In fuga i "furbetti" del reddito di cittadinanza
Il governo Meloni sta raddrizzando i numeri di un reddito di cittadinanza grillino nato male e proseguito peggio: ecco i numeri del "vento" del cambiamento prima dell'abolizione definitiva ad agosto
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L’anno delle grandi riforme richiesto e voluto fortemente dal governo Meloni è finalmente iniziato a iniziare dal reddito di cittadinanza grillino di cui a breve non ci sarà più traccia e che profonde modifiche ha già iniziato ad avere: come abbiamo visto sul Giornale.it non si può più rifiutare il lavoro che viene proposto, c’è una formazione obbligatoria per i giovani occupabili e l’assegno statale cesserà di esistere dal prossimo mese di agosto, ancora sei mesi scarsi. Per tutte queste ragioni la stretta è già stata produttiva: 200mila famiglie hanno detto addio al reddito e i numeri di chi fa domanda sono in netto calo.
I numeri del 2022
L’aria del cambiamento introdotta dal nuovo governo si è iniziata a far sentire nell’ultimo mese dell’anno scorso: a dicembre, infatti, le famiglie che percepivano il reddito erano poco più di un milione e in calo rispetto allo stesso periodo 2021 dove erano 1,2 milioni. I controlli sono diventati più fitti e molti furbetti hanno rinunciato a “provarci” con le richieste mai così basse rispetto ai primi anni con i Cinquestelle. Non è un caso ma è frutto di un cambio di marcia di cui si era già parlato chiaramente in campagna elettorale da parte di Fratelli d’Italia.
Come spiega l’Inps, lo scorso anno la fine (e non più rinnovabile) del reddito di cittadinanza ha riguardato 268mila famiglie ed è stato recovato ad altre 72mila. IlMessaggero ricorda che è il Sud ad avere più percettori con la Campania al primo posto seguita da Sicilia, Lazio e Lombardia, in quest’ultima Regione un calo netto negli ultimi mesi con 115mila famiglie rispetto alle 139mila di prima. La stretta e i controlli hanno fatto in modo che anche nel Lazio siano 20mila famiglie in meno a percepirlo mentre il calo è meno vistoso in Campania che ha perso seimila nuclei rispetto al 2021.
Il cambio di passo del nuovo governo eletto a fine settembre e operativo da metà ottobre si evince chiaramente da quanto accaduto nello scorso mese di agosto quando si era registrato l’ennesimo aumento del sussidio statale con 40mila famiglie in più a percepire il reddito di cittadinanza: successivamente, poi, un lento e inevitabile calo che continuerà anche nei prossimi mesi fino alla prossima estate.
I costi del reddito
Lo avevamo visto sul Giornale.it: si è trattato di un salasso per le tasche statali e degli italiani con cifre pari a circa 8 miliardi di euro nel 2022, ancora di più nel 2021 (8,3 miliardi). Quest’anno, invece, non si dovrebbero superare i 6 miliardi: il mese più costoso in assoluto è risultato luglio 2021 con ben 731 milioni di euro erogati e costi insostenibili per lo Stato. Queste cifre sono la somma degli importi medi che ricevono le famiglie a cui va il sussidio statale che come ricorda IlMessaggero sono pari a circa 580 euro a nucleo. In questo momento la platea è composta da ben 2,20 milioni di italiani e poco più di 200mila di extracomunitari tra cui 84mila facenti parte dell’Ue. Prima avevamo visto le singole Regioni ma se volessimo suddividere per aree geografiche vedremmo che è il Mezzogiorno d’Italia ad avere più percettori con più di 1,7 milioni di famiglie, 425mila al Nord e 327mila al Centro.
Infine, i dati Anpal (Agenzia Nazionale Politiche Attive Lavoro) hanno fotografato il disastro grillino: secondo i dati del giugno 2022, su oltre 910mila beneficiari, soltanto 280mila di loro erano stati indirizzati ai centri per l’impiego. Questo significa che gli altri 660mila lo percepivano senza preoccuparsi di trovare un lavoro.
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