Il ruolo della Corte dei conti nel sistema Italia
Tutela dei conti pubblici e interventi mirati per sviluppo e modernizzazione.
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Si sta discutendo in Senato il disegno di legge 1457, “Modifiche alla legge 14.01.1994, n. 20 e altre disposizioni nonché delega al Governo in materia di funzioni della Corte dei conti e di responsabilità amministrativa e per danno erariale”, già approvato dalla Camera dei Deputati in prima lettura il 09.04.2025.
Il 7 ottobre 2025 è stata audita la Corte dei conti sulla manovra di bilancio e queste sono le conclusioni:
“In conclusione, in un quadro economico moderatamente positivo, per l’Italia pesano tuttavia incognite esterne influenzate soprattutto dai dazi USA e da un’incertezza geopolitica che non accenna a diminuire. Il Documento programmatico di finanza pubblica appare adottato, infatti, in una situazione molto complessa sotto l’aspetto economico globale con riflessi per l’economia nazionale. Infatti, la crescente volatilità dei mercati finanziari e le conseguenti risposte delle banche centrali, delle imprese esportatrici e dei consumatori, nell’ambito dello scenario internazionale, potrebbero avere riflessi sulle previsioni non solo di lunghissimo termine, ma anche quello a breve. La crescita del 2026 potrebbe risentire, inoltre, di un eventuale differimento degli investimenti pubblici legati al PNRR programmati per il prossimo anno. Inoltre, emergono nuove priorità di bilancio, in particolare la necessità di rafforzare il settore della difesa in un contesto di generale incertezza geopolitica. Consequenzialmente, per motivi prudenziali, nel documento in esame, la crescita per l’intero 2025 è stimata pari a quella acquisita. Ciò ha comportato una revisione al ribasso di un decimo di punto rispetto al documento di finanza pubblica. Confermati appaiono gli obiettivi di spesa netta e di riduzione del deficit e debito. Un segnale positivo arriva dall’indebitamento: grazie al buon andamento della spesa primaria netta, il deficit che ad aprile veniva stimato al 3,3 per cento è ora proiettato sul 3 per cento nel 2025, agganciando una soglia cruciale per poter sperare nell’uscita dalla procedura per deficit eccessivo avviata nel luglio 2024 con un anno d’anticipo (il Documento di finanza pubblica immaginava la discesa sotto il 3 per cento solo nel 2026, con un deficit al 2,8 per cento). Continua a migliorare anche il saldo primario programmatico, tornato positivo nel 2024 dopo quattro anni, collocandosi, negli anni successivi allo 0,9 per cento del Pil nel 2025, all’1,2 nel 2026 e all’1,5 nel 2027. Inoltre, la positiva performance degli investimenti negli ultimi due anni potrebbe indicare un miglioramento strutturale nelle capacità gestionali delle amministrazioni, che perdurerebbe anche una volta terminato il PNRR. Ciò assumerebbe veste ancor più positiva in termini di sostenibilità finanziaria degli investimenti ex PNRR e PNC anche dopo la chiusura del Piano ufficialmente prevista per il 2026. Non va infatti sottovalutato l’aspetto legato al fatto che i contributi agli investimenti si attesterebbero in media nel triennio all’1,3 per cento del Pil, aumentando nel 2025 per poi diminuire significativamente dal 2026 per il venire meno degli incentivi alle imprese Transizione 4.0 e, dal 2027, delle erogazioni connesse al PNRR. Nell’ambito, invece, degli investimenti pubblici, l’ampio ventaglio di misure già attivate e finanziate con i provvedimenti fin qui adottati sembra indicare più che l’urgenza di individuare nuovi e aggiuntivi strumenti di finanziamento, quella di garantire continuità ed equilibrata distribuzione di risorse ai veicoli già esistenti e intervenire con misure efficaci per elevare il livello di efficienza nella realizzazione delle progettualità e nella finalizzazione della spesa, con l’obiettivo di massimizzare gli effetti positivi dell’intervento pubblico per la crescita. Sull’andamento delle entrate, vanno considerati anche i riflessi sull’andamento complessivo dei conti pubblici determinati dal Pnrr e dalla sua imminente conclusione. L’incidenza delle entrate sul prodotto, infatti, aumenta nel biennio 2025-26 e ritorna nell’ultimo anno al valore del 2024; tale andamento riflette essenzialmente il profilo temporale dei contributi a fondo perduto del PNRR, che incidono soprattutto sulle entrate in conto capitale non tributarie e, in misura minore, sulle altre entrate correnti. Ove questa tendenza generale venisse confermata, le pressioni sulla spesa pubblica, attualmente numerose, potrebbero essere affrontate in un diverso quadro complessivo di compatibilità finanziaria, specie con riguardo alla spesa sanitaria, destinataria di rilevanti risorse, e all’insorgente necessità di adeguamento di spese volte ad aumentare la capacità di difesa. Ciò peraltro richiede una analisi puntuale degli effetti finanziari delle misure di prossima adozione nell’ambito della manovra di finanza pubblica, in linea con quanto indicato nelle già citate risoluzioni, di identico contenuto, approvate all’unanimità dalle Commissioni parlamentari competenti del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati (rispettivamente il 17 e il 18 settembre 2025), nonché il 24 settembre dello stesso anno dall’Assemblea del Senato della Repubblica. In particolare, le risoluzioni impegnano il Governo a trasmettere alle Camere, tra l’altro, l’articolazione delle misure di prossima adozione nell’ambito della manovra di finanza pubblica e dei relativi effetti finanziari (punto 1 c dell’articolato). Al riguardo, l’analisi del quadro macroeconomico programmatico, delineato nel documento in esame nel rispetto del sentiero di crescita della spesa netta indicato nel Piano strutturale di medio termine, lascia intendere che vi sia la volontà governativa di introdurre, nel prossimo triennio, misure volte alla modifica di alcune voci di spesa