Anno: XXV - Numero 86    
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Giustizia, dai magistrati agli avvocati fino ai politici: chi è contro e chi a favore della riforma Nordio

Avvocati, magistrati e opposizioni tutti spaccati sulle modifiche penali del governo Meloni. L’addio all’abuso d’ufficio l’intervento più divisivo

Giustizia, dai magistrati agli avvocati fino ai politici: chi è contro e chi a favore della riforma Nordio

Dopo la Nazionale e il Fisco in Italia solo la giustizia, e ogni suo tentativo di riforma, riescono a creare accesi dibattiti e spaccature tra garantisti e riformisti. La riprova è quanto sta accadendo negli ultimi giorni con la prima riforma della giustizia del governo Meloni licenziata dal Consiglio dei ministri il 15 giugno scorso e a breve depositata alle Camere. Un disegno di legge che, intervenendo sul diritto penale, cancella il reato di abuso d’ufficio, fornisce più garanzie all’indagato in caso di custodia cautelare, fornisce una stretta sulle intercettazioni e il loro utilizzo da parte dei media e reintroduce, seppure per i reati meno gravi, l’inappellabilità del Pm andando a ripescare il principio fissato dalla cosiddetta “legge Pecorella”.

Materia delicata, dunque, da trattare con cura ma che ha spaccato tutti i fronti, da quello politico a quello dei magistrati fino agli stessi avvocati. Ecco in questa rassegna le posizioni delle singole parti che in questi giorni stanno infiammando il dibattitto sulla riforma già ribattezza “Nordio”.

Opposizioni divise, Terzo Polo approva l’intervento

Se da una parte 5 Stelle e Pd, almeno una sua parte, bocciano in partenza, il Terzo Polo è pronto a sostenerlo. Il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, prima del passaggio in Parlamento «per adesso» la riforma Nordio sulla giustizia, la considera «un passo nella direzione giusta. Ancora timido per noi, ma un passo in avanti».

Renzi, intervistato da Il Messaggero, ribadisce che «per quello che si capisce» della riforma, «il nostro voto sarà positivo su molti aspetti. Mi auguro che la maggioranza – aggiunge – colga la possibilità di accettare alcuni dei nostri emendamenti: sarebbe un gesto di rispetto e di intelligenza politica». In tema giustizia, fra le altre cose che servono, per Renzi, la più importante è «sancire la responsabilità di chi sbaglia».

Il reato di abuso d’ufficio «è una norma che può essere tranquillamente cancellata – sostiene l’ex premier -, io voterò a favore della proposta Nordio». Mentre «il traffico di influenze vuol dire tutto o niente, è un reato talmente indeterminato da non sembrare reale». È un reato «che non ha senso – aggiunge – senza la esplicita previsione normativa di che cosa siano le lobby». Guardando in casa Pd, Renzi rileva che «le differenze tra Schlein e sindaci sull’abuso di ufficio sono niente rispetto alle differenze sul resto».

Pd e sindaci divisi sull’abuso d’ufficio

«Noi sindaci con Anci chiedevamo una riforma del reato di abuso di ufficio. Non il colpo di spugna tipico della politica berlusconiana, che punta all’impunità. Siamo garantisti, non berlusconiani». Il sindaco di Bologna Matteo Lepore (Pd) critica la riforma della giustizia, e mette in guardia i suoi in una intervista a Repubblica. Il Pd deve fare opposizione «con le proprie proposte, che tengano conto delle pluralità che ci sono al nostro interno, ma che non devono scimmiottare la destra», sostiene il primo cittadino del capoluogo emiliano. «Non possiamo inseguire la destra come fa Italia Viva, che cerca i voti di Berlusconi», aggiunge. «Gli elettori, alle Politiche di settembre, ci hanno chiesto di stare all’opposizione e noi dobbiamo svolgere questo ruolo con orgoglio e impegno».

A promuovere pienamente, invece, il tentativo di riforma, sul fronte politico e dalla sponda Dem, è il governatore della Campania, Vincenzo De Luca: «sono dieci anni – ha detto – che mi batto contro il reato di abuso d’ufficio, credo che l’iniziativa assunta dal Governo sia importante e positiva. Ho ascoltato invece esponenti del Pd, che sono per la loro storia politica esempi di trasformismo e opportunismo, dire altro». L’associazione antimafia di Libera, invece, parla al contrario di «un pericoloso indebolimento dei presidi anticorruzione faticosamente istituiti nell’arco dell’ultimo decennio. Si tratta di un colpo di mano che sfrutta l’onda emotiva della scomparsa di Silvio Berlusconi» per «ostacolare l’azione giudiziaria di contrasto alla corruzione e alle mafie che prosperano grazie ad essa».

La parola del giurista

Anche per il giurista Sabino Cassese, la riforma va bene ed è fin troppo timida. «E’ una riforma che merita apprezzamento, in qualche punto troppo timida», dice Cassese sentito dal quotidiano Qn. «Sopprime un reato indicato in forma poco precisa, stabilisce il rispetto della vita privata delle persone indagate e non indagate, circonda di garanzie la custodia preliminare, perché non diventi una minaccia, cerca di evitare il ’’naming and shaming’’, cioè l’uso di additare al pubblico ludibrio, mediante la pubblicazione di informazioni sulla vita privata», spiega Cassese aggiungendo che «l’abuso di ufficio, nonostante l’intervento legislativo del 2020, è rimasto un reato non sufficientemente delineato dalla norma, indicato con eccessiva latitudine, sicché non si sa che cosa sia effettivamente vietato, e quindi sanzionabile. Il sindaco di una piccola città siciliana è stato indagato per abuso di ufficio per aver negato l’uso della biblioteca comunale per una manifestazione canora, preferendo un dibattito sul referendum costituzionale. Se – come è stato stimato – nel 2021 il 99% degli indagati è stato assolto, vuol dire che la figura del reato non è sufficientemente determinata e affermare che questo reato è funzionale alla individuazione di altri reati vuol dire sposare una concezione fantasiosa del diritto penale».

