Anno: XXV - Numero 76    
Venerdì 3 Maggio 2024 ore 13:15
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I CONTRIBUTI MINIMI IN CASSA FORENSE

E le polemiche degli iscritti.

I CONTRIBUTI MINIMI IN CASSA FORENSE

Dopo tre anni di studi, la riforma della previdenza forense è rientrata ai box e non entrerà in vigore prima del 01.01.2025.

Nel frattempo Cassa Forense ha lanciato sul sito questo comunicato: «Anno 2024: informativa e modalità di riscossione dei contributi minimi Si comunica che per il 2024 la riscossione della contribuzione minima obbligatoria (contributo minimo soggettivo, contributo minimo integrativo e contributo maternità) è ripresa secondo la modalità ordinaria disciplinata dal Regolamento Unico.

Pertanto, le prime 3 rate verranno riscosse a titolo di acconto, sulla base della contribuzione minima dell’anno 2023 non rivalutata, mentre la 4 ed ultima rata, con scadenza 30 settembre 2024, comprenderà la rivalutazione ISTAT prevista dall’art. 21 del Regolamento Unico (+ 5,4%) e il contributo di maternità.

Si ricorda che per il 2023 con le consuete 4 rate è stato riscosso il solo contributo minimo soggettivo e il contributo di maternità, ed è stata posticipata, con separato avviso di pagamento, la riscossione del contributo minimo integrativo di euro 805,00 al 31/12/2023 (diniego del Tar Lazio al ricorso di Cassa Forense avverso il provvedimento con il quale i Ministeri Vigilanti avevano imposto la riscossione del contributo minimo integrativo 2023).

Le eventuali sanzioni per omesso/ritardato pagamento dei contributi minimi si applicano a decorrere dalla scadenza dell’ultima rata, ovvero dal 30/9/2024, come previsto dall’art. 71 del Regolamento Unico».

La cosa ha scatenato le polemiche.

MGA ha lanciato sul sito questa richiesta:

«Molte e molti avvocati ci stanno chiedendo di organizzare una protesta contro l’aumento della pressione previdenziale e dei contributi minimi in particolare.

Potremmo anche farlo, ma ci vorrebbe non il sostegno sui social ma la certezza di una vostra partecipazione in presenza.

Quante e quanti di voi sarebbero disponibili a partecipare senza inventarsi scuse all’ultimo momento?

Quante e quanti di voi sarebbero disponibili a garantire la propria presenza in un evento di protesta a Roma, nei pressi della Cassa Forense?

Questa, adesso, è la domanda».

NAD quest’altra:

«Minimi contributivi sostenibili: fate presto!

Il 22 ottobre del 2022 il comitato dei delegati di Cassa Forense approvava la riforma del sistema previdenziale, rivedendo al ribasso i minimali sul contributo soggettivo ad € 2.200,00 e ad € 250,00 per il contributo integrativo, con decorrenza dal primo gennaio 2024.

Questa misura, inserita nell’insieme della riforma, rispondeva alla necessità di venire incontro all’esigenza di quella larga fascia di iscritti afflitti da una reale difficoltà nel produrre un’adeguata redditività.

Il provvedimento di riforma, nell’insieme della ridefinizione del sistema, è totalmente compatibile con la conservazione della sostenibilità imposta per legge all’ente di categoria, tanto più che potrebbe aumentare la possibilità, per gli avvocati con redditi medio bassi, di stare al passo con la contribuzione, ove l’asticella del minimale sia posta ad un livello più sostenibile in relazione all’attuale redditività di una larga fascia della categoria.

Di fatto, ad oggi, le insolvenze per contributi sono intorno al miliardo e quattrocento milioni, sintomo che un problema di sostenibilità effettiva della contribuzione a carico di una larga fascia degli iscritti emerge.

I ministeri vigilanti hanno di fatto congelato l’entrata in vigore della misura riformatrice, procrastinandola con richieste di chiarimenti che sembrano partire da un presupposto poco condivisibile ed inquadrabile nella casistica dell’eccesso di potere: siccome il bilancio di Cassa Forense rientra nel conto economico dello Stato, qualsiasi modifica regolamentare deve considerare anche gli equilibri generali di finanza pubblica.

