Anno: XXV - Numero 135    
Venerdì 26 Luglio 2024 ore 13:30
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Approvato il nuovo Patto di Stabilità europeo

Via libera del Parlamento europeo a requisiti meno restrittivi. I Paesi con un debito superiore al 90% del Pil dovranno ridurlo di un punto percentuale ogni anno.

Approvato il nuovo Patto di Stabilità europeo

Il nuovo Patto di stabilità e crescita, approvato oggi dal Parlamento europeo, prevede per i Paesi con un debito superiore al 90% del Pil che debbano ridurlo di un punto percentuale ogni anno; i Paesi con un debito compreso tra il 60% e il 90% dovranno ridurlo dello 0,5%. Gli Stati membri dovranno lasciare inoltre un cuscinetto fiscale pari all’1,5% del Pil al di sotto della soglia obbligatoria del 3%; per costituire questa riserva, l’aggiustamento annuale dovrebbe essere pari allo 0,4% del Pil (in caso di piani di rientro da quattro anni), che potrebbe essere ridotto allo 0,25% del Pil (nei piani di rientro da 7 anni).

Le nuove disposizioni sono meno restrittive dell’attuale requisito secondo cui ogni Paese dovrebbe ridurre il debito ogni anno di un ventesimo (5%) dell’eccesso superiore al 60%. Ai governi sarà consentito deviare dal percorso di spesa netta dello 0,3% del Pil su base annua e dello 0,6% del Pil cumulativamente durante il periodo di monitoraggio. I Paesi saranno in grado di estendere il periodo di aggiustamento da quattro a sette anni utilizzando gli investimenti e le riforme inclusi nei loro Pnrr.

Per gli Stati che violano le regole sul deficit e che devono compiere uno sforzo fiscale annuo di mezzo punto di Pil, l’aumento dei pagamenti di interessi sarà escluso dal calcolo nel periodo 2025-27. Rimangono ovviamente le soglie del 3% del Pil per il deficit e del 60% del Pil per il debito. Tutti i paesi forniranno piani a medio termine entro il 30 settembre che delineeranno i loro obiettivi di spesa e le modalità con cui verranno intrapresi gli investimenti e le riforme. Gli Stati membri con livelli elevati di deficit o debito riceveranno indicazioni pre-piano sugli obiettivi di spesa. Le spese per la difesa saranno considerate un ‘fattore rilevante’ nel calco dei piani di rientro dal deficit. Inoltre – su richiesta del Pe – la spesa nazionale pelr il cofinanziamento dei programmi finanziati dall’Ue sarà esclusa dal calcolo della spesa del governo.

 

 

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