«Sulla legge professionale forense, il governo tradisce gli avvocati»
Il presidente del Consiglio nazionale forense: «Si ripiega su una non meglio precisata legge quadro che dovrebbe riguardare tutte le categorie: è incomprensibile».
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«È incomprensibile. Il ministro della Giustizia si è impegnato a recepire la proposta di una nuova legge forense elaborata in modo condiviso dall’avvocatura. Non solo: ha chiesto ai propri uffici di redigere sotto forma di legge delega il testo da noi inviato. La legge dunque già c’è. È un testo compiuto. E perché sia incardinata in Parlamento, basta solo la bollinatura del Mef. A fronte di tutto questo, incredibilmente, ora scopriamo che forse il governo sconfessa il guardasigilli. E accantona la legge professionale forense per ripiegare su una non meglio precisata legge quadro che dovrebbe riguardare tutte le categorie, tutte le professioni ordinistiche». Francesco Greco, presidente del Consiglio nazionale forense, fatica a credere alle indiscrezioni secondo cui alcuni forti contrasti nell’Esecutivo starebbero per bloccare la riforma degli avvocati. Una legge che, su mandato del congresso nazionale di Lecce e di Roma, è stata già scritta dalla stessa avvocatura ai tavoli istituiti proprio al Cnf, e che il governo si era detto prontissimo a recepire.
Com’è possibile, presidente Greco?
È inspiegabile, appunto. Non riesco a credere che davvero il governo voglia fare dietrofront. Che voglia far confluire il testo, la riforma degli avvocati, in un provvedimento omnibus dai contorni e dai tempi indefiniti. Oltretutto ci sono un’asimmetria e un difetto di logicità clamorosi: noi avvocati abbiamo già la nostra legge, ma anche i medici sono pronti, anche i commercialisti lo sono. Tante altre categorie, che so, i maestri di sci, non hanno certo messo a punto una loro riforma. Sarebbe impensabile accorpare testi già pronti, definiti, addirittura già rielaborati da un ministero, come nel caso della nuova legge forense, accorpare, dicevo, una materia simile con norme relative a professioni che neppure attendevano una riforma, in un contenitore omnibus smisurato, ingestibile dal punto di vista dei lavori parlamentari.
Dopo le parole rivolte da Nordio, anche in una recente interrogazione parlamentare, sulla categoria degli avvocati, questo atto di disattenzione è davvero inspiegabile.
Sì, è inspiegabile. È anche una sconfessione del guardasigilli, o almeno lo sarebbe, se una simile assurdità davvero prendesse corpo. Il governo sconfessa il ministro nel pieno della discussione sulle carriere separate, sulla riforma costituzionale dei magistrati. Lo sconfessa davanti a 235mila avvocati. È inspiegabile anche questo, francamente.
E poi c’é il rischio che ogni impegno, ogni attenzione sui diritti, sulle regole, sia sacrificata, dall’attuale governo e dall’attuale maggioranza, in funzione del ddl sulle carriere. O no?
Se davvero è questa l’ottica del governo, se davvero c’è solo la separazione delle carriere, e il resto, avvocati compresi, può attendere, e allora noi avvocati non possiamo che prenderne atto. Sui temi della giustizia e sulle riforme non abbiamo più motivo di interloquire. Abbiamo espresso favore e incoraggiamento al governo per la legge che ristruttura l’ordinamento costituzionale dei magistrati. Ci siamo spesi, come Cnf, ma lo hanno fatto anche altre componenti dell’avvocatura, nelle audizioni parlamentari, per contrastare la forte ostilità dell’Anm. Ma se a fronte di questo esporsi, il governo viene meno agli impegni, anche le nostre priorità potrebbero diventare altre.
E tra l’altro nelle carriere separate, nello stesso ddl, avrebbe dovuto trovare posto anche l’avvocato in Costituzione, poi accantonato.
Dico di più: da un governo e da una maggioranza che comunque, in tutte le loro parti, con tutte le loro anime, hanno detto di voler rimediare alle complicazioni che avevano pregiudicato l’inserimento dell’avvocato in Costituzione all’interno del ddl sulle carriere, da un governo e da una maggioranza che hanno assicurato di voler realizzare già in questa legislatura la modifica dell’articolo 111, con l’inserimento del rilievo degli avvocati, ecco, è ancora più incomprensibile un voltafaccia su un provvedimento che è invece già stato scritto da noi e recepito, sotto forma di delega, dall’Ufficio legislativo di via Arenula, qual è appunto la nuova legge professionale forense. C’è attenzione dichiarata, poi però l’attenzione sembra evaporare in un indecisionismo, in un ripensamento privo di senso. Accorparci insieme a tutte le altre professioni, in un unico testo omnibus, in una legge quadro sconfinata, sarebbe assurdo. E mi lasci dire una cosa, senza presunzione.
Dica pure.
Io non voglio stilare classifiche, definire gerarchie tra le professioni. Ogni categoria va rispettata nella propria dignità e nella propria funzione. Ma l’Avvocatura ha di fatto un rilievo cruciale nel sistema democratico, perché garantisce i diritti, la tutela dei diritti delle persone, l’accesso alla giustizia. È assolutamente sensato che, vista la delicatezza e la centralità del suo ruolo, l’Avvocatura abbia la propria legge professionale, e che questa legge sia elaborata, approvata, inserita nell’ordinamento in modo autonomo. Noi siamo i custodi della democrazia, dei diritti. Non siamo superiori agli altri, abbiamo semplicemente un ruolo e una centralità nella democrazia che ci rende diversi dagli altri. Non possono metterci in uno stesso provvedimento con categorie rispettabilissime, prima citavo i maestri di sci, che certo non hanno il nostro stesso peso nel sistema democratico. Vogliamo la nostra legge, che oltretutto è già pronta. Davvero stento a credere che questo governo voglia passare per un governo che si rimangia la propria parola.
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