Gavetta e scarso orientamento universitario allontanano giovani dalle professioni
Lo dice all'Adnkronos/Labitalia Fabrizio Ventimiglia del Centro Studi Borgogna.
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“Molti giovani sono disincentivati nell’intraprendere la carriera dell’avvocato che comunque è abbastanza tortuosa e difficile. Soprattutto per il tema legato alla gavetta”. Lo dice all’Adnkronos/Labitalia Fabrizio Ventimiglia del Centro Studi Borgogna. “Questi ragazzi – spiega – finiscono di studiare dopo cinque anni di università che però non organizza dei percorsi di orientamento specifici per cercare di indirizzarli già verso un determinato settore. Quindi – osserva – finiscono di studiare ad un’età in cui i coetanei già lavorano e guadagnano e si ritrovano a dover cominciare a faticare facendo la gavetta di due anni prima di fare l’esame. Un esame, quello di accesso alla professione, che rappresenta un’incognita per come era strutturato; ora si parla anche di riformarlo. Però resta il nodo che è quello di accesso alla professione che parte dalle università, non c’è il numero chiuso e, quindi, negli ultimi 20 anni c’è stato un proliferare di numeri mostruoso: ci sono quasi 300mila avvocati in Italia, circa 27mila solo a Milano. Per questo – commenta l’avvocato Ventimiglia – si registra questo trend negativo di accesso alla professione nel corso degli anni. Disincentivato è anche chi la professione la fa da molti anni però, essendo sempre faticosa con una serie di meccanismo variabili, cerca un rifugio nelle opportunità di carriera anche nel pubblico, per questo c’è una forte domanda di migrazione dalla libera professione ad una legale, ma all’interno di un’azienda pubblica, anche perché anche il settore privato è in crisi”.
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