Anno: XXVI - Numero 86    
Venerdì 2 Maggio 2025 ore 13:55
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Sì al matrimonio di preti e vescovi, e che siano anche donne.

Quelli che in confronto Bergoglio era conservatore. Il drappello di porporati a cui non basta aprire la Chiesa, bisogna spalancarla. A omosessuali e transessuali, al sacerdozio femminile e alla possibilità degli uomini di fede di sposarsi.

Sì al matrimonio di preti e vescovi, e che siano anche donne.

Donne sacerdoti a tutti gli effetti, mentre gli uomini di chiesa possono addirittura sposarsi e le benedizioni vanno concesse non solo alle coppie omosessuali ma persino alle unioni civili tra persone dello stesso sesso. Sono pochi, hanno acquisito spazio e incarichi durante i 12 anni di Papa Francesco, rappresentano l’incubo dei conservatori. Dall’italiano Matteo Maria Zuppi al lussemburghese Jean-Claude Hollerich, fino ai porporati brasiliani e al primo cardinale sull’isola di Tonga: sono i cardinali iper-progressisti, con istanze ancor più “radicali” di Bergoglio e hanno le idee chiare sulla Chiesa del futuro.

 Le scosse generate dal terremoto bergogliano non si sono ancora quietate. Le fondamenta di San Pietro, nonostante i timori dei tradizionalisti, sono ancora salde, ma esistono diversi cardinali importanti, saliti ai vertici del Vaticano con Francesco, che ritengono persino timide le aperture del pontefice sui temi più delicati per la Chiesa. Sono quattro, cinque porporati estremamente progressisti, addirittura considerati radicali all’interno del collegio cardinalizio.

Il più noto campione dell’inclusione ecclesiastica è Jean-Claude Hollerich. Cardinale lussemburghese, è il faro degli aperturisti e il bersaglio degli attacchi dei conservatori. Non ha solo sostenuto la benedizione delle coppie omosessuali, come sostenuto dalla Fiducia Supplicans, ma anche delle unioni omosessuali, arrivando a paragonarle al matrimonio sacramentale: “Il peccato c’è anche nei matrimoni, eppure noi li benediciamo”, è la sua tesi.

 Della stessa idea, almeno sul primo punto è anche Matteo Maria Zuppi. Più noto per le sue idee progressiste e in dialogo con i partiti di sinistra italiani su temi come il lavoro, l’arcivescovo di Bologna ha difeso l’operato di Francesco e ha anche concesso una benedizione a una coppia dello stesso sesso nella sua diocesi. Più prudente di Hollerich è invece il cardinale sudafricano, Stephen Brisling, che pure ha difeso la dichiarazione del Dicastero della Dottrina della Fede: caso più unico che raro nella compagine africana, considerando che l’arcivescovo di Johannesburg ha persino permesso che nella sua diocesi si costituisse un gruppo di sostenitori delle donne sacerdote.

 Certo, bazzecole in confronto alla postura di Hollerich sul tema. Come ricostruisce il sito The College of Cardinals Report, il suo argomento a favore dell’ordinazione delle donne è che “se si sentono discriminate, dobbiamo ascoltarle”. Hollerich, che su questo delicato dossier è ben più progressista di Zuppi, è molto pragmatico e vede le donne diacono e sacerdote anche come una soluzione alla carenza di sacerdoti nel mondo.

 Altro aspetto centrale è la possibilità di rendere opzionale il celibato per i preti. Tra i promotori c’è sempre Zuppi, che in questi anni ha viaggiato per conto di Francesco in Ucraina e ha ricordato che lì i sacerdoti della comunità bizantina sono spostati: “Quindi è una disciplina che può essere cambiata”, è la sua posizione.

Dal Brasile è forte la voce di Jaime Spengler di Porto Alegre. Della stessa visione di Zuppi sul celibato, soprattutto per far fronte alla carenza di clero in zone come l’Amazzonia, sugli omosessuali ha posto un semplice, autoesplicativo quesito: “Sono persone? Se sono persone, meritano anche il nostro rispetto e quando vengono da noi a chiedere una benedizione, immagino che cerchino anche una parola di conforto, di speranza e forse anche il desiderio di affrontare la propria situazione. Non possiamo negarlo!”. Sempre in Brasile, ma a Manaus, il cardinale Leonardo Ulrich Steiner, sostiene l’ordinazione diaconale delle donne e anche la normalizzazione dell’omosessualità nella Chiesa.
Più curioso il caso di Soane Patita Paini Mafi, primo porporato della storia proveniente dall’isola di Tonga. Nel 2018, il cardinale ha espresso simpatie per Joey Jolene Mataele, attivista transgender tongana che si batte per i “diritti delle donne trans”. Lo stesso Mafi, nel dicembre 2020, ha presieduto una messa in favore della comunità transgender nella Basilica di Sant’Antonio a Padova. Una presenza che l’ha reso il bersaglio dei tradizionalisti, terrorizzati dall’idea di una Chiesa in versione queer. Tranquillizziamoli: i radicali sono ancora una minoranza e questa è un’ipotesi dell’irrealtà.

di Giulio Ucciero su HuffPost

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