Anno: XXVI - Numero 129    
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Calderone … i nodi e le casse di previdenza

Vediamo sono questi snodi segnalati dalla Bicamerale.

Calderone … i nodi e le casse di previdenza

Il 17 aprile 2025 la Ministra del lavoro Calderone così si esprimeva in un messaggio inviato ad un evento della Cassa dei commercialisti a Milano: “I patrimoni delle Casse, ossia il risparmio previdenziale dei liberi professionisti italiani, ritengo possano e debbano sempre più essere indirizzati verso iniziative a favore del sistema Italia, con un orizzonte che unisca la crescita del Paese con lo sviluppo delle libere professioni” (Fonte: Il Sole 24Ore, Radiocore).

Alla luce delle conclusioni del Rapporto della Commissione bilaterale di controllo degli enti previdenziali, la Ministra Calderone ha chiesto alle Casse di previdenza di fornire informazioni entro il 30 settembre p.v., in merito ad alcuni nodi segnalati dalla Bicamerale di controllo sulle gestioni pensionistiche nell’indagine conoscitiva sugli investimenti del comparto.” (Fonte: Italia Oggi del 28.06.2025 di Simona D’Alessio).

Vediamo allora quali sono questi snodi segnalati dalla Bicamerale.

  1. Mancano, ad oggi, previsioni normative in tema di requisiti di onorabilità, di professionalità e di indipendenza nonché in materia di meccanismi elettorali, di numero e di durata dei mandati. In particolare, l’appartenenza degli organi di vertice delle Casse alle specifiche professioni cui sono legati i singoli enti può comportare in determinati casi l’assenza di una formazione professionale specifica nelle materie economiche, statistiche e giuridiche, presupposto necessario per l’efficace espletamento dell’incarico secondo professionalità, competenza e correttezza. Sembrerebbe, pertanto, opportuno introdurre regole più chiare e stringenti, prevedendo un necessario « bilanciamento » tra vincoli alle politiche di investimento delle Casse (si è in attesa dal 2012 del decreto MEF sugli investimenti) e l’adeguatezza della corporate governance degli Enti. La frammentazione esistente fra le diverse strutture di governo societario e gli eterogenei regimi contributivi andrebbe ridotta, e per rendere più omogeneo il primo pilastro fornito dalle Casse professionali e anche per favorire possibili forme di aggregazione.”

Per esempio non credo che il diploma di maturità scientifica e una laurea in filosofia con indirizzo pedagogico, siano garanzia di conoscenza dei fondamentali della previdenza e della finanza.

  1. Dall’analisi delle strutture organizzative, ed in particolar modo degli uffici/strutture che si occupano delle attività di gestione e di controllo degli investimenti, emerge che, a livello aggregato, le Casse impiegano mediamente 11 risorse umane nell’Area Patrimonio (pari al 10 per cento della dotazione complessiva di personale). In termini di Asset Under Management (AUM), dalle analisi svolte – sempre a livello aggregato – emerge che le 11 risorse umane gestiscono/monitorano, a livello di singola risorsa umana, investimenti pari in media a circa 0,54 miliardi di euro. Tale aspetto pone profili di attenzione circa l’effettiva capacità dell’Ente di monitorare in maniera efficace ed efficiente il portafoglio investimenti riuscendo, pertanto, ad ottimizzare il binomio rischio-rendimenti.

Ogni commento mi pare superfluo.

  1. Nell’attività di investimento delle Casse si registra un forte coinvolgimento degli advisor. Tale coinvolgimento, dovrebbe peraltro supportare le Casse nella definizione di politiche di investimento che tengano conto delle differenti specificità delle platee di riferimento, che pure esistono, essendo correlate a diverse categorie di professionisti. Tuttavia, dall’indagine è emersa una certa omogeneità delle politiche di investimento, che sembra quindi non essere in linea con tale premessa.

