Ah, però Giuseppi…
E il campo largo col nervoso.
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Che giornata memorabile per il “campo largo”, che ormai tanto largo non sembra più: più che una coalizione, pare un condominio in cui tutti litigano sul pianerottolo mentre Giuseppi, con passo deciso, imbocca la scala di servizio per andare a bussare alla Casa Buanca.
Sì, proprio lui: l’ex premier che ai tempi di Trump veniva chiamato “Giuseppi” come un vicino simpatico, ora torna sulla scena internazionale proponendo — con l’entusiasmo di chi ha appena scoperto l’acqua calda — di lasciare agli Stati Uniti il negoziato sull’Ucraina. Che novità! L’Europa, dopotutto, a suo dire sarebbe troppo “disorientata”. Disorientata sì, soprattutto quando lo sente parlare.
Il centrosinistra, intanto, reagisce come sempre: con un concerto stonato di indignazioni parallele e ironie incrociate. I riformisti pensano di essere a Zelig, +Europa riscopre il fioretto polemico, Avs scuote la testa come un professore paziente, e il PD… beh, il PD manda Provenzano a ricordare che la linea è quella europea, mentre la segretaria osserva in religioso silenzio, forse sperando che tutto passi come un temporale di luglio.
A ben vedere, Conte riesce sempre nella sua specialità: prendere un discorso complesso, scuoterlo bene, e riproporlo sotto forma di “Io ve l’avevo detto”. E naturalmente, quando le critiche piovono, lui risponde con filosofia zen: gli altri sono “anime belle”, “farisei”, chiacchieroni. Mancava solo un riferimento agli Illuminati ed eravamo a posto.
Il risultato? Una coalizione che dovrebbe preparare un progetto comune per il Paese e invece passa il pomeriggio a fare la fila per rispondere all’ultimo post di Giuseppi.
E lui, come sempre, al centro della scena: pronto a fotografare “la disastrosa situazione attuale”, salvo poi scattarsi un selfie politico insieme a Trump, almeno metaforicamente.
Insomma: se la diplomazia internazionale è complessa, la politica del campo largo è ormai un’opera d’arte concettuale. Ma con Conte che cita l’Europa disorientata e strizza l’occhio alla Casa Buanca, una cosa è certa: lo smarrimento, almeno, è condiviso.
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