In acque israeliane né l'Italia né altri vi potranno proteggere
Il ministro Crosetto avverte la flottilla e annuncia l'invio di una seconda nave militare, ma avverte la missione umanitaria che, fuori dalle acque internazionali, l’Italia non sarà in grado fuori “di garantire la sicurezza delle imbarcazioni". Rinnova l'appello ad accettare la soluzione Cipro.
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Gli attacchi alla Global Sumud Flotilla preoccupano il governo. Che cerca vie d’uscita, come spiega Guido Crosetto, nell’informativa urgente alla Camera. Il ministro della Difesa ha inviato la nave Fasan a tutela dei volontari e aggiungerà un’altra nave, la Alpino. Una doppia tutela che potrebbe non bastare. Se la Flotilla continuerà nella sua rotta verso Gaza, uscendo dalle acque internazionali, l’Italia non sarà in grado fuori “di garantire la sicurezza delle imbarcazioni”.
Ore 8:42. Con qualche minuto di ritardo, cala il silenzio su Montecitorio. In Aula il ministro Crosetto inizia a riferire dopo gli attacchi subiti dalla flotta civile nella notte tra il 23 e il 24 settembre. Un gesto non rivendicato, che l’opposizione attribuisce a Israele e che mette in allarme il governo. Dalla Difesa è stata inviata una nave, la Fasan, alla quale se ne aggiungerà un’altra, la Alpino, con “altre capacità”. Lo stesso ha deciso la Spagna. La condanna di Crosetto è netta: gli attacchi sono “inaccettabili”. Ma le prossime ore interrogano il governo: “Ci siamo chiesti cosa dobbiamo fare come governo e come difesa”, ha spiegato il ministro, ringraziando i parlamentari che l’hanno ascoltato in queste ore di tensione.
Il ministro in aula porta la “preoccupazione” del governo, senza alzare i toni. L’eco della condanna di Giorgia Meloni – la premier ha dato degli “irresponsabili” ai volontari – non risuona nelle parole di Crosetto, che definisce l’invio di una nave della Marina, già operativa nei pressi di Creta, come “un meccanismo di tutela classico”. La sostanza, però, cambia poco. Israele, ricorda Crosetto, vede l’operazione umanitaria come “ostile” e bisogna capire “il rischio di una possibile reazione” quando le imbarcazioni “entrano in acque di un altro Stato”. Soprattutto di uno Stato in guerra, come quello ebraico.
Crosetto invita gli italiani, tra i quali anche parlamentari di opposizione, a non mettere in rischio la propria vita. L’obiettivo della Flotilla, quello di consegnare gli aiuti, può essere garantito dal governo, spiega il ministro. “Consiglio di accettare la soluzione di portare gli aiuti a Cipro attraverso la Chiesa”, dice in aula, confermando la via d’uscita di Palazzo Chigi, che si vorrebbe appoggiare alla Conferenza episcopale italiana e al Patriarcato di Gerusalemme.
Il governo ha provato già negli scorsi giorni di convincere i volontari ad attraccare in un altro porto, lontano da Gaza. Ipotesi apprezzata da Israele, ma respinta dagli attivisti. Ora il clima è “preoccupante”. Il monito di Crosetto è netto: “Noi non siamo in grado fuori dalle acque internazionali a garantire la sicurezza delle imbarcazioni”. L’Italia “farà tutto il possibile” per tutelare chi vuole fornire aiuti, che “vorrei arrivassero a Gaza” ma è “davvero necessario mettere a repentaglio la propria incolumità?”. Se le imbarcazioni lasceranno le acque internazionali, spiega Crosetto, nessuno potrà difenderle. Sicuramente, non l’Italia, impensierita anche sul fronte Est, dove le incursioni dei droni in Polonia e dei MiG russi in Estonia sono un “campanelli d’allarme”.
di Giulio Ucciero su HuffPost
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