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RIFORMA FORENSE: «IL GOVERNO NE FARÀ UN DDL DELEGA»

È il chiarimento offerto ieri dal guardasigilli al Senato, a proposito della proposta di revisione che l’avvocatura ha definito nelle scorse settimane.

RIFORMA FORENSE: «IL GOVERNO NE FARÀ UN DDL DELEGA»

Alla nuova legge professionale forense si potrebbe arrivare con un disegno di legge delega varato dal governo.. Uno scenario interessante: ma al di là della forma che il vettore legislativo potrà assumere, è significativa soprattutto la frase con cui il ministro della Giustizia spiega di accogliere con «favore» il «disegno di legge presentato dal Consiglio nazionale forense, che rappresenta proprio una giusta spinta per la modernizzazione di questa nobile professione». È di fato il sigillo dell’Esecutivo all’articolato messo a punto da tutte le rappresentanze dell’avvocatura, istituzionali e associative, su mandato del congresso nazionale forense.

L’ok di Nordio è accolto con soddisfazione dal presidente del Cnf Francesco Greco, che due settimane fa ha coordinato la “agorà” in cui il testo è stato presentato a Ordini e Unioni forensi: «Bene il ministro Nordio: le parole pronunciate in occasione del question time al Senato sulla necessità di approvare al più presto la riforma dell’ordinamento forense confermano attenzione e consapevolezza sul ruolo dell’avvocatura, sull’evoluzione della professione e il suo ruolo costituzionale».

Il via libera di ieri ha un peso politico tanto maggiore se si considera che il ministro della Giustizia è intervenuto in replica a una “interrogazione a risposta immediata” del senatore Gianni Berrino, capogruppo del partito della premier nella commissione Giustizia di Palazzo Madama.

Un cerchio che si chiude, insomma, e che dovrebbe preludere a varo del provvedimento in Consiglio dei ministri, probabilmente nella forma della “delega”, appunto.

Il quesito di Berrino è condiviso con tutti i rappresentanti di Fratelli d’Italia nell’organismo di Palazzo Madama guidato dalla leghista Giulia Bongiorno (Sandro Sisler, Sergio Rastrelli, Salvatore Sallemi, Susanna Campione, Ernesto Rapani e Marco Silvestroni), oltre che con il presidente dei senatori meloniani Lucio Malan: «Le chiedo di sapere», ha detto ieri in Aula, rivolto a Nordio, il senatore Berrino, «quali siano le sue valutazioni sui punti salienti e sulle finalità della proposta di riforma della professione forense», e anche sul «possibile inserimento della figura dell’avvocato all’interno della Carta costituzionale».

Il responsabile del dicastero di via Arenula ricorda innanzitutto di appartenere a una famiglia di legali, e quindi di aver firmato, tre giorni fa, «la Convenzione europea per la protezione degli avvocati, promossa dal Consiglio d’Europa, che assicurerà il rispetto di tutti i diritti della difesa e la più ampia libertà nell’esercizio della professione forense». Nordio ribadisce ancora che «se la difesa non ci fosse, avremmo non un processo democratico, ma un processo dittatoriale come erano quelli di Stalin con Vyshinsky o di Hitler con Roland Freisler». E il guardasigilli esprime appunto il proprio «favore» al «disegno di legge presentato dal Cnf», con un accenno ad alcuni dei contenuti: «I compensi, la monocommittenza, le collaborazioni continuative, le compatibilità con altre attività, il tirocinio e l’esame di Stato». Ma proprio «alla luce di tale complessità», aggiunge il responsabile della Giustizia, «stiamo pensando a una legge delega di imminente presentazione in Consiglio dei ministri, al fine di rendere più agevole l’iter di approvazione del disegno di legge e, quindi, per favorire un confronto pieno e costruttivo con l’avvocatura». Nordio non manca di esprimere di nuovo «rammarico» per non aver potuto inserire «l’avvocatura» nel ddl costituzionale sulla separazione delle carriere, ma spiega: «Speriamo e contiamo che, se la riforma costituzionale in atto avrà una celere approvazione, nell’ambito di questa legislatura, confidando anche in una convergenza di altre forze politiche che su questo dovrebbero essere d’accordo, potremmo, con provvedimento accelerato, inserire anche la figura dell’avvocato nella Costituzione».

Soddisfatto è dunque il commento a caldo di Greco, che accoglie a propria volta «con favore» l’intenzione del governo di «procedere con immediatezza all’avvio dell’iter legislativo, con l’imminente presentazione della riforma forense in Consiglio dei ministri».

Il vertice del Cnf riassume anche la genesi e alcuni passaggi del testo ora all’attenzione dell’Esecutivo: «Il progetto di riforma della legge professionale nasce da un percorso unitario e condiviso avviato su impulso del congresso nazionale forense. È stato istituito un tavolo unitario dell’avvocatura che ha visto», rammenta Greco, «il coinvolgimento di tutte le sue componenti» , e cioè «Ordini, Unioni regionali, associazioni, comitati Pari opportunità e Consigli di disciplina» , per lavorare a una «proposta di riforma profonda, moderna e coerente con l’evoluzione del ruolo dell’avvocato nella società. Il testo è frutto di questo lavoro collegiale, fondato sulle mozioni approvate a Lecce e a Roma e ulteriormente arricchito dal dibattito interno all’avvocatura. Tra i punti qualificanti: la regolamentazione della monocommittenza, il superamento dell’attuale sistema di incompatibilità, la semplificazione del procedimento elettorale dei Consigli dell’Ordine, il rafforzamento del ruolo dell’avvocato come soggetto protagonista della tutela dei diritti, il tirocinio e l’esame di Stato».

Insieme con l’imprimatur del guardasigilli, ieri si è dunque registrata, sulla “autoriforma” dell’avvocatura, la convergenza del partito di maggioranza relativa: è significativo il fatto stesso che Fratelli d’Italia abbia tenuto a verificare la prospettiva della riforma forense. Nella propria controreplica, il senatore Berrino ha fatto innanzitutto notare di essere anche lui avvocato, e ha ringraziato Nordio «soprattutto per aver pensato a un percorso veloce per l’approvazione» del nuovo ordinamento professionale. «Penso che la giustizia italiana abbia bisogno di questa riforma: non solo gli avvocati, ma anche i cittadini». Il capogruppo Giustizia di FdI ha riconosciuto a Nordio «l’impegno» e anche la «attenzione» alla «possibilità di raggiungere in tempi brevi l’inserimento dell’avvocato nella Carta costituzionale».

il dubbio

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