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«Disponibili al confronto con Nordio sulla riforma prima che diventi legge»

Il sindacato delle toghe cambia postura e apre al dialogo con il guardasigilli in vista del prossimo congresso di Palermo.

«Disponibili al confronto con Nordio sulla riforma prima che diventi legge»

Dialogare senza contrapposizioni sterili ma tenendo fermo il diritto di esprimere il proprio punto di vista in merito alle riforme: è questa la linea che per adesso l’Anm intende mantenere nei confronti del governo. È quanto emerso ieri durante la conferenza stampa di presentazione da parte del “sindacato” delle toghe del Congresso che si terrà la prossima settimana a Palermo. «Auspichiamo un confronto con il ministro Nordio sulla riforma della Giustizia, almeno prima che diventi legge, per un contributo tecnico. Scelga lui se prima o dopo il Cdm» ha detto infatti il presidente Giuseppe Santalucia in merito al ddl costituzionale che l’Esecutivo sta per licenziare. Sul fatto che molto probabilmente il ministro Nordio non sarà presente all’assemblea, nessuna polemica: «ci dispiace se non sarà presente» visto il suo impegno al G7 della giustizia, tuttavia «saremmo felici se potesse venire in uno dei tre giorni» ha risposto Santalucia alla nostra sollecitazione su questo.

Ad intervenire, tra gli altri, alla tre giorni palermitana, ci saranno, tra tutti gli esponenti politici e istituzionali invitati, Giuseppe Conte (M5S) e la segreteria dem Elly Schlein. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha invece delegato il viceministro Sisto. Il leader dell’Anm ha poi proseguito: «Vorremmo dissipare l’idea di una magistratura antagonista e tornare a ragionare sui temi della correttezza istituzionale.

Il congresso sarà un’occasione per ragionare su come far intendere che siamo imparziali. Non possiamo essere sottoposti a denigrazioni solo perché ad esempio una norma non era negli intendimenti di chi l’aveva scritta». Il riferimento è al caso dei giudici attaccati dalla maggioranza per aver disapplicato il decreto Cutro, anche se poi «le Sezioni Unite hanno fatto emergere come tutto rientra nella normale attività interpretativa», ha chiarito Santalucia. «Vogliamo dipanare gli equivoci per evitare che sulla magistratura si annidino dubbi di imparzialità e scorrettezza istituzionale». Per Santalucia, che è intervenuto anche nel merito di alcune anticipazioni sulla prossima riforma della Giustizia, «ridurre la quota dei magistrati togati e separare le carriere è una ristrutturazione dell’ordine giudiziario, funzionale al ridimensionamento del potere giudiziario. Noi non crediamo che questo sia condivisibile».

Ha preso poi la parola il segretario generale dell’Anm Salvatore Casciaro: «Il cuore del congresso sarà il tema dell’indipendenza, che è un presidio per assicurare l’imparzialità». «L’associazionismo è trasparenza, confronto tra i vari punti di vista che esistono all’interno della magistratura. I nostri Cdc vengono trasmessi su Radio Radicale e non nelle segrete stanze dei luoghi di potere. Se negli anni ci sono state cadute dovete però dare atto che la magistratura ha preso le distanze e reagito a un “modo malato” di fare associazionismo. Ricordo che in qualche episodio non virtuoso c’erano anche politici oltre che magistrati, ma in quel caso non mi pare ci sia stata una severa critica da parte della politica».

Così Italo Federici, componente della giunta dell’Anm, ha risposto alla nostra richiesta di commentare quanto detto il 25 aprile da Matteo Salvini: «finché non ci sarà una magistratura seria e libera da correnti politiche, nessun italiano può dirsi tranquillo a casa sua». «L’indipendenza della magistratura è l’unica garanzia per i cittadini. Oggi la diamo scontata ma non è stato sempre così. Per questo va difesa ogni giorno», ha concluso la vicepresidente Alessandra Maddalena.

Contemporaneamente alla conferenza, AreaDg ha organizzato un convegno in linea con i temi del Congresso, dal titolo “Comunicazione giudiziaria e libertà di pensiero del magistrato”: «nell’ultimo anno – ha detto l’ex presidente dell’Anm Eugenio Albamonte – l’attacco ai magistrati che hanno preso decisioni sgradite alla maggioranza politica è diventato una costante. Spesso esso è stato condotto verso l’indipendenza di giudizio del magistrato, andando a cercare nella sua vita privata qualcosa che, mistificata e comunicata ad arte, abbia potuto dare all’opinione pubblica l’impressione di un suo pregiudizio, di una partigianeria che ne ha guidato la penna. Abbiamo contrastato e ogni giorno combattiamo contro questa deriva che rischia sia di inquinare definitivamente il dibattito pubblico intorno alla giustizia sia di generare sfiducia verso la magistratura».

Ha concluso il segretario di Area Dg, Giovanni Zaccaro: «Più sono forti e numerose le maggioranze politiche, più devono essere garantite la libertà di stampa e l’autonomia della magistratura». Per questo oggi, a fronte di «una schiacciante maggioranza parlamentare e della riforma del premierato, siamo preoccupati degli attacchi alla libertà di stampa e della quotidiana delegittimazione del potere giudiziario».

Da Il Dubbio

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