Tasse non riscosse? Non c'è sviluppo
De Lise (Ungdcec) a margine congresso Udine, dopo parole Ruffini
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“Nessuno sviluppo economico, nessun gettito”: è così che il presidente dell’Ungdcec (Unione dei giovani dottori commercialisti) Matteo De Lise affronta, a margine del congresso del sindacato professionale, che si è aperto ieri pomeriggio, a Udine, il tema sollevato stamani dal direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, che nel corso di un’audizione parlamentare ha parlato di un “magazzino di crediti non riscossi che, attualmente, ha sfondato il ‘tetto’ dei 1.100 miliardi di euro”.
“Partiamo da un assunto: ad ora, ogni politica fiscale adottata, o proposta ha la necessità di combattere l’evasione, di fatto, nel nostro paese il pil “nero” è quasi pari al Pil “bianco”.
E, per provare ad essere più chiaro, provo a fare un ragionamento molto semplice, partendo da tre esempi: l’impossibilità da parte dei nostri studi del rispetto di tutti gli adempimenti previsti, la gestione degli inviti a regolarizzare, gli avvisi bonari ed anche le cartelle esattoriali e la confusione normativa che sta provocando il Superbonus 110%”, dichiara. “La situazione del calendario fiscale è priva di ogni logica ed è, di fatto, insostenibile per chiunque, ma soprattutto inutile allo Stato: la quantità di invii previsti spesso uguale nei contenuti e, quindi, duplicati di duplicati, ha la necessità di fornire un maggior numero di dati all’Agenzia al fine di poter, poi, verificare e, laddove necessario, andare ad emettere inviti, o avvisi che mettono in mora il contribuente, quindi combattere l’evasione o – prosegue il leader dei giovani dottori commercialisti – quanto meno arginarla”. Molto spesso, prosegue, “questi avvisi sono contestati dal contribuente tramite il commercialista, perché o non vi è una giusta lettura del dato, o non vi è un giusto incrocio dei mille invii, a questo a volte si aggiunge una non corretta ed esaustiva interlocuzione con lAagenzia (ancor di più quando non vi è intermediazione del commercialista)” e, quindi, “quell’avviso diventa un ricorso, cioè un credito presunto un mancato incasso per l’Erario”. La chiosa di De Lise è questa: “Un credito inesigibile o, nella migliore delle ipotesi, incagliato nel bilancio dello Stato, è un credito che, di fatto, non serve a nessuno”.
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