Anno: XXV - Numero 73    
Lunedì 29 Aprile 2024 ore 13:00
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Presidenzialismo: pro e contro Vantaggi e svantaggi della nuova riforma della Costituzione voluta dal Governo della Meloni.

Come funziona l’elezione diretta del Presidente del Consiglio.

Presidenzialismo: pro e contro Vantaggi e svantaggi della nuova riforma della Costituzione voluta dal Governo della Meloni.

La riforma della Costituzione che il Governo Meloni si appresta a varare intende modificare le modalità di nomina del Presidente del Consiglio: non più, come oggi, scelto dal Presidente della Repubblica bensì direttamente dal popolo, al momento delle elezioni politiche. L’elettore, con la stessa scheda con cui sceglierà i propri rappresentanti alla Camera e al Senato, indicherà anche colui che vuole come Premier a capo del Governo.

Questa svolta verso il presidenzialismo ha una serie di pro e contro. Vediamo qui di seguito cercando di fare il confronto tra l’attuale sistema e quello che potremmo eventualmente avere in futuro.

Come funziona la nomina del Presidente del Consiglio?

Al momento, il Presidente del Consiglio viene scelto dal Presidente della Repubblica. Quest’ultimo, all’esito del risultato elettorale, avvia le consultazioni tra i vari partiti – sia quelli di maggioranza che di minoranza – per valutare quale potrebbe essere il candidato in grado di ottenere la fiducia delle due Camere. Si tratta di un’analisi essenziale perché, senza il voto di fiducia, l’Esecutivo non potrebbe insediarsi.

Dunque il Capo dello Stato è chiamato a verificare se sussiste una maggioranza disposta ad accettare e supportare il programma politico del candidato Premier. Se così non fosse, il Presidente della Repubblica potrebbe modificare la propria scelta precedente e dare incarico a un altro Premier o, in ultima istanza, accertata l’assenza di una maggioranza compatta, sciogliere le Camere e indire nuovamente le elezioni.

Come funzionerà la nomina del Presidente del Consiglio con il Presidenzialismo?

Con il presidenzialismo voluto dal Governo Meloni, la scelta del Premier viene sottratta al Presidente della Repubblica e rimessa al popolo. Se il candidato eletto non dovesse ottenere il voto di fiducia, il Presidente della Repubblica non potrebbe sostituirlo con un altro nome ma dovrebbe conferirgli un secondo incarico per verificare il raggiungimento di una maggioranza in grado di supportarlo. Se tale maggioranza non si forma neanche al secondo tentativo, il capo dello Stato è tenuto a sciogliere le Camere e a indire le elezioni.

Cosa cambia con il Presidenzialismo?

I cambiamenti che il presidenzialismo potrebbe comportare sono di tutta evidenza. Da un lato la riforma svuota il Presidente della Repubblica del suo principale potere, rendendolo una figura di mera rappresentanza. Dall’altro lato riconosce al popolo il potere di scelta del proprio rappresentate.

Da ciò deriva che:

  • non ci saranno più governi tecnici a cui, in passato, i vari Presidenti della Repubblica hanno fatto ricorso in assenza di maggioranze politiche nette;
  • il capo del Governo sarà sempre espressione della maggioranza che ha vinto le elezioni. E, fintanto che questa resterà compatta, il Governo difficilmente potrà cadere.

Quali sono i vantaggi del Presidenzialismo?

Il grande vantaggio del Presidenzialismo è di attuare una forma di partecipazione diretta del popolo alla vita politica. Questo avrà un grosso potere nelle mani e, conseguentemente, una forte responsabilità. Tutto ciò potrebbe ridurre l’astensionismo elettorale che ha caratterizzato gli ultimi anni.

Sarà difficile criticare l’operato del Governo assumendo che lo stesso non rappresenta il voto del popolo e sia solo l’espressione di una minoranza o di una scelta unilaterale del Presidente della Repubblica.

Il fatto poi che il Premier sia espressione della maggioranza che ha ottenuto il voto alle Camere ne garantirà la stabilità e quindi anche un minor rischio finanziario per l’Italia. Ogni crisi di Governo infatti genera incertezza sui mercati e fa salire lo spread. Il tasso di interesse dei titoli di Stato cresce quando la politica non ha una sua stabilità: questo infatti è l’unico modo per convincere gli investitori ad acquistare i buoni del tesoro di un Paese il cui futuro è poco chiaro. Ma l’aumento degli interessi fa crescere il debito pubblico. Insomma ogni volta che cade il Governo, il Paese diventa un po’ più povero.

Quali sono gli svantaggi del Presidenzialismo?

Il fatto di sapere che, in mancanza della fiducia, il Presidente della Repubblica dovrà sciogliere le Camere, porterà i deputati a prestare il proprio appoggio al Governo, anche se non gradito. Chi mai rinuncerebbe alla poltrona dopo aver speso energie e soldi per la propria campagna elettorale. Il voto di fiducia diverrebbe quindi una semplice formalità.

Allo stesso modo, difficilmente il Governo potrà essere sfiduciato nel corso della legislatura, anche dinanzi a gravi errori.

La riforma ridimensiona il potere del Capo dello Stato di risolvere situazioni di gravi crisi politiche ed economiche, come è successo quando si è trattato di nominare governi tecnici che ponessero riparo agli errori di quelli politici. È proprio il Capo dello Stato che spesso si è dimostrato la figura più imparziale e saggia nell’ambito politico, spinto non già da interessi personali (avviandosi al tramonto della propria carriera) ma dall’esigenza di lasciare un buon ricordo di sé al futuro.

Non poche volte i governi tecnici sono serviti per risanare situazioni economiche disastrate da una politica spendacciona e assistenzialista.

Qui sta forse il principale problema del Presidenzialismo. Il candidato Premier, pur di essere eletto, farà enormi concessioni al popolo, in barba a qualsiasi logica di bilancio e opportunità. La posta in gioco per lui sarà alta: c’è la poltrona più ambita della politica. Del resto, non poche volte abbiamo assistito, in campagna elettorale, a promesse del tutto irragionevoli, come l’abolizione di imposte o l’adozione di leggi che potrebbero invece risultare nocive per l’interesse pubblico nel medio e lungo periodo. Ed il popolo – questo è noto – decide con la pancia, pensando al proprio interesse immediato, senza considerare le ripercussioni che determinate scelte economiche possono avere sul futuro. Insomma, accontentare gli elettori sarà un gioco al rialzo, dove prevarrà non già il più saggio ma il più “generoso”. A farne le spese saranno le generazioni future. A cui nessuno, nell’urna, pensa mai.

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