Anno: XXV - Numero 70    
Martedì 23 Aprile 2024 ore 13:20
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VACCINO SUBITO O RALLENTIAMO LE UDIENZE

Anm minaccia il Governo. Aiga magistrati dovrebbero prodigarsi per cercare di garantire lo svolgimento di tutte le attività giudiziarie in sicurezza, a partire dalla fissazione delle udienze per fasce orarie, anche pomeridiane. Ocf: "Sbagliato rallentare le udienze, Anm torni sui suoi passi"

VACCINO SUBITO O RALLENTIAMO LE UDIENZE

 “Il Governo considera il servizio giustizia con carattere di minore priorità rispetto ad altri servizi essenziali già sottoposti a vaccinazione, tanto da non ritenere doveroso rafforzare le condizioni che ne consentano la prosecuzione senza l’esposizione a pericolo per gli operatori”. Lo scrive l’Anm che invita i dirigenti degli uffici giudiziari, “ove dovessero inspiegabilmente mancare interventi normativi volti alla limitazione dell’attività giudiziaria”, “ad adottare misure organizzative per rallentare immediatamente tutte le attività senza escludere, nei casi più estremi, la sospensione dell’attività giudiziaria non urgente”.

Fonti del Ministero della Giustizia fanno sapere che nel prossimo decreto Covid che sarà varato in settimana dal Consiglio dei ministri ci sarà anche la proroga per gli uffici giudiziari della legislazione vigente riguardante l’emergenza fino al 31 luglio, come da richiesta arrivata stasera dall’Associazione nazionale magistrati.

L’Anm già sapeva che sarebbe stato prorogato lo stato di emergenza per l’attività giudiziaria, così come conosceva la scelta del governo di procedere alle vaccinazioni per classi di età, temi che erano stati al centro del colloquio con la ministra Marta Cartabia del 18 marzo scorso. In quella occasione l’Anm aveva chiesto l’inserimento dei magistrati tra i soggetti da vaccinare con priorità, ma Cartabia aveva ribadito la linea del governo, in nome del principio di uguaglianza e per evitare la competizione tra le categorie. A proposito delle categorie più a rischio Cartabia aveva citato in quell’occasione i cassieri dei supermercati. Insomma, proseguono le fonti interne al dicastero, la posizione del governo i magistrati la conoscevano già e sembravano averla compresa, racconta chi ha partecipato a quella riunione.

″È notizia di questi giorni – fa notare la Giunta esecutiva centrale dell’Associazione nazionale magistrati – che il Governo prorogherà le misure più rigide di contenimento del rischio del contagio, mantenendo la chiusura degli esercizi commerciali sulla quasi totalità del territorio nazionale e la vigenza di forti restrizioni alla libertà di circolazione dei cittadini. L’attuale situazione epidemica non differisce molto da quella di un anno fa ed è semmai aggravata dal fatto che la diffusione del virus ed il livello di saturazione degli ospedali colpiscono oggi drammaticamente tutto il territorio italiano”.

Tuttavia, prosegue l’Anm, “mentre un anno fa era stata disposta la temporanea sospensione dell’attività giudiziaria (ad eccezione di poche tipologie di procedimenti urgenti), attualmente negli uffici giudiziari di tutta Italia si continua a lavorare con le stesse modalità e con gli stessi ritmi del periodo antecedente la pandemia, con l’unico precario e insoddisfacente meccanismo di cautela costituito dalla disciplina emergenziale, che peraltro, seppure limitata ad alcune attività processuali e sostanzialmente insufficiente soprattutto per il settore penale, non risulta neppure prorogata benché ne sia prossima la scadenza”.

“Il nuovo Piano strategico vaccinale, modificando le Linee Guida approvate dal Parlamento nel dicembre 2020, non prevede più, tra i gruppi target di popolazione cui offrire il vaccino in via prioritaria, i lavoratori del comparto giustizia. Il Governo considera, dunque, il servizio giustizia con carattere di minore priorità rispetto ad altri servizi essenziali già sottoposti a vaccinazione, tanto da non ritenere doveroso rafforzare le condizioni che ne consentano la prosecuzione senza l’esposizione a pericolo per gli operatori”.

