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Mercoledì 24 Aprile 2024 ore 16:45
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Parte la corsa ai tamponi.

Così il popolo dei no-vax costa 600 milioni al mese

Parte la corsa ai tamponi.

La richiesta dei tamponi raddoppia e per i prossimi giorni si prevede un vero e proprio boom. Due le inevitabili conseguenze negative che andranno contenute: una eccessiva pressione per le sedi del testing, prima di tutto le farmacie, e costi esorbitanti che al momento restano a carico del lavoratore.

Con l’approssimarsi della deadline fissata per oggi, giorno nel quale scatta l’obbligo per i lavoratori, i numeri dei green pass scaricati con il tampone hanno iniziato a lievitare. Due giorni fa, il 13, sono stati scaricati 563.186 green pass, di questi 369.415 in seguito a un tampone. Soltanto 188.924 per avvenuta vaccinazione e 4.847 per guarigione da Covid. È naturale che i pass scaricati per vaccino vadano progressivamente diminuendo, vista la loro durata nel tempo, dal picco del 2 luglio con quasi un milione e mezzo di pass da vaccino scaricati in un giorno. La necessità di ripetere il test ogni 48 ore invece accelerai tamponi: 333.488 i pass da test scaricati l’11 ottobre, 292mila il 12. L’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari dell’Università Cattolica, Altems, evidenzia come i test siano destinati giornalmente a quintuplicarsi per «un costo giornaliero di oltre 21 milioni di euro». Una spesa che su 30 giorni «supera di gran lunga il fondo per i farmaci oncologici innovativi».

Nelle ultime settimane la media dei tamponi giornalieri era di 274.680 tamponi. La stima è che da oggi salgano a 1.519.188 tamponi al giorno, per un costo giornaliero massimo pari a 21.147.929.

Cifre esorbitanti che però trovano riscontro anche nello studio della Fondazione Gimbe sull’ultimo periodo. Nel Report si osserva che con la progressiva estensione del green pass il numero dei tamponi antigenici rapidi è aumentato del 57,7% in un mese. Il calcolo della media mobile a 7 giorni mostra il passaggio dai 113mila del 6 agosto ai 178mila del 7 settembre per poi stabilizzarsi tra 175mila e 185mila. Una dato quindi che è andato consolidandosi e che per Gimbe conferma l’esistenza di una fascia di popolazione che non intende vaccinarsi e che dunque non verrà influenzata neppure dalla necessità del green pass al lavoro.

E infatti, prosegue lo studio, parallelamente la media mobile a 7 giorni dei nuovi vaccinati, dai quasi 172 mila del 12 agosto è progressivamente calata fino a quota 54 mila il 10 ottobre: insomma chi non si è vaccinato fino ad ora non arretra. «La spinta gentile del green pass ha dunque avuto un’efficacia modesta nel contrastare l’esitazione vaccinale. Considerato che la certificazione verde viene rilasciata a 15 giorni dalla prima dose e vista l’imminente decorrenza dell’obbligo di green pass per i lavoratori, già da fine settembre doveva essere visibile una netta risalita dei nuovi vaccinati, ma così non è stato», osserva il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta. Negli ultimi tre giorni però le prime dosi hanno visto una lieve ripresa avvicinandosi alle 70mila giornaliere, segnando un più 46% dal 13 settembre al 13 ottobre.

Le stime sui lavoratori non vaccinati non sono definite perché si tratta di numeri desunti in modo indiretto. Ci sono circa 8 milioni di over 12 che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino. Di questi, poco più di 6 milioni sono persone in età lavorativa, il gruppo più affollato è quello della fascia 40/49 anni 1,65 milioni. Visto che i dati Istat danno un tasso di occupazione nella fascia 20-64 anni del 62,9% ricava la stima di quasi 3,8 milioni di lavoratori non vaccinati. Stima variabile che però porta a valutare un fabbisogno settimanale di tamponi antigenici rapidi in circa 12 milioni. Riusciranno le farmacie a rispondere a questa richiesta? Intanto in alcune grandi città nelle zone centrali le prenotazioni arrivano già a dicembre come segnalato in Liguria e anche in Piemonte. Occorre aumentare il numero di farmacie aderenti alla campagna di testing. Federfarma calcola che circa due terzi dei tamponi antigenici rapidi vengono eseguiti nelle farmacie private, ma soltanto meno della metà hanno aderito all’accordo che garantisce i test a prezzo calmierato. «Per far fronte all’aumento del fabbisogno di test spiega il Presidente è urgente sia ampliare il numero di farmacie e altre strutture autorizzate che aderiscono all’accordo, sia potenziare l’attività per aumentare il numero di tamponi».

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