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Ingiuste detenzioni: si riparte dalla proposta di Enrico Costa

Uno degli obiettivi è quello di modificare l'articolo 315 del codice di procedura penale «prevedendo che la sentenza di accoglimento della domanda di riparazione per ingiusta detenzione sia trasmessa agli organi titolari dell’azione disciplinare nei riguardi dei magistrati, per le valutazioni di loro competenza»

Ingiuste detenzioni: si riparte dalla proposta di Enrico Costa

Ripresa due giorni fa in Commissione Giustizia della Camera la discussione della proposta di legge a prima firma Enrico Costa, vice- segretario di Azione, sul tema delle ingiustizie detenzioni. La proposta di legge si pone due obiettivi. Il primo: modificare l’articolo 315 del codice di procedura penale «prevedendo che la sentenza di accoglimento della domanda di riparazione per ingiusta detenzione sia trasmessa agli organi titolari dell’azione disciplinare nei riguardi dei magistrati, per le valutazioni di loro competenza», ossia al Procuratore generale di Cassazione e al Ministro della Giustizia.

Il secondo: modificare il decreto legislativo 23 febbraio 2006, n. 109, inserendo tra gli illeciti disciplinari dei magistrati il fatto «di aver concorso, con negligenza o superficialità, anche attraverso la richiesta di applicazione della misura della custodia cautelare, all’adozione dei provvedimenti di restrizione della libertà personale per i quali sia stata disposta la riparazione per ingiusta detenzione».

La proposta di legge – relatore il forzista Pierantonio Zanettin – era stata presentata a maggio 2020 e ricalca il testo di un’altra pdl respinta dall’Assemblea della Camera il 2 luglio 2019. La premessa dalla quale parte Costa è che dinanzi alle nefaste conseguenze sul piano personale, professionale, familiare e sociale di una ingiusta detenzione non può essere «ammissibile che a pagare per gli errori del magistrato, in sede di valutazione dei presupposti per l’applicazione delle misure detentive, sia sempre e soltanto lo Stato (cioè, in ultima analisi, i cittadini stessi)».

Pertanto, si legge nella relazione della pdl, «se lo Stato riconosce che c’è stata un’ingiustizia, è corretto che affronti e valuti che cosa non ha funzionato: se qualcuno ha sbagliato, se l’errore è stato inevitabile, se c’è stata negligenza o superficialità, se chi ha sbagliato deve essere chiamato a una valutazione disciplinare». Ieri ci sarebbe dovuto essere l’Ufficio di Presidenza per fissare il termine per la presentazione degli emendamenti ma è stato tutto rinviato perché in Aula è stata posta la questione di fiducia sul decreto aiuti.

Da Il Dubbio

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