Anno: XXVI - Numero 244    
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L'opposizione della Lega, per il governo notte di tensione sulla manovra

Avvertimenti e fibrillazioni, mentre la Meloni è impegnata a Bruxelles.

L'opposizione della Lega, per il governo notte di tensione sulla manovra

Il governo ha vissuto un paio d’ore ad alta tensione nella notte, nel momento più delicato dell’esame della manovra in commissione Bilancio al Senato.

A cavallo della mezzanotte la Lega ha sollevato una dura opposizione alla stretta sulle pensioni che sarebbe servita a coprire le misure per le imprese, misura poi accantonata dopo due passaggi: una telefonata del capogruppo leghista Massimiliano Romeo al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, del suo stesso partito; e a seguire, come si apprende, una call con lo stesso Giorgetti, il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, il sottosegretario all’Economia Federico Freni, la Ragioniera dello Stato Daria Perrotta e i due sottosegretari alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari.

    Sono le ore in cui Giorgia Meloni è impegnata a Bruxelles nel momento cruciale del Consiglio europeo che in nottata ha deciso il prestito da 90 miliardi di euro per l’Ucraina.

Disturbarla in quella fase è impossibile, verrà aggiornata qualche ora più tardi e risulterà tutt’altro che entusiasta delle tensioni emerse, come è accaduto ogni qual volta problemi interni al governo si sono verificati durante una sua missione all’estero.

    Le fibrillazioni si sono registrate in particolare nella Lega, da dove sin dalla serata sono partiti fitti contatti con Giorgetti. “Nessuno scontro interno alla Lega”, ha assicurato in mattinata Romeo, raccontando la telefonata in cui anche Giorgetti “sosteneva la tesi che fosse possibile utilizzare fondi alternativi” alla stretta sulle pensioni, evidenziando che “i tecnici del Mef e la Ragioneria invece insistevano sulle pensioni e questa cosa andava avanti da ore”.

    C’è chi racconta che la cancellazione della misura sia arrivata anche dopo minacce clamorose, ma “è esagerato dire che abbiamo messo sul tavolo la tenuta del governo – precisa una fonte di primo piano del partito di Matteo Salvini -. Era un fatto di sensibilità politica, andavano sistemate delle cose che non funzionavano”. Mentre in commissione Bilancio si profila la possibilità di chiudere l’esame della manovra entro la giornata, ai piani alti del governo si tende a minimizzare, riconducendo tutto a “dinamiche fisiologiche che si vedono da decenni quando la manovra arriva a questo punto. Conta la soluzione definitiva, e la quadra si è trovata”.

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