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AGLI “EROI” NEMMENO IL DOVUTO

Alcune amministrazioni non riconoscono il compenso per le guardie notturne

AGLI “EROI” NEMMENO IL DOVUTO

Una notte in guardia è retribuita cento euro, in pronto soccorso si sale a 120, nei festivi vale da 117 a 137 euro e rotti: è una delle conquiste del nuovo contratto dei medici ospedalieri. Ma se alcune aziende sanitarie lo sanno, altre a quanto pare no. Aaroi Emac, per ora unico sindacato a muoversi, ha scritto ai Direttori generali, amministrativi sanitari ed ai direttori delle risorse umane di quelle aziende Asl ed ospedaliere diffidandole ad adempiere al dettato approvato da Aran e sindacati medici alla fine dello scorso anno. Un contratto – quello dei dirigenti d’Area sanitaria del Servizio sanitario nazionale 2016-18 – strappato con lunghe ed articolate trattative.  Il testo vigente remunera le guardie a partire da 100 euro per ogni turno espletato in orario di lavoro o fuori orario. La remunerazione vale sia per i turni di notte sia per i turni nei festivi. Sale a 120 euro per i medesimi turni se eseguiti in Pronto soccorso. Il compenso decorre a partire dal mese successivo alla data di entrata in vigore del contratto, firmato il 19 dicembre scorso. «Non si presta dunque ad interpretazioni il fatto che anche la remunerazione delle guardie diurne festive e non solo di quelle notturne debba essere pari a 100 euro», ribadisce il presidente Aaroi Emac Alessandro Vergallo. E spiega: «A tale cifra andrà poi aggiunta l’indennità di turno festivo di euro 17,82 che non eÌ “compresa ed assorbita” dalla remunerazione per le guardie. Infatti, il contratto prevede che la nuova remunerazione assorba le indennità per servizio notturno e festivo ma non l’indennità di turno festivo, che dunque è compensata con euro 117,82 in tutti i reparti e 137,82 a turno in Pronto soccorso». Vergallo segnala come alcune regioni abbiano ottemperato all’adempimento; altre invece non si sono ancora adeguate e le diffida ad adempiere nei termini esposti, con la maggiorazione ulteriore per i turni nei festivi e per l’attività in Ps. «Decorso infruttuosamente il termine di 10 giorni dal ricevimento della presente saranno avviate tutte le azioni necessarie alla tutela dei diritti lesi nelle forme adeguate e nelle sedi competenti, valendo la presente come messa in mora». Per inciso, l’applicazione del nuovo contratto quasi coincide con l’apertura della fase di emergenza Covid-19, un’emergenza vissuta in prima linea dagli Anestesisti rianimatori che figurano in genere, in queste settimane, tra i sanitari ricompensati in base al decreto Cura-Italia con un extra tratto da risorse di stato e regioni per l’attività fin qui svolta. Il tema delle guardie non adeguatamente remunerate è solo fino a un certo punto slegato da quello dei compensi per l’attività straordinaria dei medici anestesisti e dei reparti Covid. «Un comune denominatore c’è ed è il rischio che l’impegno profuso per far funzionare i reparti in qualche caso non sia premiato né dall’applicazione del contratto per quanto riguarda i turni di guardia né dalle aziende per quanto riguarda gli straordinari», dice Vergallo a DoctorNews. «Noi ci siamo mossi anche su questo secondo fronte e ci colpisce che le regioni più riottose a premiare l’attività straordinaria svolta dai medici in questi mesi coincidano spesso con quelle che non hanno avuto molti casi di Covid. Un paradosso, perché si poteva pensare che l’emergenza tracimasse dall’attività del sanitario a quella del personale amministrativo, con il rischio di paralizzarla, in regioni più colpite come Lombardia, Emilia Romagna, Toscana. Invece quelle regioni stanno onorando gli impegni; ad esempio in Emilia Romagna il carico lavorativo in più di questi mesi è già stato in gran parte remunerato tra le attività aggiuntive (il classico straordinario che parte da circa 60 euro all’ora, ndr). Nel contempo in aree meno colpite non solo spesso è tutto fermo, ma in qualche caso delle Asl tardano pure ad applicare il contratto per la corretta remunerazione dei turni di guardia».

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