Anno: XXVI - Numero 89    
Mercoledì 7 Maggio 2025 ore 13:45
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L’Ops di UniCredit su Banco Bpm

Tra le tante notizie che si accavallano, questa vicenda, che riguarda il risiko bancario italiano, sta passando quasi inosservata.

L’Ops di UniCredit su Banco Bpm

Dopo aver ottenuto il via libera della BCE e dalla Consob, Unicredit si è vista notificare la Golden Power del Governo, evidentemente contrario all’OPS.

Secondo quanto riportato dalla stampa economica nazionale, nella Golden Power il Governo italiano avrebbe imposto ad Unicredit l’uscita dalla Russia in nove mesi attraverso la cessazione di tutte le attività presenti sul territorio; di mantenere il peso attuale degli investimenti di Anima Sgr in titoli di emittenti italiani; di mantenere per cinque anni l’attuale loan to deposit ratio di Unicredit e del Banca BPM per garantire i finanziamenti all’economia reale italiana nonché di mantenere l’attuale portafoglio di project financing delle due banche.

Con una sanzione pecuniaria per il caso di inosservanza di queste prescrizioni.

Unicredit nel suo comunicato ha precisato che le prescrizioni imposte da Palazzo Chigi “potrebbero danneggiare la piena libertà e capacità di adottare decisioni conformi ai principi di sana e prudente gestione in futuro”.

Unicredit ha fatto presente del lavoro di de-risking svolto in Russia.

Per quanto riguarda gli investimenti di Anima Sgr, Unicredit ha obiettato che siffatta prescrizione, anziché tutelare il risparmio, lo danneggia dato che toglierebbe flessibilità alle strategie di diversificazione e di bilanciamento dei portafogli della SGR.

Per quanto riguarda la richiesta di mantenere per cinque anni l’attuale loan to deposit ratio di Unicredit e del Banco BPM, Unicredit ha obiettato che le politiche di impiego non possono essere fissate ex lege e cioè attraverso un DPCM, ma si basano sui fattori di mercato.

Pare che anche la BCE e la nostra Banca d’Italia abbiano chiesto chiarimenti sulla Golden Power esercitata dal Governo.

Siamo di fronte all’uso dei poteri speciali, la Golden Power, in un’operazione domestica tra due banche italiane, utilizzata, per esempio, a fronte dell’OPS di Unicredit sul Banco BPM ma non sull’altra operazione in corso tra MPS, che vede il Governo primo azionista, su Mediobanca.

Nonostante il provvedimento governativo, il 28 aprile è partita l’offerta pubblica di scambio di Unicredit su Banco BPM, scambiando un’azione del Banco con 0,175 azioni ordinarie di Unicredit di nuova emissione, che diventeranno, 0,166 dopo lo stacco del dividendo da parte di entrambe le banche.

Ci sarà tempo sino al 23 giugno per aderire all’offerta, anche se è possibile una proroga sino al 30 giugno per motivi eccezionali.

La situazione, dopo il ricorso alla Golden Power da parte del Governo, non è semplice per Unicredit.

Il paletto più delicato previsto dal Golden Power riguarda il peso dei titoli di Stato nel portafoglio di Anima SGR, acquisita di recente proprio dal Banco BPM, attraverso un’OPA, andata a buon fine.

Secondo la Golden Power i titoli di Stato in pancia ad Anima SGR non potranno subire riduzioni nel caso in cui Unicredit dovesse riuscire nella scalata al Banco BPM, e potranno essere solo titoli italiani.

All’orizzonte vi è però la minaccia esercitata da Credit Agricole.

L’Istituto francese, infatti, insieme a diverse fondazioni bancarie, ENPAM e Cassa Forense, detiene il 26,5% di Banco BPM.

Se si aggiunge anche la quota in mano a Black rock si arriva al 31,5%.

Una quota troppo elevata perché Unicredit, in caso positivo dell’OPS, possa arrivare al controllo dell’assemblea straordinaria.

Unicredit ha scritto al Governo chiedendo la revisione delle condizioni della Golden Power, ma non mi risulta che, al momento, abbia ricevuto alcuna risposta.

Sarà interessante, per l’investitore retail, seguire gli sviluppi di questa complicata vicenda.

Il Gruppo Banco BPM è una realtà solida, con oltre 20 mila dipendenti, 1400 sportelli, circa 4 milioni di clienti. Banco BPM, che oggi è il terzo gruppo creditizio italiano per attivi, ha una presenza radicata nelle Regioni del Nord Italia, tra quelle a più alta concentrazione industriale d’Europa.

UniCredit è una public company, controllata per oltre l’85% da investitori professionali, di cui la maggioranza è ubicata fuori dall’Italia. La banca non ha un azionista o un gruppo di azionisti di maggioranza, così come non è presente un patto di sindacato o qualsiasi forma di patto di consultazione.

«L’utile netto sottostante di Unicredit  si è attestato a €10,3 miliardi al netto delle azioni volte a garantire la redditività futura. Il RoTE nel FY24 è stato pari ad un solido 17,7%, o 20,9% su un CET1 ratio al 13%, sostenuto da maggiori ricavi netti, un rapporto costi/ricavi tra i migliori del settore, e una eccellente efficienza del capitale con una generazione organica di capitale pari a €12,6 miliardi. Intendiamo aumentare la distribuzione agli azionisti a €9,0 miliardi per il 2024, previo ottenimento delle relative autorizzazioni. A riprova ulteriore della nostra generosa politica di distribuzione, stiamo aumentando il dividendo al 50% dell’utile netto a partire dal 2025.» (Fonte Orcel).

 

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