Anno: XXVI - Numero 224    
Giovedì 20 Novembre 2025 ore 13:30
Resta aggiornato:

Home » L’altro petalo di Garofani. L’ostilità per Schlein dei moderati del Pd

L'altro petalo di Garofani. L’ostilità per Schlein dei moderati del Pd

Il consigliere di Mattarella parlava come Prodi, Gentiloni, Zanda… Ma intanto la segretaria si coccola le correnti di sinistra e quelle di centro restano deboli. Il lodo Iva Zanicchi e le inevitabili primarie, inevitabilmente contro Conte. E c’è un problema, dice D’Alimonte

L'altro petalo di Garofani. L’ostilità per Schlein dei moderati del Pd

Nel pieno del caso Garofani, Elly Schlein sui divanetti di Montecitorio scherza coi giornalisti. A suo modo, il consigliere di Sergio Mattarella, nella ormai famosa chiacchierata con amici, rivelava un umore diffuso nel centrosinistra: Schlein è una leader troppo radicale, serve un leader riformista, in grado di parlare ai moderati. Nelle sue parole c’è l’eco di quelle pronunciate da Paolo Gentiloni, Romano Prodi, Luigi Zanda, Pierluigi Castagnetti… molti ex Dc di antica militanza decisamente critici con Schlein al punto da tifare per un provvidenziale scossone anche in casa dem. La segretaria non ne è per nulla impensierita. Così alla Camera, mentre a pochi metri il capogruppo di Fratelli d’Italia Galeazzo Bignami s’affanna a chiarire che non ce l’aveva con Sergio Mattarella, lei racconta di quella volta, era il 2014, in cui fece un confronto tv con Iva Zanicchi. Erano entrambe candidate alle Europee, e la conduttrice di Ok il prezzo è giusto in studio recitò un pezzo forte del suo repertorio: l’intemerata contro i comunisti. Ma erano esigenze di scena. Con Schlein si rividero di lì a poco nei camerini, e Zanicchi le confidò con un abbraccio. “Cara Elly, io non ce l’ho con te. Tu sei di una sinistra nuova. Quasi, ti voterei”.

“Grandissima Iva”, ricorda oggi Schlein. Le ha fornito la migliore risposta a chi pensa che lei non sia adeguata a rappresentare tutto lo schieramento di centrosinistra. Al teorema Garofani, lei contrappone il lodo Zanicchi: se anche Iva l’apprezza, possono ben votarla i riformisti del Pd. O no? Sulla base di questo assunto, Schlein già pensa alle primarie di coalizione. “Sono pronta a correre”, va ripetendo da qualche giorno ai suoi interlocutori fuori e dentro il partito.

Al Nazareno, Schlein ha già raggiunto un nuovo patto interno. Se una parte degli ex Dc non sanno darsi pace, un’altra parte ha da tempo varcato il Rubicone. Il 29 e 30 novembre a Montepulciano si ritroveranno con Schlein le correnti di sinistra – bersaniani, orlandiani, giovani turchi – e con loro i supporter di Dario Franceschini che, detto per inciso, di Garofani è fraterno amico, oltre che più che trentennale compagno di partito nella Dc, poi nei Popolari e infine nel Pd.

La mossa del correntone è talmente sfacciata che qualcuno storce il naso. “È un’operazione un po’ dorotea, mi sembra un abbraccio interessato”, commenta con Huffpost il deputato Roberto Morassut, coscienza critica dei dem “da sinistra”. “Invece che fare correntoni, bisognerebbe convocare gli organismi dirigenti e discutere di linea politica. Invece, siamo in una fase di cambiamenti epocali, e noi non discutiamo. Il partito così diventa una groviera, il dibattito politico si trasferisce sulle terrazze e nelle cene, ma non nell’unico posto in cui dovrebbe”.

Di fatto, l’assemblea del Pd non viene convocata da dieci mesi. La segretaria dovrebbe farlo per statuto entro la fine dell’anno. Ma già si prevede che sarà a pochi giorni dal Natale. Per gli auguri. 