Ripercorrendo la normativa di regolamentazione degli enti di categoria, appare abbastanza chiaro che gli enti devono provvedere a tenere in linea i propri conti secondo i criteri legali dettati (sostenibilità a 30 anni più 20) ma non certo farsi carico degli equilibri di bilancio generali di finanza pubblica. Ove detto criterio passasse, non vi sarebbe più alcuna possibilità di interventi, se non peggiorativi. in termini di incremento della contribuzione e peggioramento dei trattamenti assistenziali e previdenziali, vista la situazione estremamente critica dei conti pubblici nazionali.

Prospettiva del tutto inaccettabile.

In queste ore sono stati rilasciati da Cassa Forense i bollettini per il pagamento dei minimali dell’anno corrente, ognuno comprendente € 796,00 per contributo soggettivo ed € 201,00 per contributo integrativo minimali 2024. Detta circostanza rende ancor di più palese quanto sarebbe stata importante la rapida entrata in vigore di un provvedimento che avrebbe dato, ad una vasta fascia della categoria, una vitale boccata d’ossigeno, ad oggi negata dalle burocrazie dei ministeri vigilanti.

Si ha, tuttavia, notizia della riapertura del dialogo fra Cassa Forense ed i ministeri al fine di ulteriormente approfondire le motivazioni tecniche a riprova della complessiva sostenibilità dell’impianto della riforma.

Fondamentale far emergere con chiarezza che passaggio essenziale per la reale e definitiva stabilizzazione della sostenibilità dell’ente è la determinazione di minimi contributivi sostenibili.

Ove si decidesse diversamente, vorrebbe dire che si continuerà ad inseguire una sostenibilità teorica e sulla carta, con inevitabile ulteriore riduzione del numero degli iscritti e della reale sostenibilità della contribuzione, condizioni che potrebbero effettivamente far sorgere problemi concreti di sostenibilità reale.

Bisogna vigilare sui vigilanti, affinché la finestra di interlocuzione aperta con l’ente approdi ad un’adeguata revisione al ribasso dei minimali.

Per questo appare opportuno far pervenire alle pec istituzionali dei ministeri competenti (Lavoro, Economia e Giustizia) richiesta di rapida entrata in vigore della riduzione dei minimali, al fine di far comprendere quanto sia essenziale per la sopravvivenza di una larga fascia della categoria l’entrata in vigore di questo provvedimento.

E’ chiaro inoltre che la corretta definizione di questa fase di interlocuzione appare vitale non solo per questo singolo provvedimento ma per la conservazione, nell’insieme, di un reale ed effettivo spazio di autonomia per tutti gli enti di categoria.

Ove ciò non accada, bisognerà far sentire forte la voce dell’Avvocatura.

Nuova Avvocatura Democratica è pronta a combattere.»

Luigi Maria Vitali, avvocato di Catania di Azione Forense , invece scrive:

«L’esasperazione demagogica dei problemi non porta a niente.

Certo è la via più facile per la visibilità del singolo: basta gridare più forte degli altri.

E, al solito, basta portare tutti a guardare il dito che indica di guardare la luna.

La via più difficile passa dalla comprensione delle dinamiche che portano al problema contingente.

Perché pagheremo oltre 4000 euro di minimi?

Facile prendersela con la Cassa.

Ma pochi hanno chiaro che le cause sono diverse e decisamente più gravi.

Le battaglie vanno fatte sui diritti, non sui minimi contributivi, il cui importo è conseguenza di un disegno preordinato al sacrificio dei primi, in nome di un presunto efficientamento della giustizia.

E attraverso il sacrificio dei diritti si azzoppa l’ Avvocatura.

La battaglia non va fatta per abbassare i minimi, ma per consentirci di svolgere la nostra professione, per metterci in condizione di pagare quelle somme senza patemi.

L’attenzione va spostata necessariamente sul ruolo dell’avvocatura di oggi, nell’impianto di una giustizia che ha stravolto il concetto di tutela dei diritti e, di conseguenza, ci costringe ad una condizione economica al ribasso.

Chi vuole lavorare con noi su questo è benvenuto».

Si moltiplicano le proteste sui social, dove gli iscritti sono molto agguerriti!

Per parte mia, invito i meccanici ai box a rivedere l’intero impianto della riforma così da renderla inclusiva e non esclusiva, evitando l’opzione elitaria (regolarità dichiarativa e contributiva) com’è avvenuto per il regolamento dell’assistenza, entrato in vigore l’01.01.2024.

Impariamo dalla Formula 1: se i meccanici non sono rapidi nel cambio gomme, vengono sostituiti, altrimenti la “Ferrari” non esce dai box.

Di Paolo Rosa (Avvocato)

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