Un altro passaggio criticato è quello della cosiddetta inappellabilità di talune sentenze di assoluzione di primo grado, «vale per i reati meno gravi, include una percentuale minima di reati» chiarisce il giurista affermando che «questo è uno dei punti nei quali l’iniziativa governativa poteva essere più coraggiosa. Sul merito, può dirsi che, se non emergono fatti nuovi, un accanimento delle procure, dopo un proscioglimento, non fa altro che peggiorare la situazione della giustizia italiana, che dovrebbe preoccuparsi dei più di 4 milioni di procedimenti pendenti».

Nordio incassa il sì dei giovani avvocati

L’Associazione italiana giovani avvocati, Aiga, ha espresso «soddisfazione» per la riforma Nordio «orientata al rafforzamento delle tutele e delle garanzie dell’indagato e dell’imputato oltre che a una maggiore riservatezza di tutti i soggetti coinvolti nella vicenda penale». Il presidente dei giovani avvocati, Francesco Paolo Perchinunno, in una nota, ha sottolineato come la «strada verso la stagione delle riforme» sembri «segnata, anche se molto vi è ancora da fare.

L’abrogazione del reato di abuso d’ufficio, norma rivelatasi inefficace, non impedirà – spiega ancora il leader di Aiga – il perseguimento delle condotte illecite commesse dai rappresentanti delle Pa, ma eviterà la celebrazione di procedimenti che nella stragrande maggioranza dei casi trovano sentenza di archiviazione o di assoluzione. Nel solo 2021, 4.465 su 5.418 procedimenti aperti si sono conclusi in udienza preliminare, o con giudizio abbreviato con esito assolutorio».

Per il responsabile del Dipartimento del processo penale di Aiga, Mario Aiezza, «di rilevante importanza è anche il rafforzamento delle garanzie nella disciplina delle intercettazioni, con il divieto di indicare i dati personali dei soggetti diversi dagli interessati e di pubblicare le intercettazioni che il magistrato non abbia menzionato nella motivazione del provvedimento o utilizzate nel dibattimento». Aiezza, inoltre, è «giusta la scelta di impedire al Pm di appellare le sentenze di assoluzione, anche se per i soli reati a citazione diretta, mentre irragionevole appare la disciplina, introdotta dalla riforma Cartabia, che obbliga l’imputato a rilasciare il nuovo mandato ed eleggere domicilio per l’impugnazione al termine della celebrazione del primo grado di giudizio».

Il no dell’avvocato esperto e dei magistrati

Criticità e contraddizioni sono state sollevate anche dall’Associazione nazionale magistrati, Anm. Il punto principale del disegno di legge su cui sono focalizzate le diverse voci dell’Associazione nazionale magistrati resta quello sull’abrogazione dell’abuso d’ufficio: «toglierlo vorrà dire che i Pm procederanno per corruzione, si allargherà il concetto di utilità e al posto dell’abuso avremo la corruzione. Non mi pare una grande alzata di ingegno», spiega l’avvocato e professore Franco Coppi.

Sull’abolizione del reato, tra le quattro correnti dell’Anm, non c’è una compattezza di vedute: mentre per la segretaria di Area, Egle Pilla, quella fattispecie di illecito è «essenziale in ragione del controllo di legalità da esercitare sugli appartenenti alla pubblica amministrazione», per la presidente nazionale di Unicost, Rossella Matto, «si darebbe luogo ad un evidente vuoto di tutela» e secondo il segretario di Magistratura Democratica, Stefano Musolino, così si rischiano «forme di infiltrazione nella Pa da parte di sistemi di potere che hanno interessi a governarla, compresi quelli criminali».

Rispetto a questi pareri è più cauta la posizione di Magistratura Indipendente, che con il suo segretario Angelo Piraino, precisa: «in effetti la tendenza di tutte le più recenti riforme del sistema penale è sempre stata quella di prevedere ipotesi di reato sempre più specifiche, e l’abuso di ufficio è stato già fino a poco tempo fa più volte modificato in tal senso. L’esperienza concreta della sua applicazione mostra come le condanne per questo reato siano state decisamente poche e si fatica a trovare un punto di incontro tra le esigenze di giustizia in generale e il rispetto della sfera di discrezionalità della politica».

Le tesi di ’Mi’ sono meno critiche e più aperturiste nei confronti del provvedimento del governo anche riguardo all’introduzione della collegialità del giudice per la misura cautelare del carcere: «il principio generale, ossia che più persone giudicano un fatto e migliore è la qualità del giudizio, è indubbiamente condivisibile. Ma bisogna capire soltanto in che modo questo si rifletterà sull’attività giudiziaria», sostiene Piraino.

Nettamente contrarie le altre correnti: «porterà un caos organizzativo nella gestione degli uffici di Gip e Gup”», avverte Magistratura Democratica, mentre Unicost pone l’accento sui «chiari problemi applicativi per le numerose incompatibilità che si verificherebbero». Per Area, inoltre, questa modifica appare in contrasto con la necessità di dare risposte molto rapide, per esempio, nei casi contro la violenza di genere. Hanno diverse sfumature anche i pareri sull’inappellabilità da parte del Pm delle sentenze di proscioglimento (un’altra delle misure previste).

Da Il Sole 24 ore

 

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