Csm, scontro sul sorteggio
Il laico di IV Ernesto Carbone e il togato indipendente Andrea Mirenda.
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Vedi complotti ovunque. No, sei un negazionista. Botta e risposta questa settimana al Consiglio superiore della magistratura fra l’avvocato Ernesto Carbone, laico in quota Italia viva, ed il giudice veronese Andrea Mirenda. Ad accendere gli animi è stata una frase pronunciata dal sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro durante un convegno in Sicilia sulle agromafie. «A me sembra che non è cambiato molto all’interno del Csm», aveva affermato Delmastro rispondendo a chi gli chiedeva se dopo gli scandali che caratterizzarono la scorsa consiliatura a Palazzo Bachelet ci fosse stata una inversione di tendenza. «L’unico elemento idoneo a scardinare logiche di potere che hanno leso l’onorabilità sociale della magistratura in questi anni – aveva aggiunto – è il sorteggio. Il giorno che lo porteremo in porto avremo liberato il 70 percento o 80 o forse 90 percento di magistrati per bene che non si sono mai piegati, che non hanno mai baciato anelli e che quindi non hanno fatto carriera. Noi crediamo nel merito, il sorteggio ci garantirà quello», aveva quindi puntualizzato Delmastro.
Le parole del sottosegretario meloniano non erano passate inascoltate, suscitando l’immediata reazione stizzita di Carbone: «Che il sottosegretario alla Giustizia attacchi in questo modo il Csm denota una confusione di poteri sempre pericolosa per la tenuta democratica dello Stato. Delmastro ribadisce che nulla è cambiato al Csm dopo l’hotel Champagne. Siamo alle solite: se il sottosegretario ha delle notizie di reato, ha dei fatti circostanziati, ha tutti gli strumenti per denunciare. Altrimenti ritorniamo ai complotti di quest’estate», aveva poi aggiunto Carbone, attuale presidente della Commissione per gli incarichi direttivi. In “aiuto” di Delmastro sul tema del sorteggio arrivava quindi l’assist di Mirenda: «Leggo con sorpresa la replica “negazionista” di Carbone, a mio parere più realista del Re. Come negare, ancorché in forme magari meno eclatanti e tracotanti rispetto al recente passato, la persistenza delle ben note dinamiche di potere correntizio incentrate principalmente (ma non solo) sul controllo delle nomine di maggior peso? Come negarne la funzione di potente strumento di captazione coattiva del consenso a fini di carriera? Non si dica – proseguiva il giudice veronese – che parliamo di antico ricordo: al netto dei diversi rapporti di forza, è rimasta del tutto immutata la composizione consiliare per gruppi, gruppetti e conventicole, togate e non». Una novità rispettò al “Sistema” di Luca Palamara, secondo Mirenda, ci sarebbe. «Il virus “lottizzatorio” non ha risparmiato ampia parte della componente laica che, oggi come ieri, non mostra affatto di agire come cane da guardia contro le devianze togate, schierandosi anzi, storicamente, con il gruppo togato di volta in volta egemone». Ecco dunque la necessità del sorteggio, «il migliore antidoto contro quella che il Capo dello Stato a suo tempo stigmatizzò con massima durezza come “modestia etica”».
Schermaglie a parte, il percorso per arrivare il sorteggio dei componenti togati del Csm auspicato da Delmastro si preannuncia quanto mai lungo ed impegnativo. Il ddl, approvato prima dell’estate dal Consiglio dei ministri, è attualmente incardinato presso la Commissione affari costituzionali della Camera dove si procede con le audizioni. Molti i dubbi fino ad ora emersi. Primo fra tutti perché questa riforma tocchi solo l’organo di autogoverno della magistratura ordinaria. Per gli altri organi di autogoverno del restanti magistrature, infatti, tutto resterebbe come prima. E lo stesso per l’Alta corte disciplinare. Sperequazioni, fanno sapere alcuni giuristi, ad altissimo rischio di incostituzionalità.
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