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LA TOGA HA PERSO IL FASCINO

Crolla il numero di iscrizioni in Piemonte per la professione forense, penalizzata dalla Pandemia e con un’allarmante disparità di genere

LA TOGA HA PERSO IL FASCINO

Se parliamo di una professione che si trova in crisi ormai da anni, di certo la Pandemia non può aver migliorato la situazione degli avvocati in Piemonte.

Di fatto cala sempre di più il numero di giovani praticanti legali che si affacciano al lavoro così come all’albo professionale.

Un dettaglio dovuto tanto alla crisi di vocazioni quanto alla diminuzione dei redditi e alla disparità di genere.

Solo nel 2020 infatti circa un avvocato su due di Torino aveva chiesto il contributo statale di 600 euro.

Il Coronavirus non ha fatto sconti a nessuno e il mondo forense si è trovato di fronte a inevitabili difficoltà come tutti gli altri, dettate principalmente dalla sospensione delle attività giudiziarie nel corso del primo lockdown.

Ciò nonostante l’ultimo rapporto Censis sull’avvocatura presenta enormi differenze di reddito a livello geografico.

Non solo evidenziando il calo del 2020, ma anche il preoccupante divario tra uomini e donne che denota una vera e propria discriminazione di genere.

Prendendo in considerazione ogni distretto giudiziario e ogni classe di età, le donne guadagnano molto meno rispetto ai loro colleghi uomini.

Parliamo di una forbice di genere decisamente ampia che il consiglio dell’Ordine si impegnerà a risolvere con nuove iniziative di formazione e protocolli.

Recentemente infatti è stato ottenuto il legittimo impedimento in udienza per le donne in gravidanza, insieme a un nuovo progetto per un babyparking all’interno del Palazzo di Giustizia.

Quest’ultimo sarà dedicato sia ad avvocati, magistrati e personale amministrativo, che a chiunque abbia necessità di entrare al Bruno Caccia.

A questo scopo, l’Ordine degli avvocati è riuscito ad ottenere dal presidente della Corte d’Appello la disponibilità di un locale di 70 metri quadri, dove tutti coloro che ne avranno bisogno potranno lasciare momentaneamente i loro bambini.

Se calano i guadagni per un intero settore, ciò che dovrebbe realmente preoccupare una professione che da sempre è soggetta a disparità di genere è proprio la differenza di reddito tra uomini e donne.

Solo in Piemonte le donne guadagnano 31 mila euro a fronte dei 64 mila annuali dei colleghi.

Sebbene il divario sia meno marcato sotto trent’anni, la forbice si apre sempre di più all’aumentare dell’età degli avvocati.

Tra i 35 e i 39 anni infatti, le donne guadagnano in media quasi 15 mila euro in meno rispetto agli uomini, che ne guadagnano all’incirca 30 mila.

Tra i 40 e i 44 invece la differenza aumenta, con le donne che guadagnano 21 mila euro e gli uomini oltre i 40 mila, e così a salire.

Ci troviamo di fronte a un vero e proprio problema culturale, che riguarda sia la meritocrazia che la valorizzazione del lavoro in termini economici ma anche emotivi.

Una questione che va di pari passo con il calo delle iscrizioni dei praticanti di Torino che, frutto di una saturazione del mercato, scendono a 248 nel 2020 rispetto ai 371 del 2018.

Per quanto la concorrenza sia alta, soprattutto nei settori più comuni come sfratti e recuperi credito, i professionisti consigliano di puntare verso le specializzazioni.

La chiave del momento infatti, sarebbe proprio quella di differenziarsi il più possibile dai propri colleghi, in quanto ogni cliente è disposto a pagare per un servizio su misura e per un avvocato specializzato.

D’altro canto sono anche molti i professionisti forensi che non rinunciano ad aprire un studio con forze congiunte.

Il co-working potrebbe rappresentare un’altra soluzione per il settore in Piemonte, specialmente per tutti gli avvocati in difficoltà.

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