Cattedre libere a scuola, ma nessuno le vuole.
I prof: "Spostarsi non conviene" Mentre il conto alla rovescia incombe sull’inizio della scuola, si precisano sempre più i contorni di una fuga dalle cattedre da record
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La chiamata veloce si è risolta in un flop. In Calabria solo 16 domande, 50 in Toscana, 30 in Piemonte, per avere un’idea. “Il bando messo per cercare di trovare insegnanti disponibili a trasferirsi in Lombardia è stato un fiasco assoluto”, sbotta il sindaco di Milano Beppe Sala. La Gilda prevede 200mila supplenze. Il dato di fatto è che ad oggi mancano 60.000 insegnanti. Il fallimento della chiamata veloce è spiegato con due motivazioni: non è garantita la stabilità del posto e ha pesato la paura di spostarsi dal Sud al Nord, con l’incertezza di una nuova ondata Covid.
Il risultato è che ci sono posti disponibili ma mancano gli insegnanti. Intanto il ministro ha dovuto fissare limiti per evitare l’emorragia dei fragili, i docenti over 55. “Non basta l’età bisogna avere determinate patologie” per chiedere l’astensione dall’insegnamento in aula. Ma l’Anief invita a sottoporsi alle visite mediche subito. Si annunciano quindi piogge di ricorsi. Ma i problemi sono molti di più. Prendiamo i corsi di recupero. Vanno pagati, dicono i sindacati, con un compenso accessorio. “Eppure in settembre i docenti sono in servizio – dice Lamberto Montanari, vice presidente dell’Associazione nazionale presidi – E’ un’emergenza nazionale, dobbiamo permettere a i ragazzi che hanno studiato a distanza di recuperare. Come si fa a chiedere soldi in più?”.
Come non bastasse il 26 settembre tutti i sindacati della scuola hanno proclamato uno sciopero. “Intollerabile”, tuona Montanari. Ora poi si apre il nodo del cosiddetto organico Covid, i docenti da assumere per sdoppiare le aule ma che dovrebbero essere lasciati a casa se riparte la didattica a distanza. Si troveranno o sarà un flop come per la chiamata online?
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