Sanità al collasso: servono medici, non sacrifici
Nel mondo del lavoro esiste una regola semplice e incontestabile: quella della domanda e dell’offerta.
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È per questo che giudichiamo profondamente sbagliato, se non addirittura surreale, ciò che sta accadendo oggi nel nostro sistema sanitario. Di fronte a una carenza sempre più grave di medici, la risposta dello Stato sembra essere: farli lavorare di più, pagarli di meno e peggiorare ulteriormente le loro condizioni.
Questo approccio è miope, inaccettabile e offensivo per una categoria che ogni
giorno garantisce il funzionamento di un servizio essenziale per il Paese.
Il nostro sindacato non starà a guardare mentre si consuma l’ennesimo scempio ai danni dei professionisti della salute. Diciamo con forza che è ora di cambiare rotta: lo Stato deve avere il coraggio di definire chiaramente qual è il fabbisogno minimo
di personale e partire da lì per aprire un confronto serio con le rappresentanze
sindacali.
Servono risorse, sì, ma non solo economiche: servono interventi strutturali sulle
condizioni di lavoro, sulla qualità dell’ambiente lavorativo, sulla certezza dei tempi, sul diritto al riposo e sulla sicurezza. Servono scelte politiche che riconoscano il valore, la fatica e la responsabilità che ogni medico porta sulle spalle.
Senza queste premesse non ci sarà alcuna riforma degna di questo nome. E noi,
come sempre, saremo in prima linea per difendere la dignità e i diritti di chi lavora
nella sanità pubblica.
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