Inoltre, nella comparazione delle politiche di investimento delle diverse Casse, si è riscontrata l’assenza (cfr. grafici a pag. 54 e 55) di una diretta relazione tra rischi e rendimenti. Inoltre, nel periodo considerato risulta che la sommatoria dei saldi previdenziali e assistenziali (pari a 21,89 miliardi di euro) è prossima alla sommatoria dei risultati di esercizio (pari a 21,92 miliardi di euro). In conclusione, sembrerebbe opportuno rafforzare quantitativamente e qualitativamente le strutture interne delle Casse nonché la « robustezza » delle procedure secondo le quali le Casse interagiscono con gli advisor, al fine di gestire il rischio di eccessivo « affidamento ».”

La cosa singolare è che le Casse, pur essendo omogenee nelle politiche di investimento, difendono la diversificazione degli Enti alla luce delle diverse specificità professionali, anziché pensare – per ragioni di risparmio di spesa – alla creazione, quantomeno di un’unica struttura per governare gli investimenti, se non proprio di un’unica Cassa per tutti i professionisti.

  1. “Dall’analisi dell’informativa contabile delle Casse emergono significativi profili di attenzione sulle seguenti aree:
  2. i) gestione del portafoglio immobiliare (bassa redditività) e crediti verso inquilini (morosità);
  3. ii) crediti contributivi nei confronti degli iscritti (stock significativo), meccanismi di recupero e mancata iscrizione di adeguati fondi di svalutazione crediti;

iii) spese sostenute per il contenzioso (rischio di antieconomicità del giudizio promosso);

  1. iv) componenti di costo degli strumenti finanziari acquistati. In materia, si dovrebbe semplificare e razionalizzare il sistema dei controlli attualmente in essere al fine di armonizzare la vigilanza ed evitare duplicazioni di attività, dispersione di dati e sovrapposizione di scadenze.”

Vale la pena di valutare con attenzione la progressione, quasi geometrica, dei crediti delle Casse verso gli iscritti.

  1. Dall’indagine è emersa la presenza di OICR dedicati alla singola Cassa (sottoscrittore al 100 per cento) nonché la presenza di un asset manager (controllato al 100 per cento) all’interno di una Cassa. Ciò solleva profili di attenzione sulla complessiva operatività di tali inter- mediari/strumenti, soprattutto con riferimento ai costi, agli aspetti remunerativi del management e alla gestione di possibili conflitti di interesse. Riflessioni ulteriori e in termini più generali, meriterebbero poi i « compensi » (gettoni di presenza) percepiti dai soggetti (frequentemente i componenti del Consiglio dei delegati/C.d.A.) indicati dagli Enti per la partecipazione negli Advisory board/comitati consultivi degli OICR Alternativi.”

Come ho già scritto in altre occasioni, io ho fatto istanza a Cassa forense per poter avere la lista degli advisory board del 2023 e 2024 e la composizione degli CdA e Collegi sindacali delle due SICAV e SICAF destinate ad amministrare circa 4 miliardi di euro, senza ottenere risposta alcuna.

Vi è quindi un problema di trasparenza nell’informazione agli iscritti, obbligati per legge ad esserlo, e quindi tutte le delibere relative agli investimenti dovrebbero essere pubblicate sul sito istituzionale.

Quando si maneggiano denari altrui, è richiesta la massima trasparenza che è il più potente antidoto al malaffare.

«L’informazione è la condizione imprescindibile per essere cittadini e non sudditi: per poter prendere decisioni, di qualunque tipo, occorre essere informati. E il cittadino, se vuole essere protagonista della vita democratica della propria comunità, deve informarsi e avere la possibilità concreta di farlo: in maniera completa, plurale, semplice, trasparente, il più possibile obiettiva e legata alla realtà dei fatti. Uno degli obiettivi dell’Anac, l’Autorità Nazionale Anticorruzione, è la trasparenza, con la relativa promozione della cultura della trasparenza, che costituisce già di per sé strumento di anticorruzione e presupposto di verifica di legalità. Caposaldo di tale strada maestra è la legge 190/2012, la cosiddetta “legge Severino”, che indica nella pubblicazione degli atti sui siti web delle pubbliche amministrazioni, secondo criteri di accessibilità, completezza e semplicità di consultazione, uno strumento di prevenzione della corruzione.» (Pierangelo Giovanetti, Portavoce Anac, 17.2.2022).

