L’Italia invecchia e si impoverisce: e le pensioni?
L’attuale sistema previdenziale presenta criticità, sia di natura giuridica che economico – finanziaria.
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Riprova ne sia che la Commissione per la valutazione dell’attuale sistema di welfare, istituita presso il CNEL, non ha ancora sfornato la sua proposta.
I problemi sono due: uno demografico e uno reddituale.
La popolazione italiana è in lenta decrescita, presenta una modifica strutturale della società identificabile con il marcato aumento della popolazione anziana oltre i 65 anni e una diminuzione della popolazione in età attiva, 15 – 64 anni, accompagnata da un forte calo delle nascite (1,18 figli per donna – valore al minimo storico – e 1 persona su 10 rinuncia a visite o esami specialistici. Fonte: Istat 2025).
Vi è poi una questione reddituale a causa del progressivo impoverimento di quello che un tempo era il ceto medio, che oggi in Italia è troppo ricco per ricevere aiuti, ma troppo povero per investire sul futuro.
«Nel confronto con le principali economie europee, dal 2019 al 2024 si rileva in Italia una perdita di potere di acquisto delle retribuzioni nominali per dipendente pari al 4,4 per cento, rispetto al 2,6 per cento in Francia e all’1,3 per cento in Germania, mentre in Spagna si registra un guadagno in termini reali del 3,9 per cento» (Fonte: Istat 2025).
«Il malessere del ceto medio italiano: il 45% ha ridotto i consumi, il 51% spinge i figli ad andare all’estero. Il welfare pubblico non basta più» (Fonte: Il Sole 24Ore).
Oggi il decisore politico pensa a trasferire una parte del TFR alla previdenza complementare da incentivare, per essersi trasformata da una scelta opzionale ad una vera e propria necessità.
Ha detto giustamente l’on. Durigon che “Un tempo il TFR era uno strumento destinato ad aiutare i figli per l’acquisto della casa ma oggi è diventato un sostentamento del pensionato futuro”.
I sistemi pensionistici all’interno della UE sono di competenza degli Stati membri ma la questione della sostenibilità delle pensioni rientra nel coordinamento delle politiche macroeconomiche nella UE.
Recentemente la Corte dei conti europea ha svolto un’indagine per accertare se la Commissione e l’EIOPA – Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali – siano riuscite a rafforzare il ruolo degli EPAP – Ente Pensionistico Aziendale o Professionale – e a promuovere lo sviluppo di prodotti pensionistici individuali paneuropei.
La Corte dei conti europea ha concluso che, nel complesso, le azioni della Commissione e dell’EIOPA, alla luce del livello di responsabilità loro riconosciuto, non sono finora riuscite a rafforzare il ruolo delle pensioni aziendali o professionali erogate dagli EPAP e sviluppare un prodotto pensionistico individuale paneuropeo.
La Corte dei conti europea con la sua relazione n. 14/2025 ha fornito 6 raccomandazioni che sono:
«Raccomandazione 1 — Anticipare la data per completare la valutazione dei motivi per la scarsa diffusione del prodotto pensionistico individuale paneuropeo e adottare misure adeguate
La Commissione dovrebbe anticipare la data per il completamento della valutazione dei motivi della scarsa diffusione del PEPP e decidere se tale prodotto vada mantenuto, modificato o abrogato.
Termine di attuazione: dicembre 2025.
Raccomandazione 2 — Rafforzare il quadro di vigilanza degli EPAP
Al momento della revisione della direttiva EPAP II, la Commissione dovrebbe intervenire sulla necessità di rafforzare il quadro di vigilanza:
- a) modificando i requisiti prudenziali esistenti per rispecchiare pienamente i rischi specifici connessi ai regimi a contribuzione definita; si dovrebbe introdurre esplicitamente l’obbligo di rispettare il principio di diligenza (compreso l’obiettivo di fornire rendimenti adeguati) e di introdurre tutele contro i conflitti di interesse, nonché prevedere un quadro di riferimento chiaro per la gestione dei reclami;
- b) aumentando gli standard minimi e la qualità della vigilanza, introducendo tutele esplicite contro il rischio di arbitraggio normativo.
