Riforma costituzionale, progetti di legge e disegni di legge
Si brancola alla ricerca di vie di uscita.
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Qualche riflessione sulla strana situazione che è sotto i nostri occhi in questi giorni, mentre i nodi vengono finalmente al pettine e si stanno coagulando nell’avvocatura – anche se non in modo troppo visibile – le c.d. “forze di opposizione”.
Quali dati di fatto abbiamo:
1) le assicurazioni date dal Principe e dai suoi principali alleati circa l’avvenuta presentazione alle forze politiche del famoso – o famigerato – testo riformatore partorito dall’Ufficio Studi del CNF quale interprete autentico dei gruppi del c.d. “tavolo dell’avvocatura”;
2) le manifestazioni di dissenso sul testo e sul metodo provenute da taluni ( Ordine Bergamo – Ordini della Toscana – Anf – Mga – Ordine di Roma etc.);
3) le dichiarazioni chiare del Ministro Nordio a Siracusa, riprese da più parti e non suscettibili di interpretazione, che antepongono l’inserimento dell’”Avvocato in Costituzione” alla riforma ordinamentale;
4) l’assenza ad oggi del deposito del testo riformatore presso entrambi i rami del Parlamento, evidentemente non fatto proprio da forze politiche o da qualche parlamentare (seppure amico);
5) la pendenza, evidenziata nella foto che accompagna questo post, di ben quattro progetti di legge per la modifica dell’art. 111 Costituzione con il riconoscimento della funzione dell’avvocato (chissà perché abbiamo sempre bisogno che qualcuno ci riconosca e ci rassicuri sulla nostra funzione già prevista all’art. 24 della stessa Costituzione), il primo dei quali presentato addirittura nel 2023, senza che finora si sia avviato il percorso di esame di nessuno di essi;
6) la presentazione da parte dell’On. Devis Dori – presentatore di uno dei ddl di cui sopra e come tale ovviamente interessato – di una Interrogazione parlamentare che chiede al Ministro Nordio di fare chiarezza sui tempi e le priorità per la riforma Costituzionale e la riforma ordinamentale che interessano l’avvocatura, e quello che immaginiamo essere l’imbarazzo per la risposta da dare al parlamentare;
7) vi è infine un progetto elaborato da Anf, così si dice, che potrebbe essere presentato a talune forze politiche affinchè lo facciano proprio: l’On. Serracchiani, per esempio, pare molto attenta al tema;
8 ) la politica più attenta, forse ha iniziato a capire che questo testo forse non può proprio definirsi un testo condiviso dall’intera avvocatura, e magari farà due conti prima di patrocinarlo.
Alla luce dei dati di fatto che precedono e delle voci di corridoio che lasciano intendere che vi sia da parte del Capo di Gabinetto del Ministero, On. Giuseppa Lara (Giusi) Bortolozzi, di Gela (Caltanissetta), l’intenzione di presentare un Disegno di Legge, o di un Disegno di Legge Delega per la riforma dell’Ordinamento Forense, ci viene spontanea qualche riflessione, in via di ipotesi, che brevemente andiamo ad esporre.
La mancata consegna del progetto riformatore alle forze politiche potrebbe lasciar intuire che detto testo possa essere stato consegnato alla predetta corregionale On. Bartolozzi – che tutti dicono avere grande potere all’interno del Ministero – affinché ne faccia oggetto di un Ddl, magari da presentare come Ddl Governativo, così non mettendo il Ministro nella condizione di dover sconfessare quanto detto, ma dando allo stesso tempo spazio, quantomeno formalmente, alla riforma. Ma è altresì possibile che, nelle more della auspicata (sic !) riforma Costituzionale, per la quale ci permettiamo di ritenere non sussistano affatto le condizioni, si preferisca ipotizzare un Disegno di Legge Delega, com’è noto contenente una serie di principi ai quali poi ci si dovrà ispirare per l’elaborazione compiuta della emananda normativa.
E questa seconda ipotesi, che taluni dicono essere verosimile, creerebbe – pensiamo – non pochi problemi, in quanto il testo di 91 articoli di cui si discute evidenzia una tecnica legislativa assai carente ed è tutto fuorché un Ddl Delega. L’avvocatura poi – o meglio i suoi vertici – non hanno elaborato sinora, per quanto si sappia, alcun testo di principi da poter essere trasfuso in testo di delega. Ma quale ulteriore considerazione vi è il fatto che i principi possono venire declinati con diverse formule, sfumature ed intensità a seconda della sensibilità politica di chi vi pone mano, e quindi nulla garantirebbe che nel futuro iter il prodotto possa effettivamente rispecchiare il testo attribuito al “tavolo dell’avvocatura” (mi verrebbe da dire per fortuna!).
E quindi, ulteriori ritardi per l’elaborazione dei principi, sui quali peraltro riteniamo, stando a quanto accade ed alla disamina delle mozioni dell’ultima sessione congressuale, non vi sia affatto accordo nell’avvocatura.
E se nel frattempo venisse depositato da qualcuno il progetto di Anf o di altri che si stanno organizzando?
Non v’è chi non veda che c’è tutto il tempo per sottoporre molto opportunamente ogni questione al prossimo Congresso, purchè questa sessione congressuale sia una sessione “vera”, e non già un simulacro di sessione politica, ove il dibattito sincero e a tutto campo è del tutto assente, come è accaduto negli ultimi anni, ove siedono per larga parte soggetti cooptati dai soliti noti, con impegno di obbedienza e di voto nel senso voluto dai cooptanti. Importante quindi sottrarre a questi giochi nefandi, che mortificano l’avvocatura, l’elezione dei delegati congressuali, che diviene momento qualificante in ogni Foro.
Chissà se l’Assemblea di Ocf, formalmente convocata questo fine settimana – chissà perché sempre in Sicilia – a seguito delle proteste di non poco conto sollevate dai suoi componenti tenuti all’oscuro sino all’ultimo di ciò che i vertici andavano facendo e negoziando, nel trattare il punto n. 10 all’OdG (bozza di legge professionale e presentazione alla politica) sul quale relazionerà l’intero Ufficio di Presidenza, avrà l’ardire di assumere un deliberato chiaro e di denuncia circa le derive che informalmente sono state denunciate nella assemblea fantasma da remoto del 23 aprile….
Un pasticciaccio all’italiana, quindi, di quelli che – purtroppo – sembra piacciano ai nostri vertici, che questa volta, riteniamo, non avranno vita facile per raggiungere il risultato auspicato e cioè la modifica mandati etc.etc.
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