Anno: XXVI - Numero 145    
Giovedì 24 Luglio 2025 ore 14:00
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Carcere, ecco il piano Nordio: moduli prefabbricati e più detenzione domiciliare

Nessuna liberazione speciale anticipata, nessun intervento generalizzato.

Carcere, ecco il piano Nordio: moduli prefabbricati e più detenzione domiciliare

Il piano del ministro Carlo Nordio, approvato dal Consiglio dei ministri, punta su due direttrici: meno burocrazia, più spazio fisico. Tradotto: moduli prefabbricati per ampliare le celle e un disegno di legge per facilitare la detenzione domiciliare dei detenuti tossicodipendenti.

Due gli interventi principali: un ddl per ampliare l’accesso alla detenzione domiciliare per detenuti tossicodipendenti o alcoldipendenti, e uno schema di decreto del Presidente della Repubblica che riforma il regolamento penitenziario. Obiettivo: rendere più rapida e trasparente la liberazione anticipata e aumentare i contatti telefonici con i familiari. Il primo intervento apre alla possibilità, ancora tutta da definire nei dettagli, che chi ha problemi di tossicodipendenza o alcolismo possa accedere più facilmente alla detenzione domiciliare o a comunità di recupero. Una misura selettiva, legata a percorsi terapeutici. Il governo spera così di alleggerire il sovraffollamento, considerando che oltre il 30% dei detenuti rientra in queste categorie. Già l’anno scorso era stato approvato un decreto in materia, ma i decreti attuativi non sono mai arrivati. Non mancano le critiche, soprattutto da parte di Antigone.

Nessuno sconto di pena, nessuna misura come la proposta di legge Giachetti – Bernardini. Il secondo pilastro del piano è l’attuazione della riforma introdotta dal decreto-legge 92/2024, con un intervento sul regolamento penitenziario (DPR 230/2000), rimasto finora fermo. Gli obiettivi sono tre: garantire ai detenuti la certezza sin dall’inizio sul beneficio della liberazione anticipata; legarlo a una reale partecipazione al percorso rieducativo; ridurre i tempi morti dell’istruttoria, che spesso rendono inefficace la misura. Viene istituita una cartella personale anche per chi è in esecuzione penale esterna. Ogni sei mesi, il carcere o l’Uepe (Ufficio per l’esecuzione penale esterna) dovranno aggiornare la cartella con una relazione sul percorso svolto. Questo dovrebbe evitare le solite relazioni scritte all’ultimo momento, o le cartelle incomplete.

Se il giudizio sull’impegno rieducativo è negativo, il detenuto dovrà essere informato. Potrà rivolgersi al magistrato di sorveglianza entro 30 giorni per chiedere una valutazione. È la risposta ai dubbi di legittimità sollevati in questi mesi: si vuole evitare che il detenuto resti all’oscuro e perda il beneficio per semplice mancanza di informazioni. Altro punto chiarito: la detenzione domiciliare deve essere trattata come detenzione a tutti gli effetti, anche se avviene fuori dal carcere. Oggi, spesso, magistratura di sorveglianza e Uepe ne ignorano perfino l’esistenza. Questo aggiornamento normativo cerca di colmare quel vuoto.

Per i detenuti comuni i colloqui con i familiari passano da uno a settimana a sei al mese. Per i detenuti in regime di alta sicurezza si sale da due a quattro al mese. I colloqui telefonici verranno equiparati a quelli in presenza, anche dove prima non era previsto. Per i condannati in primo grado sarà il direttore dell’istituto, e non più il giudice, a decidere sulla gestione dei colloqui. Il governo assicura che non ci saranno costi aggiuntivi. Tutto dovrà essere gestito con risorse e strutture già esistenti. Una promessa che stride con le croniche carenze di personale negli istituti e negli uffici di esecuzione penale esterna.

Sul sovraffollamento si punta ancora sull’edilizia: 335 milioni di euro per nuovi padiglioni a Roma, Milano, Bologna, Forlì, Pordenone e altre otto strutture. Ma soprattutto, i famigerati moduli prefabbricati, già al centro di polemiche. «Oggi abbiamo portato in Consiglio dei ministri una serie di provvedimenti volti ad affrontare il problema del sovraffollamento carcerario. È un problema la cui soluzione costituisce per noi una priorità, ma è anche un problema che non può essere risolto con la bacchetta magica visto che si è sedimentato nei decenni, e quindi necessita anche di provvedimenti strutturali». Così il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, in conferenza stampa a palazzo Chigi dopo la riunione del Cdm.

In questo contesto arriva anche il commento dell’Avvocatura. «Accogliamo con grande attenzione il piano del ministro Nordio per affrontare il sovraffollamento carcerario, una crisi drammatica che ha già causato oltre 40 suicidi dall’inizio dell’anno e che mina i principi fondamentali della nostra Costituzione, a partire dall’articolo 27», dichiara Francesco Greco, presidente del Consiglio nazionale forense. «Riconosciamo – prosegue il vertice del Cnf – l’urgenza di aumentare i posti disponibili, tuttavia, la risposta non può essere solo quantitativa. Occorre comprendere meglio nei dettagli le ipotesi di carceri modulari e i padiglioni aggiuntivi. «La vera svolta – spiega Greco – passa dalle misure alternative: affidamento in prova, detenzione domiciliare, percorsi di reinserimento. Condivido pienamente la proposta sulle misure alternative per i detenuti non pericolosi e il trasferimento dei tossicodipendenti in comunità. L’affidamento a centri di recupero è la strada più saggia: libera le carceri e restituisce a queste persone una possibilità concreta di riscatto, nel vero spirito rieducativo della pena». Conclude il presidente del Consiglio nazionale forense: «Come Avvocatura, siamo e saremo sempre in prima linea a garanzia dei diritti fondamentali dei detenuti, perché ogni persona, anche in carcere, mantenga la propria dignità».

Damiano Aliprandi. Su Il Dubbio

 

 

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