Morassut è una voce pressoché isolata. E benché abbia avvertito Schlein dei suoi dubbi, non è riuscito a convincerla. La segretaria andrà a prendersi l’abbraccio del correntone di Montepulciano. Di più: il responsabile dell’organizzazione, Igor Taruffi, invita anche i riformisti a unirsi a loro. Ma l’appello può interessare al massimo Stefano Bonaccini e i lettiani. Non certo gli altri – Lorenzo Guerini, Graziano Delrio, Pina Picierno, Filippo Sensi, i milanesi – che infatti si sono dati appuntamento nella stessa data a Prato, poco lontano, per discutere di innovazione. La nuova minoranza del Pd sono loro. La segretaria è invitata a tenerne conto quando farà le liste elettorali.

Non ci sarà, invece, il congresso anticipato. Il mandato di Schlein scade a febbraio, e se le politiche saranno a fine maggio, come sembra, non si farà in tempo a tenere l’assise. Al momento, poi, non ci sono competitor in grado di contenderle la leadership. Antonio Decaro sarà appena insediato in Puglia, Michele De Pascale è da poco alla guida dell’Emilia-Romagna. La sfida riformista potrebbe venire solo da fuori, alle primarie di coalizione.

Ma su questo punto ha ragione Garofani: l’offerta al centro è ancora troppo debole. Ernesto Maria Ruffini è alle prese con la rete dei comitati ulivisti. Prevede di tenere l’assemblea nazionale per marzo prossimo. Anche la lista civica nazionale di Alessandro Onorato si va strutturando. Se Meloni dovesse fare la riforma elettorale di cui si parla, li obbligherebbe a correre tutti insieme. Casa riformista, il progetto renziano, è quello in fase di più avanzata attuazione. “Noi ci siamo, siamo pronti a correre alle primarie e ovviamente riconosceremo chiunque dovesse vincere. Fosse anche Conte”, dice all’Huffpost il capo dei senatori di Italia Viva, Enrico Borghi. “Ci siamo dati l’appuntamento delle Regionali per capire se c’era consenso. Il test è superato. Per noi il modello devono essere le regionali in Toscana, dove abbiamo fatto una lista unitaria coi Socialisti, i Radicali, i Civici, Più Europa… e abbiamo preso il 9 per cento”.

Allo stato dell’arte, l’unico vero sfidante di Schlein resta Giuseppe Conte, anche se il suo partito, secondo l’ultimo sondaggio Ipsos, è staccato di oltre 7 punti dal Pd. Il politologo Roberto D’Alimonte, sul Sole 24 Ore, avverte di un rischio che riguarda sia Schlein che Conte. Con ciascuno dei due alla guida della coalizione, difficilmente si sommerebbero tutti i voti del centrosinistra, che sulla carta oggi valgono il 45,1% contro il 46% del centrodestra (con Azione da sola). Questo perché non tutti gli elettori del Pd voterebbero centrosinistra con la leadership di Conte, e lo stesso vale a parti inverse. Un motivo in più a favore dei teorici del papa straniero. Ma non ditelo a Garofani.

di Alfonso Raimo su Huffpost

 

© Riproduzione riservata

Iscriviti alla newsletter!Ricevi gli aggiornamenti settimanali delle notizie più importanti tra cui: articoli, video, eventi, corsi di formazione e libri inerenti la tua professione.

ISCRIVITI

Altre Notizie della sezione

Magistrati in barricata.

Magistrati in barricata.

18 Novembre 2025

Per il Csm, solo per il Csm, per nient’altro che per il Csm Il no alla separazione delle carriere è evocativo: nessuno teme per l’indipendenza dei pm. Quello che non si manda giù è che i membri togati dei due Consigli siano estratti a sorte, togliendo potere alle correnti (ma il sorteggio non è poi così male)

Archivio sezione

Commenti


×

Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all’uso dei cookie.