Anno: XXVI - Numero 247    
Mercoledì 24 Dicembre 2025 ore 14:30
Resta aggiornato:

Home » Lombardia: 1,6 milioni i lavoratori a casa “per decreto”

Lombardia: 1,6 milioni i lavoratori a casa "per decreto"

Secondo i dati della Fondazione Studi CdL il 28,8% risiede a Milano, il 15,2% a Brescia e il 12,4% a Brescia

Lombardia: 1,6 milioni i lavoratori a casa

Sono 1,6 milioni i lavoratori lombardi che hanno sospeso l’attività lavorativa a seguito delle chiusure previste dai DPCM 11 e 22 marzo 2020. Il 28,8% risiede a Milano (464 mila lavoratori), il 15,2% a Brescia (244 mila lavoratori) e il 12,4% a Bergamo (199 mila lavoratori). Complessivamente, su 100 occupati, sono il 37,5% quelli che “restano a casa per decreto”, una percentuale che ovviamente non tiene conto di tutte le attività non rientranti nella lista Ateco, ma che hanno chiuso per scelta propria. E’ quanto emerge dall’analisi elaborata dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro che si è poi concentrata sui settori interessati dai DPCM. Ben il 42,6% degli occupati lavora nel manifatturiero (687 mila occupati). A fermarsi in larga parte sono poi le attività commerciali che lasciano a casa 267 mila lombardi (il 16,6% di quanti sono interessati dal decreto). Così come i servizi che registrano una battuta d’arresto importante: sono 506 mila i lavoratori interessati dal decreto che lavorano nei diversi settori (31,4% del totale), in primis attività di ristorazione (12,1% per 194 mila addetti), e a seguire servizi alla persona, come parrucchieri, centri estetici (4,6%), attività di ricerca e selezione del personale (2,3%), attività immobiliari (2,3%).

Leggi il rapporto

 

© Riproduzione riservata

Iscriviti alla newsletter!Ricevi gli aggiornamenti settimanali delle notizie più importanti tra cui: articoli, video, eventi, corsi di formazione e libri inerenti la tua professione.

ISCRIVITI

Altre Notizie della sezione

“Serve un accordo politico sul fine vita, il Parlamento segua la Consulta”

“Serve un accordo politico sul fine vita, il Parlamento segua la Consulta”

23 Dicembre 2025

Il presidente della Cei invita le parti politiche a legiferare, precisa che "la Chiesa non avallerà mai una legge che autorizzi il suicidio o l'eutanasia", ma apre a depenalizzazioni di "alcuni comportamenti in casi determinati di malati terminali". "Ci sono valori per noi fondamentali, poi c'è il principio di laicità"

Archivio sezione

Commenti


×

Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all’uso dei cookie.