e di entrata. Ma per una disamina del quadro offerto appare carente proprio la definizione dello sviluppo programmatico, in particolare a livello delle politiche di settore, e l’effetto finanziario delle misure che si intendono adottare nell’ambito della manovra di finanza pubblica in approvazione. Le informazioni in merito ai fattori sottostanti la previsione tendenziale di finanza pubblica non risultano complete con l’effetto di ricondurre sostanzialmente il documento in esame ad un documento di aggiornamento e non di vera e propria programmazione utile a impostare in anticipo i contenuti della manovra di bilancio. Gli elementi che determinano il quadro previsivo del conto economico delle Amministrazioni pubbliche sono esposti solo a livello aggregato, rendendo difficile una ricostruzione approfondita delle dinamiche previste, determinando un aggiornamento del quadro tendenziale per il per il triennio 2025-27 e fornendo solo alcune indicazioni per il 2028, con una lettura non sempre chiara della traiettoria, già non semplice per il 2025 e maggiormente complessa per gli anni a seguire. Lo spostamento da un obiettivo di saldo a quello di spesa netta – quale strumento principale di monitoraggio del rispetto dei vincoli europei – richiederà, inoltre, una sempre più attenta ed informata valutazione della sua composizione e dell’andamento del tasso di crescita. Al quadro offerto nel Dfp di aprile non corrisponde attualmente un analitico corredo informativo sulle condizioni che consentono di valutare il rispetto degli obiettivi di spesa nonché dei margini differenziali idonei a rappresentare gli spazi finanziari necessari per la copertura dei nuovi interventi. La buona tenuta della finanza pubblica lascia, in ogni caso, spazi molto stretti per politiche espansive volte, nelle intenzioni del Governo, a sostenere la domanda interna e i redditi del ceto medio attraverso interventi di riduzione del prelievo fiscale, di sostegno agli investimenti e al sistema di incentivi alle imprese e di salvaguardia nel tempo della spesa sanitaria. Si conferma pertanto l’esigenza, da un lato, di mantenere il controllo sui conti pubblici, e, dall’altro, di garantire una più attenta selezione degli interventi da avviare. In tale direzione, centrali appaiono le misure indirizzate a rilanciare la crescita, che, pur tenendo conto della programmazione delle spese per la difesa, dovranno essere in grado di proseguire nel percorso avviato di modernizzazione del Paese nonché di stimolare l’incremento della produttività, il rilancio dei consumi, gli interventi per la sanità e per completamento degli investimenti infrastrutturali ed infine il rafforzamento delle capacità di ricerca e innovazione a sostegno del tessuto produttivo, economico e sociale del Paese.” (Fonte: Documento programmatico di finanza pubblica 2025, Corte dei conti, Audizione, Sezioni riunite in sede di controllo)
La Corte dei conti, prima del consueto assalto alla diligenza, raccomanda di mantenere il controllo sui conti pubblici, e, dall’altro, di garantire una più attenta selezione degli interventi da avviare. In tale direzione, centrali appaiono le misure indirizzate a rilanciare la crescita, che, pur tenendo conto della programmazione delle spese per la difesa, dovranno essere in grado di proseguire nel percorso avviato di modernizzazione del Paese nonché di stimolare l’incremento della produttività, il rilancio dei consumi, gli interventi per la sanità e per completamento degli investimenti infrastrutturali e infine il rafforzamento delle capacità di ricerca e innovazione a sostegno del tessuto produttivo, economico e sociale del Paese.
Credo che il Senato nell’esame del disegno di legge 1457 dovrà tener conto di quanto suggerito il 17 aprile 2025 dal Consiglio di Presidenza della Corte dei conti per giungere alla soluzione normativa più efficiente nell’interesse del Paese, apportando in particolar modo le seguenti modifiche al testo approvato dalla Camera dei Deputati:
“A) in ordine all’esercizio del controllo preventivo ritiene opportuno che venga eliminata l’estensione generalizzata dell’efficacia esimente al decorso del termine per il silenzio assenso, fatti salvi gli atti relativi all’attuazione del PNRR, di modo che l’esercizio della funzione possa esplicarsi in una valutazione piena ed effettiva dei profili di legittimità sottoposti a controllo;
- B) in ordine al tetto alla responsabilità amministrativa rileva che, anche al fine di evitare ingiustificate differenziazioni rispetto ad altre categorie pubbliche (vedasi legge n. 24 del 2017), sarebbe preferibile innalzare coerentemente la misura del tetto;
- C) in ordine alla delega per la riorganizzazione della Corte ritiene necessario che
– l’organizzazione della stessa, sia a livello centrale che regionale, mantenga distinte le sezioni di controllo da quelle giurisdizionali
– la sottoscrizione congiunta di atti di particolare rilievo rimanga una facoltà del Procuratore generale e non un obbligo e che, di conseguenza, non sia prevista a pena di nullità
– siano soppresse le previsioni relative all’accesso in tempo reale agli atti dei procedimenti istruttori svolti in sede territoriale da parte del Procuratore generale e al potere di avocazione in caso di violazione delle disposizioni di indirizzo e coordinamento impartite dalla Procura generale.”
Non possiamo ignorare che la Corte dei conti:
– è l’organo di rilevanza costituzionale che svolge funzioni di controllo e giurisdizionali nelle materie di contabilità pubblica nonché amministrative e consultive;
– l’attività di controllo garantisce la corretta gestione della spesa pubblica;
– in base all’art. 100 della Costituzione svolge il controllo preventivo di legittimità sugli atti del Governo, quello successivo sulla gestione delle amministrazioni pubbliche e il controllo economico finanziario.
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