Ingegneri. L’85% vuole una flat tax 'corretta'
Centro studi Cni. Per i professionisti non aiuta aggregazione
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Flat tax ‘boomerang’ per gli ingegneri: la tassazione piatta vanta un “apprezzabile vantaggio fiscale”, ma non manca una “forte distorsione dei meccanismi di concorrenza tra professionisti oltre al disincentivo ad associarsi e strutturarsi”. Lo rivela l’indagine del Centro studi del Consiglio nazionale degli ingegneri, condotta su un campione di quasi 10.000 iscritti all’Albo. Se, infatti, “da un lato il 77% degli intervistati considera il regime della flat tax per le partite Iva particolarmente favorevole, più dell’85%, seppure con diverse sfumature, è convinto che esso necessiti di correttivi”, in particolare il primo rischio percepito “è legato al fatto che il nuovo regime si applica solo a chi nel 2019 realizzerà un fatturato non superiore a 65.000 euro (nel 2020 si applicherà un’aliquota del 20% per un fatturato compreso tra 65.000 e 100.000 euro)”, e chi vi opta “non deve applicare l’Iva sulla propria prestazione, al contrario di chi resta nel regime ordinario, con l’effetto di una sorta di sconto di prezzo al committente finale nel primo caso, rispetto al secondo”. Inoltre, quasi il 50% degli intervistati ha indicato che la flat tax genererà vantaggi essenzialmente per gli studi professionali più “destrutturati”. Per il presidente dell’Ordine nazionale degli ingegneri Armando Zambrano “verrebbe da dire che siamo di fronte ad una norma miope, cioè una norma che nell’immediato crea dei vantaggi fiscali apprezzati dai contribuenti, ma che vincola e ridimensiona la crescita nell’immediato futuro”, giacché il dossier attesta come “il 30% di chi opera in uno studio individuale ha dichiarato di volere entrare a far parte di uno studio associato, o di una società”, ma il 41% di chi già oggi è socio pensa di uscirne per accedere alla flat tax”.
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