Sarà interessante poi scoprire quali amministratori che hanno esaurito il mandato si sono sistemati in Sicav e Sicaf!

  1. Con specifico riferimento ai Bilanci tecnici, si registrano « ritardi » di circa un anno tra la loro redazione/approvazione e il relativo periodo di riferimento. Ciò determina che le elaborazioni effettuate e le proiezioni contenute nei Bilanci tecnici, e disponibili, tempo per tempo, hanno un gap temporale di circa quattro anni rispetto all’effettivo andamento/situazione degli iscritti/pensionati (per ogni categoria di riferimento). Sarebbe necessario ridurre tale gap temporale e incentivare la predisposizione di Bilanci tecnici specifici (oltre che standard). Documenti, quest’ultimi, fondamentali per definire l’ALM, da cui poi discendono l’AAS e l’AAT.”

Il bilancio tecnico, standard e specifico, con il funding ratio (rapporto tra patrimonializzazione e debito latente) è lo strumento per valutare la sostenibilità di lungo periodo.

  1. Gli investimenti in OICVM nonché in OICR Alternativi sono realizzati in maniera molto significativa attraverso l’utilizzo di strumenti finanziari di diritto estero. Occorre riflettere sia sulle « effettive » differenze in termini di rapporto rischio/rendimento tra gli strumenti nazionali e non nazionali sia sulla «capacità» dell’industria dell’asset management nazionale di far fronte e assistere le esigenze di investimento di investitori istituzionali come le Casse previdenziali.

È un aspetto molto, ma molto, delicato.

“Sugli aspetti contabili, un controllo esterno al quale sono sottoposti gli Enti previdenziali privati è quello svolto dalle società di revisione che certificano la corretta redazione delle scritture contabili di rendicontazione (art. 2, comma 3, del d.lgs. n. 509/1994). In materia, sarebbe opportuno estendere agli enti di previdenza l’applicazione delle più stringenti disposizioni previste dal d.lgs. n. 39/2010 in materia di «revisione legale» in linea con quanto già previsto per le associazioni e le fondazioni del Terzo settore.” (decreto legislativo 27 gennaio 2010, n. 39)

Attuazione della direttiva 2006/43/CE, relativa alle revisioni legali dei conti annuali e dei conti consolidati, che modifica le direttive 78/660/CEE e 83/349/CEE, e che abroga la direttiva 84/253/CEE. (10G0057)

Per la Commissione bicamerale “in materia, occorrerebbe quindi rafforzare le forme di controllo e sulle modifiche degli statuti e dei regolamenti e sul profilo rischio – rendimento degli investimenti effettuati”.

È la prima volta, da quanto mi occupo della materia, che vedo come la Relazione della Bicamerale di controllo sugli enti previdenziali venga presa in seria considerazione dai Ministeri vigilanti perché sin qui si era assistito a quello che io, più volte, ho definito il “gioco dell’oca” dove, ad ogni inizio di Legislatura, si ricomincia da capo.

Ho parlato più volte del “gioco dell’oca” e di “poltronesofà” e finalmente vengo preso in seria considerazione.

Pare sia in arrivo anche il decreto sugli investimenti e sarà interessante valutare il parere definitivo del CdS in tema di soggezione al codice degli appalti perché “l’attività erogativa consente di riconoscere in capo alle Casse previdenziali – indipendentemente quindi sia dal nomen, sia dalla loro forma, l’esercizio di attività e funzioni pubbliche, considerato che non sussiste alcuna differenza tra la funzione pubblica, intesa come cura degli interessi pubblici, e la funzione privata, intesa come perseguimento di interessi generali o collettivi” (Antonio Saporito in Le Casse previdenziali tra vecchi problemi e nuove discipline, Ricerche giuridiche sull’Amministrazione e l’Economia).

 

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