La decisione, fa notare l’Associazione nazionale magistrati, “oltre a destare disagio e sconcerto per la totale sottovalutazione dell’essenziale ed improcrastinabile servizio giustizia, appare in assoluta antitesi con gli obiettivi di riduzione dei tempi dei processi imposti dall’Unione Europea e richiamati dalla Ministra Cartabia nelle linee programmatiche esposte recentemente al Parlamento. Questo perché l’esclusione del comparto giustizia dalla programmazione vaccinale, specie in un momento di grave recrudescenza dell’emergenza pandemica, imporrà fin da subito il sensibile rallentamento di tutte le attività giudiziarie che devono essere necessariamente svolte in presenza, donde l’inevitabile allungamento dei tempi di definizione dei processi”.

Di qui, “ove dovessero inspiegabilmente mancare interventi normativi – che l’elevato e prevedibile numero di contagi e di vittime tra gli operatori di giustizia impongono -volti alla limitazione dell’attività giudiziaria sull’intero territorio nazionale”, l’invito dell’ Associazione nazionale magistrati ai dirigenti degli uffici giudiziari, “con la sollecitudine che la gravità del momento richiede, ad adottare, a tutela della salute, energiche misure organizzative al fine di rallentare immediatamente tutte le attività dei rispettivi uffici, senza escludere, nei casi più estremi, anche la sospensione dell’attività giudiziaria non urgente”

Alla minaccia dei magistrati replica l’Associazione Italiana Giovani Avvocati. “L’Anm, anziché invitare i Capi degli Uffici Giudiziari ad adottare: “energiche misure organizzative al fine di rallentare immediatamente tutte le attività dei rispettivi uffici – afferma Antonio De Angelis, Presidente Nazionale Aiga –  dovrebbe prodigarsi per cercare di garantire lo svolgimento di tutte le attività giudiziarie in sicurezza, a partire dalla fissazione  delle udienze per fasce orarie, anche pomeridiane””.  “Oggi chi rischia di più il contagio nei Tribunali sono proprio gli Avvocati, costretti a lunghe attese per lo svolgimento delle udienze in luoghi ove non è possibile rispettare il distanziamento sociale – concludono Simona Tarantino, Vicepresidente Nazionale Aiga e Mariella Sottile, Responsabile della Conferenza degli Eletti Aiga.

“Il tema della vaccinazione degli operatori della Giustizia è un tema che ci unisce, tanto  che ci ha portato in passato come Ocf a sposare alcune delle posizioni dell’Anm – spiega l’avvocato Giovanni Malinconico, Coordinatore dell’Ocf – ma un conto è porre il tema, un altro è proporsi in termini così perentori e minacciare di rallentare le udienze, aggiungendo ulteriori ritardi a una Giustizia che invece avrebbe bisogno non di correre ma di volare, per recuperare tutto il tempo perso, tanto più in un momento così drammatico in cui occorre sostenere la ripresa del Paese”.

“Come avvocati Ocf – prosegue Malinconico – stavolta non possiamo accogliere la posizione dell’ANM, che anzi invitiamo a ritornare sui propri passi. Quello che è mancato, in questa fase, è stata la capacità di far intendere l’urgenza del tema vaccinazioni per la Giustizia”.

Nelle settimane scorse, l’Organismo Congressuale Forense ha più volte segnalato l’importanza della questione ricordando che: 1. la Giustizia è un servizio pubblico essenziale che non può fermarsi, a differenza di altri settori; 2. allo stesso modo della scuola, altro servizio essenziale che invece la pandemia ha interrotto, così la Giustizia merita attenzione da parte delle forze politiche; 3. il corretto funzionamento della Giustizia garantisce il corretto funzionamento del sistema paese e attira investitori stranieri, come sappiamo spaventati dalla lunghezza delle cause in Italia; 4. tutti coloro che operano nel settore della Giustizia non possono smettere di lavorare, pena l’interruzione del servizio pubblico essenziale.

“Sono spunti di riflessione che vanno posti con forza davanti all’interlocutore politico, – spiega Malinconico – ma che non possono indurre nessuno a porre degli ultimatum come il rallentamento delle udienze, una sorta di sciopero bianco insomma, che negherebbe il principio alla base delle nostre rivendicazioni: appunto la tutela di un servizio pubblico essenziale, posto a presidio dei diritti dei cittadini”.

“La Giustizia è un malato, speriamo non terminale – conclude il Coordinatore dell’Ocf – ma la soluzione non può essere ucciderlo come propongono i magistrati che anzi invitiamo a iniziare con noi un percorso comune di sensibilizzazione dell’opinione pubblica: dialogo dunque, non ultimatum”.

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