Se la pensione, di primo e secondo pilastro, dipende dai mercati finanziari
Il Governo intende modificare i meccanismi che sovrintendono alla previdenza complementare per favorirne la diffusione, anche da un punto di vista della previdenza sanitaria.
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L’intendimento del Governo, come risulta dal Piano strutturale di bilancio di medio termine, in tema di pensioni è il seguente: «Partecipazione al lavoro e prolungamento dell’età lavorativa. L’allungamento della vita lavorativa costituisce una necessità, condivisa da quasi tutti i Paesi avanzati, per la sostenibilità dei sistemi previdenziali. Sono allo studio del Governo incentivi alla permanenza nel mercato del lavoro. Al fine di assicurare una partecipazione attiva al mercato del lavoro, in linea con le tendenze demografiche, il Governo si impegna a introdurre modifiche sui criteri di accesso al pensionamento. Inoltre, si prevede di rivedere e superare l’obbligatorietà di ingresso in quiescenza dei dipendenti pubblici definendo soluzioni che consentano un allungamento della vita lavorativa, permettendo alla PA di trattenere le risorse ad elevato know-how e di conseguire un efficace passaggio di consegne.
Misure in materia di previdenza integrativa Il Governo intende modificare i meccanismi che sovrintendono alla previdenza complementare per favorirne la diffusione, anche da un punto di vista della previdenza sanitaria.
L’obiettivo è di introdurre soluzioni volte a potenziare il pilastro pensionistico complementare, promuovendo una maggiore adesione ai fondi pensione su base volontaria e, nel contempo, la destinazione del montante maturato a rendita pensionistica». (Fonte: Piano strutturale di bilancio di medio termine – Italia 2025 – 2029; MEF).
Oggi la maggior parte degli iscritti ai Fondi Pensione chiede la liquidazione del capitale accumulato.
Fatta questa premessa, gli iscritti alla previdenza obbligatoria, ma anche quelli iscritti alla previdenza complementare, debbono sapere che: – «L’anno 2022 è stato per i patrimoni, privati e istituzionali, il peggiore degli ultimi 15 anni con una crisi doppia, di rendimenti e di valore, che necessita di molto tempo per poter essere recuperata: perdite tra il 7 e il 10%;
negatività che si somma ad una perdita di valore reale dei patrimoni dell’8,1%;
– Il 2023 è stato caratterizzato da un parziale recupero che tuttavia non ha consentito di recuperare le perdite di cui sopra;
– Per recuperare valore, senza aumentare il budget di rischio degli investimenti, saranno fondamentali:
– l’andamento dell’inflazione nei prossimi anni, almeno al di sotto del 2%. per l’Italia l’inflazione 2024 acquisita ad agosto è dell’1,1%;
– aver messo in cascina Bond e Titoli azionari che potranno dare rendimenti al 3,5 – 4% per almeno i prossimi 6-7 anni;
– una riduzione dei tassi base, e quindi di quelli di mercato, da parte delle Banche centrali, vista la riduzione generalizzata dell’inflazione;
– una riduzione del carico fiscale sui risparmi previdenziali che gestiscono il welfare e tassazione azzerata per gli investimenti in economia reale domestica, considerando che dopo il 2026 cesseranno gli effetti del Pnrr.
– Sui tre e cinque anni, tutte le forme presentano rendimenti inferiori a quelli del TFR, diversamente su orizzonti più ampi.
– Gli Enti pagatori di pensioni e rendite nell’ultimo biennio 2022/2023, a fronte di patrimoni svalutati, hanno dovuto pagare prestazioni del 13% più alte.»
(Fonte XVIII Itinerario previdenziale di Itinerari previdenziali, 24-27 settembre 2024, Malta)
Dipendere dai mercati finanziari è in linea con l’art. 38 della nostra Carta Costituzionale?
Questa è la domanda alla quale il decisore politico deve rispondere.
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