Termine di attuazione: al momento della revisione della direttiva EPAP II
Raccomandazione 3 — Riesaminare l’efficacia degli strumenti e dare la priorità a quelli con il maggiore impatto sulla convergenza in materia di vigilanza
L’EIOPA dovrebbe basarsi sulle valutazioni iniziali della direttiva EPAP II e riesaminare l’efficacia degli strumenti che utilizza al fine di individuare le lacune e dare la priorità agli strumenti più incisivi (compresi orientamenti, raccomandazioni e la procedura relativa alla violazione del diritto dell’Unione) nel suo lavoro futuro.
Termine di attuazione: 2027.
Raccomandazione 4 — Migliorare la valutazione dell’impatto dei rischi sistemici sugli enti pensionistici aziendali o professionali
Per migliorare la valutazione dei rischi sistemici per gli EPAP, l’EIOPA dovrebbe:
- a) ove pertinente, riferire in merito agli impatti prodotti dai rischi sistemici e alle tendenze di mercato sui livelli di finanziamento e sulla capacità degli EPAP di generare rendimenti superiori all’inflazione, considerando gli orizzonti a lungo termine;
- b) far sì che le future prove di stress per il rischio climatico integrino ulteriori parametri ed ipotesi fondamentali per il settore (ad esempio, l’impatto dei rischi fisici e di un più alto livello di inflazione), che sono plausibili e sufficientemente gravi da valutare l’impatto dei rischi sistemici pertinenti sugli EPAP.
Termine di attuazione: a) 2026 e b) per la prossima prova di stress per il rischio climatico.
Raccomandazione 5 — Migliorare la trasparenza sui costi e sui rendimenti degli EPAP
L’EIOPA dovrebbe sistematicamente raccogliere, analizzare e pubblicare dati comparabili sui costi e sugli oneri, sui rendimenti passati e sui rischi in termini di costi/benefici per gli EPAP per tutti gli Stati membri.
Termine di attuazione: 2026.
Raccomandazione 6 – Aumentare la trasparenza sulle pensioni realizzando progressi nei sistemi di tracciamento delle pensioni e nei quadri di valutazione delle pensioni
La Commissione dovrebbe migliorare la trasparenza dei dati sui gap pensionistici, sia a livello individuale che nazionale, dando seguito alla sua azione sui sistemi di monitoraggio delle pensioni e sui quadri di valutazione delle pensioni.
Termine di attuazione: dicembre 2025»
Tenuto conto dei fattori macroeconomici di cui in premessa, invecchiamento della popolazione – denatalità – contrazione dei redditi, io credo che si debba ragionare in termini di garantire a tutti i lavoratori, a prescindere dall’attività svolta, un trattamento pensionistico minimo, obbligatorio per tutti, gestito e garantito dallo Stato per poi far decollare, con opportuni incentivi, la previdenza complementare.
Ogni altro intervento di tipo parametrico, cioè relativo a uno o più parametri di costruzione della pensione, sarebbe solo un pannicello caldo su un sistema ormai inadeguato a rispondere ai criteri di cui all’art. 38 della nostra Carta costituzionale.
L’art. 38 della Costituzione italiana prevede che “I lavoratori hanno diritto che siano preveduti e assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria. Ai compiti previsti in questo articolo provvedono organi e istituti predisposti o integrati dallo Stato”.
Su tale previsione costituzionale si fonda il sistema delle assicurazioni sociali obbligatorie, il cui scopo è quello di predisporre una tutela rivolta sia ai lavoratori subordinati, sia ai produttori di redditi da lavoro autonomo e libero professionale, ovvero ai loro superstiti, nel momento in cui sorge il bisogno di disporre di mezzi adeguati per far fronte a eventi come la vecchiaia, l’invalidità, la malattia, la disoccupazione involontaria e l’infortunio, ovvero la morte.
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