Anno: XXVI - Numero 143    
Martedì 22 Luglio 2025 ore 14:00
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Sabino Cassese: "Alcuni magistrati pensano di educare. Superare le correnti".

Open Arms, la Procura di Palermo ha deciso di fare ricorso per saltum, direttamente in Corte di cassazione senza passare dall’istanza di appello.

Sabino Cassese:

Ha ragione il Guardasigilli Carlo Nordio nel dire «niente impugnazione contro le sentenze di assoluzione, come in tutti i paesi civili»? Secondo il noto costituzionalista Sabino Cassese sì, «giusto non prevedere che si possa essere giudicati nuovamente, una volta che si sia stati prosciolti nel merito». Tutto ciò dopo un lungo processo, nato da fatti dell’agosto 2019, quando Matteo Salvini era ministro dell’Interno e chiuso con l’assoluzione del vicepremier. Perché riaprire oggi un tema su cui la magistratura si era già espressa?

Caso Open Arms, il ministro Nordio si è espresso in modo netto sulla contrarietà al ricorso dopo l’assoluzione.
«Questione complessa, che si discute da molto tempo, su cui sono intervenuti giudici, professori e Corte costituzionale. A favore della possibilità di ricorrere di ambedue le parti vi è l’argomento della parità delle parti, accusa e difesa. D’altro lato, non c’è una garanzia del doppio grado e quindi non è necessario che tutti abbiano la possibilità di proporre ricorso. È stata anche proposta la possibilità del ricorso per Cassazione in caso di proscioglimento, per un mero controllo di legalità. Semplificando, penso che l’opinione del Ministro della Giustizia sia quella giusta, cioè di non prevedere che si possa essere giudicati nuovamente, una volta che si sia stati prosciolti nel merito». 

Ravvede uno scontro crescente tra Pm e Giudici dopo l’avanzare della riforma della giustizia? Anche la Premier ha parlato di «storture»…

«Bisogna distinguere attentamente. Da una parte, c’è il corpo complessivo della magistratura, dall’altra pochi magistrati garruli che sembra abbiano scelto come propria missione di educare gli italiani, eliminare le storture, correggere, insegnare la morale, piuttosto che fare il duro lavoro di chi giudica il singolo caso».

A maggior ragione, quanto è centrale la separazione delle carriere e, ancor di più il sorteggio dei membri del Csm? Si riuscirà così a far cessare il sistema delle correnti?

«Ho sempre ritenuto centrale il problema dei tempi della giustizia, della produttività del sistema giudiziario, dell’equilibrio delle sentenze, dell’indipendenza e imparzialità dell’ordine giudiziario. Quello della separazione delle carriere è un adempimento importante per il motivo, tante volte ripetuto, quello dell’attuazione della riforma Vassalli, che distingue nettamente accusa da giudizio. In questo quadro credo che sia molto importante ridare al Consiglio superiore della magistratura il compito di gestore imparziale del personale giudiziario e ritengo che il sistema delle correnti, di cui l’opinione pubblica vede soltanto il lato esterno, vada a superato. Per farlo bisognerebbe ricorrere a quel misto di sorteggi ed elezioni con cui il Maggior consiglio per più di un millennio ha scelto il Doge di Venezia: trarre a sorte i nomi di 30 consiglieri, purché non appartenessero alla stessa famiglia e non avessero alcun legame di sangue, dai quali poi se ne sarebbero tratti a sorte 9, col compito di nominarne 40, ridotti a 12 per ballottaggio. Poi, questi eleggevano 25 membri, da cui estrarre 9 che eleggessero 45 consiglieri, da cui estrarne 11, che dovevano nominare i 41 ai quali toccava il compito di eleggere il Doge. Un sistema che è stato ammirato per secoli, complicato ma equilibrato nell’utilizzo dei due strumenti classici della democrazia, l’elezione e il sorteggio».

A proposito, Nordio ha criticato un magistrato in servizio che sul caso Almasri lo ha contraddetto nel merito tramite le pagine di un giornale. Cosa pensa della forte esposizione mediatica di certi magistrati?
«Penso che i magistrati debbano dare prova di imparzialità, equilibrio, senso della misura, rispetto della proporzionalità, sia nello svolgimento delle proprie funzioni, sia fuori. Quale conseguenza di questi principi penso che debbano astenersi dall’intervenire sulle questioni che si dibattono nello spazio pubblico, perché devono essere ed apparire non partigiani».

Cosa direbbero oggi Falcone e Borsellino sulla riforma della giustizia?

«Non credo che sia rispettoso nei confronti dei morti, specialmente se hanno pagato con il sacrificio della vita, interrogarne il pensiero: ne va onorata e rispettata la memoria».

Da Il Tempo

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