Anno: XXV - Numero 65    
Mercoledì 17 Aprile 2024 ore 13:30
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A Roma non solo cinghiali. Sulle sponde del fiume tornano i castori

Tevere, la bella sorpresa sulle sponde del fiume: tornano i castori, mancavano dal 1500

A Roma non solo cinghiali. Sulle sponde del fiume tornano i castori

 

Sarà che la manutenzione dei corsi d’acqua negli ultimi anni è più assidua, che determinate specie di erbacce e piante fastidiose per i roditori non crescono più e che i castori sono stati riportati da queste parti anche in maniera non del tutto da manuale. Mancavano dal lontanissimo 1.500 ma ora sono tornati a popolare la Valle Tiberina e non solo: i castori hanno iniziato a “frequentare” il fiume Tevere all’altezza dei Comuni tra Capena, Morlupo, Nazzano, Torrita Tiberina fino all’area reatina, ai confini con l’alto Lazio. A Rieti, in Valtiberina hanno addirittura costruito una diga. I carabinieri forestali monitorano la situazione. I segni della loro presenza sono inequivocabili: legno e corteccia divorati dal “castor fiber”, il roditore più grande d’Europa, che sembra aver riconquistato alcuni ambienti fluviali italiani ed essersi ormai insediato nelle acque del fiume laziale e comunque nell’Italia Centrale vicino ai bei borghi che animano la provincia. Nella dieta dei castori sono state identificate più di 300 specie di piante diverse. In inverno, quando la vegetazione è in pausa, il Castoro si ciba principalmente di cortecce e germogli di alberi e arbusti, con una preferenza per i legni morbidi come Salici e Pioppi. E l’hinterland a Nord della Capitale ne è ricco.

A distanza di un anno dal primo avvistamento nell’area di Sansepolcro, arriva ora l’ulteriore conferma della stabilizzazione di nuclei dell’animale, intercettati con le fototrappole nelle aree naturali del Parco. Ad individuarli sono stati i tecnici dell’Anbi, l’associazione nazionale dei consorzi di bonifica impegnati nell’attività di monitoraggio dei corsi d’acqua per la prevenzione del rischio idraulico e tutela delle acque irrigue: «Questo animale – dice Massimo Gargano direttore generale Anbi – viene considerato dagli esperti un ingegnere ecosistemico, perché può modificare sensibilmente l’ambiente, in cui vive».

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