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Csm, si vota il 18 e 19 settembre. Gratteri tra i papabili

Correnti alla ricerca di un “antidoto” per smorzare gli effetti della riforma : «I gruppi più forti continueranno a comandare». Parte il toto nomi

Csm, si vota il 18 e 19 settembre. Gratteri tra i papabili

Sono previste per il 18 e il 19 settembre le elezioni del nuovo Consiglio superiore della magistratura. A deciderlo è stato il Presidente della Repubblica e del Csm, Sergio Mattarella, che dopo l’ufficializzazione dei collegi ha dunque fissato la data di scadenza della consiliatura più difficile di sempre, falcidiata dallo scandalo dell’Hotel Champagne e destabilizzata dalle dichiarazioni di Piero Amara sulla presunta Loggia Ungheria. Degenerazioni alle quali la ministra Marta Cartabia ha provato a mettere mano con una riforma mal digerita dalle toghe, che hanno tentato di far sentire la loro voce con uno sciopero al quale ha partecipato il 48,4% dei magistrati. Ma niente da fare: lo scorso 16 giugno la riforma è stata approvata, garantendo così un rinnovo dei membri del Csm con nuove regole, nella speranza di spazzare via il “Sistema” descritto da Luca Palamara. E a cambiare sono anche i numeri: saranno 30 i consiglieri che siederanno a Palazzo dei Marescialli, dei quali 10 laici, per la cui elezione Mattarella ha contestualmente invitato i presidenti di Camera e Senato a convocare il Parlamento in seduta comune.

La nuova legge elettorale prevede un sistema maggioritario con correttivo proporzionale, mal visto dai membri dell’attuale Csm, che avevano proposto a maggioranza un sistema proporzionale. Ma a criticare la nuova norma è anche l’ex zar delle nomine Palamara, secondo cui «anche con questa riforma le correnti avranno il totale controllo del sistema», ha dichiarato all’Espresso. Stessa opinione del procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, secondo cui «questa riforma ha rafforzato le correnti, creando due grandi poli di destra e sinistra». Il nome di Gratteri è tra quelli in ballo per il rinnovo del Csm: corteggiato da Autonomia & Indipendenza, la corrente fondata da Piercamillo Davigo e Sebastiano Ardita, il procuratore calabrese starebbe ora valutando il da farsi, anche in vista della scadenza del suo mandato a Catanzaro, prevista nel 2024. Ma sono tanti i nomi in gioco e i dubbi che attanagliano le correnti, che ora cercano di mettere al riparo le proprie squadre da possibili fenomeni ( e accuse) di lottizzazione.

«Sin dalla prima bozza della riforma abbiamo sottolineato che questo sistema elettorale altro non è se non il vecchio camuffato. Non incide in nessun modo sulle dinamiche deteriori create dal vecchio sistema, cioè la concentrazione nelle mani dei gruppi associativi del potere di designare, prima ancora delle elezioni, i componenti del consiglio – spiega al Dubbio Eugenio Albamonte, segretario di Area -. L’accorpamento dei collegi cambia poco, perché tendenzialmente le correnti, soprattutto quelle più forti, hanno una distribuzione di consensi, sul territorio nazionale, più o meno omogenea». L’intenzione di Area è quella di affidare ancora una volta la scelta dei candidati alle primarie, da svolgere probabilmente la prossima settimana, «in modo tale che gli stessi siano decisi non dalla dirigenza della corrente, ma dagli iscritti al gruppo. Un sistema per bilanciare una legge che, purtroppo, siamo costretti ad utilizzare».

Unicost ha invece approvato una mozione per definire il profilo del candidato ideale, favorendo «l’individuazione di colleghi che non siano percepiti come “professionisti’ dell’attività associativa o di corrente, o come accumulatori seriali di incarichi», bensì magistrati «che abbiano dedicato la loro vita professionale all’attività giudiziaria e che siano di elevata professionalità e stima indiscussa tra i colleghi». Anche secondo Rossella Marro, presidente nazionale di Unicost, la nuova legge elettorale non spazza via il correntismo: «La norma richiede uno sforzo organizzativo nella campagna elettorale che agevola i gruppi organizzati – spiega -. La quota maggioritaria agevola i gruppi più grandi e non consente a quelli più piccoli e agli emergenti di affermarsi e avere una rappresentanza. Rispetto alle degenerazioni, si reagisce soltanto individuando candidati che, pur espressi dalle correnti, siano molto autorevoli, indipendenti e autonomi».

Unicost sta ora raccogliendo le disponibilità per le candidature, mentre alcune delle sezioni locali si sono già mosse con le primarie. Allo stato i candidati certi sono il pm della Dda di Catania Marco Bisogni, noto per aver denunciato il “Sistema Siracusa”, il pm Maurizio Arcuri, della procura di Roma, Milena Falaschi, giudice di Cassazione, il giudice Roberto D’Auria, del distretto di Napoli, Giuseppe Battista, ex presidente della Ges di Bari, Antonino Laganà, giudice della Corte d’Appello di Reggio Calabria e Paola Ortolan, giudice presso il Tribunale dei minori di Milano.

Magistratura Indipendente ha invece già deliberato nel corso dell’assemblea generale i nomi dei candidati. Attualmente si tratta di Paola D’Ovidio per la legittimità, i pubblici ministeri di Palermo, Dario Scaletta, e di Firenze, Eligio Paolini; Bernadette Nicotra (giudice a Roma), Luisa Mazzola (giudice a Bergamo) e Edoardo Cilenti (consigliere appello a Napoli) quali giudici di merito.

 

 

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