L’illusione dell’accordo: l’Europa si piega, ma non convince
Tra concessioni economiche insostenibili e pressioni geopolitiche, l’intesa con gli Stati Uniti non ferma Trump, alimenta il sovranismo e svela le fragilità politiche dell’Unione.
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A poco più di 24 ore dall’annuncio dell’accordo con gli Stati Uniti, sostenuto dalla Commissione europea in ambito scozzese, i dubbi superano già le speranze. Se l’obiettivo era quello di disinnescare l’aggressività commerciale di Donald Trump e tutelare gli interessi economici europei, i risultati sono tutt’altro che rassicuranti. Il tycoon non ha dato alcun segnale di accontentarsi, anzi: sembra già pronto a chiedere di più. Intanto, l’ondata sovranista che percorre il continente non trova ostacoli, ma piuttosto nuovi motivi per rafforzarsi.
Le imprese europee e le associazioni di categoria tremano di fronte a un’intesa che impone impegni economici per oltre 1.350 miliardi, a fronte di dazi temporanei del 30%. Una sproporzione che appare del tutto ingiustificabile, soprattutto se si considera la volatilità delle decisioni americane e il precedente dietrofront dello stesso Trump.
Mentre i consumatori, come già accaduto in Canada, non sono in grado di decidere autonomamente di boicottare i prodotti statunitensi, il vero nodo resta la debolezza strutturale dell’Unione. L’Europa è oggi un’aggregazione di Stati incapace di agire come soggetto politico unico: non può imporre scelte energetiche, non riesce a garantire gli investimenti promessi, non ha voce unica in materia di politica estera ed economica.
A Bruxelles, ci si è resi conto solo ora che non è possibile “garantire” 600 miliardi di dollari di investimenti privati in America, perché l’UE non ha il potere di obbligare le aziende a investire. E nemmeno può imporre agli Stati membri di acquistare gas naturale liquefatto dagli USA. In mancanza di una vera unione politica, resta un carrozzone di solisti incapaci di suonare insieme.
Il rischio è che, nel tentativo di placare gli umori di Washington, si perda di vista l’obiettivo fondamentale: costruire un’Europa forte, coesa e autonoma. E mentre si rincorrono promesse irrealizzabili, le vere sorprese non arrivano più dagli Stati Uniti, ma da un’Europa che sembra non saper più decidere per sé.
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