Anno: XXV - Numero 187    
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Occorre un intervento urgente della politica per disapplicare gli indici sintetici di affidabilità fiscale

Gli Indici sintetici di affidabilità fiscale rischiano di creare ulteriori difficoltà ad imprese e professionisti

Occorre un intervento urgente della politica per disapplicare gli indici sintetici di affidabilità fiscale

Oggi imprese e professionisti hanno molte necessità, ma tra queste non c’è sicuramente quella di avere delle pagelle di affidabilità basati su calcoli che non possono tenere conto di tutte le variabili soggettive ed oggettive che ha la gestione di un’impresa o si uno studio professionale, pertanto la politica, se vuole dare un primo immediato aiuto ai titolari di partita Iva, dovrebbe disapplicare gli Isa o rendere la oro applicazione volontaria, anche se questa seconda opzione, forse, richiederebbe una copertura finanziaria ancora maggiore. Gli Indici sintetici di affidabilità fiscale rischiano di creare ulteriori difficoltà ad imprese e professionisti e disincentivare, soprattutto nelle micro imprese, le assunzioni. Le discrasie con gli studi di settore evidenziano delle anomalie che devono essere corrette ad esempio l’eccessiva incidenza, sui risultati, degli addetti non solo per i dipendenti, ma anche per coadiuvanti o soci. Tutto ciò lo avevamo ribadito nella lettera inviata lo scorso 10 luglio al Ministro dell’Economia e delle Finanze Giovanni Tria, ai Sottosegretari al Mef Laura Castelli, Massimo Garavaglia, Massimo Bitonci e Alessio Mattia Villarosa, ai Presidenti delle Commissioni Finanze di Camera e Senato Carla Ruocco ed Alberto Bagnai nonché al Direttore dell’ Agenzia delle Entrate Antonino Maggiore e come nei giorni scorsi si dobbiamo evidenziare  l’estrema farraginosità dei nuovi Indici sintetici di affidabilità fiscale (ISA), che imprese e professionisti devono applicare, in sostituzione degli studi di settore, determinando la loro “credibilità” nei confronti del fisco. Gli ISA avranno anche un risvolto premiante, ma dallo loro prima applicazione appare evidente che sia prevalente il risvolto penalizzante e questo, nel difficile contesto economico in cui già chi porta avanti un’attività d’impresa o di lavoro autonomo dando lavoro e chiedendo solo di poter lavorare, dovrebbe essere evitato da una politica che sappia mettere al centro del rapporto fisco-contribuente il rispetto per chi lavora e dà lavoro, concetto che non è in contrapposizione alla giusta lotta all’evasione fiscale.

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