La separazione delle carriere fra giudici e pm.
Finalmente. Forse
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Forse stavolta è la volta buona. Forse, molto forse. La corporazione mediaticamente potente dei magistrati farà di tutto per sabotare una riforma che ripristinerebbe le basi di uno Stato di diritto, i tempi sono lunghissimi e rischiano di andare oltre la fine di questa legislatura. È giusto essere scettici, e anche un po’ increduli. Ma è un fatto che il Consiglio dei ministri, sotto la spinta del ministro Carlo Nordio, ha approvato il disegno di legge costituzionale per la separazione delle carriere tra giudici e magistrati dell’accusa.
Diranno che è un vulnus all’indipendenza della magistratura. Ma non diranno che la separazione delle carriere è ordinamento vigente in Spagna, Germania, Svezia, Portogallo, Inghilterra, Stati Uniti, Australia, Canada, Nuova Zelanda, India, Giappone, e altri e non lo è Italia, in Francia, in Turchia, in Bulgaria, Romania e altri.
Finalmente aumenteranno le garanzie per tutti i cittadini, tutti, indistintamente, di essere giudicati da un giudice terzo.
Finalmente viene messa una barriera tra chi giudica, la cui terzietà deve anche apparire, oltre che ovviamente essere, ineccepibile, e il magistrato dell’accusa.
Finalmente accusa e difesa vengono messi sullo stesso piano.
Finalmente chi giudica gli atti dell’accusa non chiamerà collega chi è solo una parte del processo.
Finalmente un bagno di imparzialità libererà le aule dei tribunali da sospetti di parzialità.
Finalmente uno squilibrio viene corretto.
È quello che vorremmo scrivere quando la riforma verrà approvata. Prima è giusto essere molto prudenti e le resistenze corporative saranno fortissime. Ma intanto…
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