Anno: XXV - Numero 76    
Venerdì 3 Maggio 2024 ore 13:15
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I donatori di sangue ci sono, ma è diventato più difficile donare

L’obiettivo è mantenere in Italia l’autosufficienza del sangue intero e aumentare la raccolta del plasma, ancora insufficiente per coprire il fabbisogno nazionale.

I donatori di sangue ci sono, ma è diventato più difficile donare

I donatori di sangue ci sono, la loro disponibilità è assoluta, ma è diventato più difficile donare. A pesare è la carenza ormai cronica del personale sanitario che si ripercuote anche sui centri trasfusionali degli ospedali di tutta Italia. Così succede che ospedali che programmavano donazioni 5 giorni su 7 hanno dovuto ridurre a due giorni la disponibilità per i donatori, e solo 10 alla volta. I volontari dell’ Avis fanno il possibile per infilare i donatori anche nello slot delle giornate dedicate alle trasfusioni, con l’accordo dei medici presenti. Ma a muovere tutto, nel tentativo di superare le difficoltà organizzative, è spesso la buona volontà di medici che si trovano soli e si fanno in quattro per riuscire a garantire il servizio. Alcune Avis regionali si sono rese addirittura disponibili a un contributo economico per assumere medici e proseguire così l’attività. Ma in questa fase più che l’aspetto economico a pesare è la mancanza di personale.

Che cosa fa il medico

Qual è il ruolo del medico quando si va a donare sangue o plasma? Chi è donatore lo abituale lo sa: prima del prelievo va compilato un questionario piuttosto dettagliato su malattie, abitudini di vita, viaggi effettuati. Dopo il test dell’emoglobina con puntura del polpastrello e la misurazione della pressione arteriosa segue un colloquio con un medico incaricato di rilasciare o meno l’idoneità alla donazione in base allo stato di salute del volontario. L’imbuto sta proprio qui: durante la pandemia di Covid-19 molto personale medico è stato dislocato in altri reparti e molti non sono rientrati. Altri medici hanno scelto di cambiare optando specialità con maggiori appeal. Come poter tamponare il problema?

Il contributo dei medici specializzandi

Per tentare di arginare le difficoltà organizzative sul territorio nello scorso maggio è stato approvato in via definitiva il Decreto Salute ed Energia che permette l’impiego del personale medico in formazione negli enti e nelle associazioni che svolgono attività di raccolta di sangue ed emocomponenti. Significa che nei centri di raccolta il colloquio periodico potrà essere svolto da medici specializzandi al di fuori dell’orario dedicato alla formazione specialistica e titolo gratuito ed occasionale. Al medico potranno essere riservate le prime visite: quando un donatore si presenta per la prima volta i controlli sono più approfonditi. «È un supporto importante – dice Gianpietro Briola, presidente nazionale Avis – e proprio nelle ultime settimane in alcuni centri di raccolta sono stati autorizzati ad operare gli specializzandi a titolo volontario. Hanno iniziato a Brescia, in Emilia Romagna, in Basilicata ma altre regioni si stanno muovendo».

Il colloquio da remoto con la telemedicina

Anche la telemedicina sta venendo in supporto alla donazione di sangue. In Umbria è partito il progetto pilota che permette di coordinare l’attività in remoto del medico trasfusionista e l’attività del personale infermieristico che invece opera in presenza. Significa che il volontario si presenta nel centro trasfusionale di zona e svolge online il colloquio finale per l’idoneità con un medico che si trova fisicamente da un’altra parte. «È un percorso che è stato pensato soprattutto per le sedi decentrate, dove non ci sono molti donatori e sono comunque costrette a limitare il numero delle sedute per la mancanza di un dirigente medico che non può recarsi nel centro» spiega Briola. «In sala prelievo per ora è comunque presente un medico che vigila su tutte le attività proprio per garantire maggiore tutela al donatore che è volontario e non remunerato come invece in altri Paesi» aggiunge.

La compilazione del questionario con un’app

Per velocizzare il processo di valutazione dell’idoneità alla donazione si sta sperimentando anche la possibilità di precompilare il questionario in anticipo, attraverso un’applicazione: «In questo modo quando il donatore si presenta al centro trasfusionale il suo questionario è già stato valutato da un medico e così – conclude il presidente Avis – oltre a risolvere almeno in parte il problema del personale, si accelera il percorso all’interno del centro di raccolta, riducendo i tempi di attesa anche per i donatori: con un colloquio più rapido, dopo la visione dei dati su pressione ed emoglobina raccolti dagli infermieri, i volontari potranno donare con tempi di attesa molto più ridotti e di conseguenza sarà possibile programmare un numero di donazioni maggiore».

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