Anno: XXV - Numero 86    
Venerdì 17 Maggio 2024 ore 13:00
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LA BEFFA DELL' EQUO COMPENSO

In caso di violazione delle norme sull'equo compenso, il testo prevede una sanzione a carico del professionista sottopagato, invece che del committente inadempiente

LA BEFFA DELL' EQUO COMPENSO

È “davvero paradossale che, in caso di violazione delle norme sull’equo compenso, il testo preveda una sanzione (disciplinare) a carico del professionista sottopagato, invece che del committente inadempiente, e “non è tutto”, visto che il provvedimento stabilisce che” tale sanzione venga applicata non a tutti i pLrofessionisti che accettano un compenso inferiore al dovuto, ma soltanto agli iscritti agli Ordini”, affermando di fatto l’imposizione del concetto dei “due pesi e due misure”. Lo si legge nella lettera che la presidente dell’Adc (Associazione dottori commercialisti) Maria Pia Nucera ha indirizzato all’onorevole Giorgia Meloni (FdI), in qualità di prima firmataria della proposta di legge sull’equo compenso, che dovrebbe presto arrivare all’esame dell’Aula della Camera.

La pdl, si sottolinea, “regola i rapporti tra liberi professionisti e grandi committenti soltanto se originati da “convenzioni”.

Tuttavia, “la maggior parte delle volte il professionista instaura con Pubblica amministrazione e grandi committenti rapporti “non convenzionali”. Anzi – puntualizza la numero uno del sindacato – è proprio nell’alveo di quel tipo di prestazioni che spesso si celano richieste, da parte delle Pa, di corrispettivi “vergognosi” o addirittura, come la cronaca ha spesso riportato, di gratuità”. Pertanto, “una legge che voglia essere di ausilio alla qualità delle prestazioni professionali non soggiacendole a ricatti e soprusi, non può tralasciare questa tipologia contrattuale senza correre il rischio di divenire una dichiarazione d’intenti senza impatto”, mentre appare “incomprensibile il ruolo che verrebbe assegnato agli Ordini, posti dall’Ordinamento a tutela della fede pubblica e non degli interessi dei propri iscritti”. Nucera, infine, chiede a Meloni, “alla luce di quanto esposto, di riportare il disegno di legge, come peraltro era previsto nella sua versione originaria (prima delle modifiche parlamentari), all’obiettivo di corrispondere all’esigenza di garantire concretamente a tutti i professionisti italiani un compenso che sia realmente equo”.

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