva comunitaria sulla libera circolazione dei servizi, detta Bolkestein, è del 2006, quindi, con tutto il tempo per avviare le procedure relative alle gare, inoltre, i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza sono anche legati alla attuazione della suddetta direttiva, che prevede, tra l’altro, investimenti proprio nel settore balneare e che per l’inadempienza l’Italia dovrà pagare multe salate.
Insomma, si grida al lupo, che non c’è, e si rischia di perdere contributi comunitari e pagare multe.
Primo Mastrantoni, Aduc
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