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Reddito di cittadinanza: possibile il ritorno al reddito di inclusione

Nella manovra è inclusa anche la riforma del reddito di cittadinanza ed è stato anche oggetto di dialogo tra Calenda e Meloni

Reddito di cittadinanza: possibile il ritorno al reddito di inclusione

Uno dei temi su cui si è aperto il dialogo tra la premier Giorgia Meloni e il leader di Azione Carlo Calenda ieri a Palazzo Chigi è stato proprio il reddito di cittadinanza. Il Terzo Polo, come ha spesso dichiarato Matteo Renzi, non ha mai giudicato questa misura in modo positivo, non per l’intento quanto per le modalità. Entrambi convergono sulla necessità di rimodularlo e riformarlo. La riforma del reddito di cittadinanza è stata sempre una priorità per la premier tanto che l’ha inclusa nella manovra e la difende da qualsiasi attacco.

Per il presidente del Consiglio la riforma “è una misura di buon senso che intendiamo difendere da ogni attacco strumentale”. Ma è stata aperta al dialogo con Calenda per le modalità di riforma e per il previsto decalage che partirà dal prossimo anno. Il tempo stringe e anche se i gruppi politici chiedono modifiche, soprattutto i partiti di maggioranza e in particolare Forza Italia, la premier Meloni si è detta aperta a tutte le proposte ma pone il veto su ogni stravolgimento. La manovra deve essere approvata entro fine anno pena l’esercizio provvisorio.

Il reddito di cittadinanza resterà in vigore per le persone occupabili per altri 8 mesi nel 2023, esclusi dalle novità coloro che non possono svolgere alcuna attività lavorativa. Gli occupabili però devono essere inseriti in un percorso di formazione pena la decadenza del sussidio. La proposta di Calenda è un ritorno al Reddito di inclusione gestito dai comuni assumendo nuovi assistenti sociali, spostando la componente del reddito relativa ai figli sull’assegno unico, togliere il sussidio agli under 40 senza figli, coinvolgere le agenzie private del lavoro. Calenda propone di togliere il reddito a tutti gli under 40 senza figli.

Una delle differenze sostanziali tra Rdc e Rei è l’importo, inferiore nella misura introdotta dal centrosinistra. Poi il requisito, per il sussidio pentastellato bisogna essere residenti da 10 anni mentre per il Rei soltanto due.

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